L’esperienza di ricerca di Google con l’intelligenza artificiale non è ancora disponibile in diverse parti del mondo ma non significa che non si possa sbirciare nelle esperienze di chi invece ha ricevuto la tanto attesa email che apre le porte di Search Labs.
Motori di ricerca e intelligenza artificiale continuano a trovarsi sempre più spesso nelle stesse frasi, perché gli uni sono a volte potenzialmente messi in crisi dalla seconda mentre altre volte è proprio la seconda che potrebbe cambiare il meglio per gli utenti i primi. Una delle esperienze che tutti vorremmo fare il più presto possibile è la funzione sperimentale denominata Google SGE ovvero Google Search Generative Experience.
Al momento, come accennato, Google ha deciso di offrire la nuova esperienza sotto forma di test cui ci si può iscrivere per manifestare il proprio interesse. L’annuncio ufficiale dell’apertura del nuovo sistema generativo del motore di ricerca di Google è avvenuto all’inizio di maggio ed è quindi interessante vedere, col tempo che passa, quelle che sono le esperienze di chi si trova a poter toccare con mano le potenzialità della intelligenza artificiale infilata dentro un motore di ricerca.
Una delle esperienze più recenti è quella di Barry Schwartz del portale Search Engine Land, che ha sottoposto effettivamente Google ad una serie di stress test interessanti e anche divertenti. Che cosa possiamo trarre dall’esperienza di Schwartz?
Proprio di recente una delle personalità che meglio comprendono e conoscono il mondo dell’intelligenza artificiale, Mustafa Suleyman, cofondatore di DeepMind, ha vaticinato sul grigio futuro di Google e soprattutto della sua barra di ricerca. In un podcast, Suleyman ha infatti espresso quelle che sono secondo lui le previsioni per il futuro delle ricerche che smetteranno di assomigliare a quelle che lui stesso ha definito le “Pagine Gialle degli Anni ’80“.
Per comprendere la previsione di Mustafa Suleyman e allo stesso tempo valutare ciò che Schwarz è riuscito ad ottenere nella sua esperienza sperimentale con Google SGE, bisogna proprio tenere conto di quella che è adesso la schermata di risultati che si ottiene se si fa una qualunque richiesta a Google e soprattutto il modo in cui occorre scrivere adesso per ottenere risposte sensate.
Qualcosa che, almeno ad una prima analisi di ciò che Barry Schwartz ha ottenuto, non sembra cambiata molto. Anche se le domande sono in un linguaggio molto più naturale. Quello che salta agli occhi è soprattutto il modo in cui le informazioni sono organizzate con una sorta di riassunto prodotto dall’intelligenza artificiale che crea particelle di contenuto di facile lettura con addirittura comodi elenchi puntati.
Sotto questa zona, evidenziata con un colore, si intravedono i classici risultati. Interessanti sono anche le
miniature che appaiono di lato rispetto al riassunto generato dall’intelligenza artificiale e che riprendono quelli che sono, probabilmente, i migliori risultati da cui l’intelligenza artificiale ha preso le informazioni per creare il riassunto stesso. Come sottolineato da Schwartz, i risultati sono altalenanti nella qualità e risulta comunque evidente dagli screenshot condivisi su Twitter come esistano molti modi in cui l’esperienza può essere ulteriormente migliorata.
Schwartz ha deciso poi di fare alcuni esperimenti nell’esperimento particolarmente interessanti. Innanzitutto ha sperimentato quella che è l’interfaccia mobile del modello di Google Search con intelligenza artificiale che propone layout diversi. Interessante è anche il fatto come chiedendo semplicemente informazioni riguardo un brand specifico l’intelligenza artificiale non sembri trovare nessuna informazione da generare. Come sono anche poche o pochissime le informazioni che l’intelligenza artificiale riesce, o forse vuole, generare quando gli vengono fatte domande riguardo i personaggi politici.
La nuova battaglia per la SEO è destinata a spostarsi anche nel terreno di quella striscia colorata in cui l’intelligenza artificiale raccoglie le informazioni base e fornisce quelli che secondo lei sono i risultati con cui approfondire ulteriormente. Ma, in generale, l’esperienza non sembra ancora così tanto diversa dall’esperienza che si ha adesso quando si fa una ricerca con Google.
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