Il numero degli utenti che utilizzano ogni giorno Google come motore di ricerca è ovviamente molto elevato. Ma perché nessuno sembra voler usare invece Bing come motore di ricerca?
Un team di studiosi ha provato a dare una risposta con uno studio approfondito che ha preso proprio il motore di ricerca di Microsoft come oggetto per comprendere che cosa ci sia in realtà dietro quello che è a tutti gli effetti una sorta di monopolio per Google.
I risultati sono decisamente interessanti e soprattutto ci dicono qualcosa riguardo il comportamento di quelli che sono anche i tuoi potenziali clienti che possono trovarti facendo una ricerca online.
Perché lo studio ha scoperto che probabilmente l’unico motivo vero per cui il motore di ricerca di Microsoft non ha un pubblico più vasto, e il motivo per cui invece Google sembra essere prevalente, non è quello che le società potrebbero farci credere: la qualità. C’entra anche molto la nostra stessa umanità.
Sul National Bureau of Economic Research (NBER) è stato pubblicato uno studio lo scorso mese di gennaio. Nello studio, si legge all’interno dell’introduzione, si volevano valutare “le forze economiche che contribuiscono alla porzione di mercato abbondante di Google nella ricerca online“.
Il team di ricerca ha permesso di scoprire per esempio che se si chiede agli utenti Google di fare una scelta attiva tra i motori di ricerca c’è un punto percentuale solo di passaggio a Bing.
Il che significa che forse la semplice opzione offerta agli utenti non basta per convincerli a cambiare l’abitudine di usare Google.
Per provare a guardare alla questione con mente aperta, all’interno dello studio un gruppo di partecipanti è stato convinto per un periodo di tempo a provare Bing dietro pagamento.
Al termine del periodo in cui sono stati pagati per utilizzare Bing, è venuto fuori che il 33% non è tornato ad utilizzare Google.
In buona sostanza, questa è la conclusione dello studio che poi esamineremo più da vicino, offrire più opzioni agli utenti non li aiuta a trovare cose nuove.
Quello che li aiuta a essere in un certo senso più intraprendenti e quindi anche ad accettare di provare prodotti diversi è il mostrare loro effettivamente come ci si trova a fare le cose diversamente.
È un po’ il principio delle demo. Se io ho modo di provare qualcosa prima di decidere se acquistarlo effettivamente o meno posso farmi un’idea non solo di come quel qualcosa funziona ma anche se il modo in cui quel qualcosa funziona può essere per me positivo.
Lo stimolo nel caso dello studio è stato uno stimolo inizialmente economico, ma è interessante notare come anche finito il periodo di prova con bonus almeno una parte degli utenti abbia deciso di non tornare ad utilizzare il motore di ricerca di Google.
Che cosa hanno scoperto in particolare gli utenti nel momento in cui è stato loro messo davanti un motore di ricerca alternativo?
La grande scoperta, possiamo chiamarla così, è che tanti utenti hanno trovato in Bing un motore di ricerca che era di gran lunga migliore di quello che avrebbero pensato. Il tutto semplicemente avendo un’opportunità di usarlo al posto del loro motore di ricerca di default.
La percentuale totale dei partecipanti allo studio che non è tornata a Google è di per sé forse piccola, del resto siamo nell’ordine di un terzo dei partecipanti, ma è interessante guardare a quali sono state le reazioni di questo terzo di utenti.
Più della metà di chi è rimasto con Bing, per esempio, ha dichiarato di averlo trovato migliore di quello che si aspettava e un’altra percentuale importante si è abituata al motore di ricerca diverso.
L’idea che quindi Google sia in cima alla catena alimentare dei motori di ricerca solo per la sua qualità è un’idea che non corrisponde del tutto a verità. C’entrano forse molto di più l’abitudine e la sua onnipresenza, che ci hanno tutti o quasi convinto che sia la scelta di default.
All’interno dell’UE agli utenti viene offerto di scegliere il proprio motore di ricerca quando cominciano a navigare online e questo, in linea teorica, potrebbe aiutare a stuzzicare l’attenzione e magari convincere a fare il cambio.
Ma come individuato da questo studio, e come dicevamo prima, dare agli utenti una scelta non porta automaticamente gli stessi utenti a provare cose nuove e a fare una scelta diversa da quella che, ormai inconsciamente, fanno.
E per esempio, sempre dallo studio, emerge che potenzialmente una schermata di scelta potrebbe aumentare la fetta di mercato di Bing di solo 1,3 punti percentuali. Come si cambia allora?
I ricercatori concludono il loro studio con un suggerimento: “I legislatori e le autorità antitrust possono aumentare l’efficienza del mercato prendendo in considerazione i motori di ricerca come beni esperienziali e costruendo soluzioni che inducano ad imparare“.
Sorpresa nel mondo tech: Google presenta un nuovo design per il suo iconico logo "G".…
Non tutti i contenuti nascono uguali. Alcuni catturano l'attenzione per un giorno, altri continuano a…
In teoria recensioni e AI Overview non hanno quasi niente in comune. Le recensioni sono…
Cosa vuole veramente un utente quando fa una ricerca su Google? La risposta sta nel…
I risultati di ricerca che si trovano su Google sono cambiati anche solo rispetto a…
Tra i numerosi segnali che l'algoritmo di Google prende in considerazione per determinare il posizionamento…