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Digital Marketing

A cosa serve (davvero) aggiungere una bio sul tuo sito WordPress

Published by
Valeria Poropat

Quando costruisci il tuo sito WordPress devi tenere presenti anche quelle che sono le linee guida offerte da Google per costruire quei famosi contenuti che seguono il principio EEAT.

Secondo alcuni che dichiarano di essere esperti di SEO, per seguire davvero questo principio generale occorre anche aggiungere una bio all’interno del sito e come chiosa dei contenuti che produci.

Ma, prendendo spunto da una discussione che si è aperta sul sub forum di reddit dedicato proprio alla SEO , proviamo a fare chiarezza parlando di cosa si fa quando si aggiunge una bio a un sito e in realtà qual è lo scopo ultimo che si raggiunge.

Vediamo anche se è vero o no che Google, o un qualunque altro strumento, può nei fatti calcolare i valori EEAT di un contenuto e di un autore di contenuti.

Aggiungere una bio al tuo sito, sempre una buona idea

Partiamo da qualcosa che potrebbe essere ovvio: se aggiungi una bio al tuo sito WordPress di certo aggiungi un altro frammento di contenuto che può essere poi esaminato dai bot e catalogato insieme al resto di quello che c’è e che ti riguarda.

Aggiungere una bio lavora per la SEO, ma non come pensi – sos.-wp.it

Se qualcuno dovesse cercare il tuo nome e cognome potrebbe trovare, per esempio, un rimando diretto a quella che è la tua biografia e a quelle che sono le tue capacità. Un ottimo biglietto da visita se vuoi trasformare un utente casuale in un cliente o magari in qualcuno che si è iscritto alla tua newsletter.

Fatta questa dovuta premessa, proviamo a chiederci se e come Google in qualche modo valuta la presenza o l’assenza di una biografia all’interno di un sito. Ci sono infatti molti tra quelli che si ritengono esperti di SEO che dichiarano che la compilazione degli spazi dedicati agli autori sia obbligatoria, pena un ranking molto inferiore a quello possibile.

A riguardo, diverso tempo fa, c’era stata una piccola discussione sul social dell’uccellino azzurro, dopo che dalle pagine di The Verge era arrivata l’informazione che, dati alla mano, Google sarebbe in grado di andare a leggere e a valutare le credenziali di chi scrive sul web. A rispondere era stato l’account Google Search Liaison.

La risposta si era articolata su più messaggi concatenati tra loro. Nei messaggi veniva chiarito come il pensare che Google vada a controllare le credenziali degli autori scartabellando lo spazio dedicato alla loro biografia sia un concetto errato.

La frase che ci interessa maggiormente è poco più sotto questo primo brandello di testo: “le byline degli autori non sono qualcosa che si fa per Google”. Quella breve biografia che si può aggiungere compilando gli spazi appositi dalla dashboard, quindi, non è un campo che influenza la SEO nel modo in cui molti sono portati a credere.

A chi serve allora?

Serve come segnale che viene dato direttamente all’utente: “è qualcosa che si fa per i lettori”. Lo scopo ultimo dei contenuti, e la società della grande G lo ha ricordato a più riprese anche di recente, è quello di produrre fiducia e dare informazioni agli utenti, con o senza firma. Se poi, gli utenti e i loro comportamenti segnalano a Google che un contenuto è positivo, questo contenuto verrà premiato nella SERP.

Se parte del successo del contenuto viene dal fatto che il lettore può leggere informazioni su chi sta scrivendo il contenuto questo rinforza il principio che anche compilare i campi relativi alla bio serve alla SEO ma solo perché serve a dare all’utente finale una impressione di maggiore esperienza e di maggior capacità riguardo l’argomento trattato.

Si possono giudicare le bio allora?

Aggiungere una bio al tuo sito WordPress non è quindi di per sé un fattore che influenza la SEO. O meglio, la influenza ma perché influenza il giudizio che l’utente può avere su di te e su quello che scrivi non perché Google faccia lo spione e vada a controllare se hai effettivamente conseguito la laurea che dichiari di avere.

Arriviamo ora alla discussione che ci ha incuriosito su reddit. Un utente ha infatti chiesto se qualcuno della community sarebbe interessato ad avere uno tool SEO che misura i valori EEAT degli autori. La domanda scaturisce dal fatto che questo utente dichiara di essere interessato a cercare di costruire un tool per trasformare le qualifiche e le doti degli autori in un punteggio, come altri tool fanno con le metriche.

Il progetto prenderebbe la forma di una piattaforma su cui gli esperti con i punteggi più alti verrebbero messi in collegamento con editori ed esperti di SEO che sono interessati a migliorare i valori EEAT del proprio sito andando a reclutare chi può dare lustro a tutto il sito con la sua luce riflessa.

Le domande che poi vengono poste alla community riguardano il fatto se ci sarebbe interesse ad avere questo tool, se qualcuno sarebbe interessato a pagare per utilizzare lo strumento e, da ultimo, quanto queste informazioni sarebbero economicamente interessanti.

Le risposte tirano proprio in ballo i messaggi che l’account sul social dell’uccellino azzurro di Google Search Liasion aveva pubblicato all’inizio di quest’anno riguardo il non valore stringente in termini di SEO delle biografie degli autori.

E il post social è stato tirato in ballo proprio perché qualcuno ha invece sottolineato che si può in realtà scrivere nella propria biografia qualunque cosa, perché Google non è in grado di eseguire un controllo incrociato sulle credenziali. In linea con quanto detto da Google (anche se è qualcosa da non fare).

Un’altra risposta molto interessante ci permette di guardare alla questione dei valori EEAT però da un’altra prospettiva: il loro fluttuare nel tempo, in base a chi è che legge il contenuto. Perché l’essere o meno un esperto viene sempre valutato da chi sta leggendo.

Facciamo un esempio pratico di questo. In qualità di lettore interessato a sapere come funzionano i condizionatori ti poni in una situazione di partenza in cui non sai nulla. Chiunque ne sappia anche solo un briciolo più di te è un esperto.

Per questo potresti valutare positivamente moltissimi contenuti diversi che sembrano darti tutte le informazioni che ti mancano. Con il passare del tempo e delle letture, diventi però a tua volta più esperto dell’argomento dei condizionatori. In questo caso, ti troverai a valutare diversamente i contenuti e potresti, per esempio, scoprire che qualcuno di quelli che ti sembravano scritti da persone esperte in realtà mancano di molte informazioni che invece hai trovato utili in quelli che adesso sono per te i veri esperti.

È per questo motivo che molto probabilmente creare un tool che sia in grado di dare un punteggio EEAT agli esperti non è una buona idea. Perché anche se è vero che si possono confrontare i curricula di professori e professoresse, agli utenti potrebbe magari invece interessare quello che ha da dire chi si occupa nella pratica di installare il condizionatore e non chi cerca di spiegare qual è il principio che anima lo scambio termico che produce l’aria fredda.

Quando scrivi non devi pensare a Google – sos-wp.it

E questo ci porta ad un’altra considerazione.

Una considerazione che, in un certo senso, chiude il cerchio: bisogna scrivere avendo chiaro in mente il proprio pubblico. E questo serve anche se decidi di affidarti a degli esperti esterni, da valutare o meno in base al loro curriculum.

Se vuoi rivolgerti a una fetta di pubblico che ha bisogno di avere spiegazioni basilari di un argomento, hai a tua volta bisogno di qualcuno che sia in grado di dare quelle spiegazioni basilari in un modo facilmente comprensibile (magari quel qualcuno sei tu). Un numero elevato di titoli accademici potrebbe o non potrebbe essere un elemento discriminante per scegliere questi esperti. Al contrario, i titoli, le pubblicazioni, la conoscenza sono utilissimi se cerchi di rivolgerti a un pubblico che sai essere costituito da persone che sono già a loro volta esperte in materia (ma anche in questo caso l’esperto potresti essere tu).

Torniamo al nostro esempio dei condizionatori.

Decidendo che il tuo pubblico di riferimento sono altri tecnici, potrai scrivere e trattare di argomenti diversi rispetto a quelli che devi trattare se ti rivolgi ad un pubblico di utenti generici. È chiaro che all’interno del tuo sito, sempre immaginando di trattare condizionatori, l’ideale sarebbe riuscire a bilanciare contenuti più o meno tecnici se il tuo scopo è quello di allargare il tuo pubblico andando sia verso quelli che possono essere utenti finali sia magari quelli che possono diventare i tuoi partner di lavoro.

Ai primi devi dimostrare di sapere quello di cui si parla ma senza usare paroloni inutili, ai secondi devi dimostrare che oltre a saper parlare sai fare le cose e sai perfettamente utilizzare un linguaggio tecnico specializzato.

Valeria Poropat

Laureata in traduzione, Valeria adora da sempre la tecnologia in ogni sua forma e in particolare ai modi in cui la tecnologia può aiutare ad avvicinare le persone e stimolare la curiosità.

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