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Come Google valuta i contenuti di un sito web in base all’autore (o alla sua mancanza)

Published by
Valeria Poropat

Nella corsa frenetica verso un buon posizionamento ovviamente occorre valutare i contenuti di un sito web ed è per questo lecito domandarsi se Google classifichi in qualche modo questi contenuti anche in base alla presenza o all’assenza dell’autore.

L’algoritmo di Google è cambiato un’altra volta e tanti sono quelli che ora sono alle prese con l’analisi di come i nuovi cambiamenti stiano impattando sulle performance del loro sito web. È una attività che occorre fare periodicamente.

Se i tuoi contenuti hanno la firma Google la vede? – sos-wp.it

Eppure, per quanto possano cambiare gli algoritmi, ci sono alcune caratteristiche che un buon contenuto deve comunque avere. Come presente in tutte le principali guide pubblicate anche sul sito ufficiale della grande G, i contenuti migliori sono quelli che danno risposte agli utenti, che lo fanno in modo chiaro e che lo fanno in modo esaustivo.

Ma i bot di Google vanno anche a premiare in qualche modo un contenuto se questo ha una firma più o meno autorevole? E come si posizionano i contenuti di un sito web che invece sono pubblicati senza nome e cognome? Per questo elemento specifico non sembrano esserci risposte veramente esaustive. Ed è per questo che risulta interessante un esperimento condotto tempo fa ma che torna di estrema attualità non solo per l’oggi ma anche per il domani.

Google, i contenuti di un sito web e la firma, l’autorità conta o no?

Se si va a scartabellare sul sito ufficiale con cui Google parla del modo secondo cui dovresti creare i tuoi contenuti non c’è più l’elemento ufficiale dedicato all’autore. E non c’è più da diversi anni. Era il lontano 2016 quando, dopo un paio d’anni di esperimenti di questo tipo, Google ha ufficialmente annunciato di aver eliminato l’elemento dell’autore.

Firma o non firma per i contenuti di un sito web? La risposta di un esperimento – sos-wp.it

Eliminare questo elemento dall’equazione del ranking ha portato però tanti a domandarsi se effettivamente poi la presenza o l’assenza di un nome e di un cognome come autore di un determinato contenuto influisca in altro modo, magari di traverso come tanti altri elementi. Anche perché, nonostante l’autore non sia utilizzato nel ranking ufficialmente, Google ha comunque sempre dichiarato di avere i suoi sistemi per sapere chi ha scritto cosa.

Un esperimento sul campo

Se si vanno a leggere le linee guida per valutare la qualità dei contenuti nelle ricerche si trova un elemento che però sembra contraddire almeno in parte le dichiarazioni ufficiali di Google, perché viene continuamente ripetuto il termine “author” anche se solo per indicare, in parole discorsive, il valore di un contenuto. E quindi, per cercare di scoprire se c’è nei fatti un influsso che viene da quel rettangolo in basso risulta estremamente interessante l’esperimento condotto da Molly Ploe di Moz che si è effettivamente chiesta se poi nella pratica indicare o meno l’autore di un contenuto influisca sul risultato (e sul suo posizionamento soprattutto).

E dal suo esperimento è possibile trarre alcune deduzioni. La prima fra tutte è che in alcuni casi specifici l’indicazione dell’autore può effettivamente avere una influenza positiva o negativa sul contenuto mentre per altri tipi di contenuti di un sito web l’identificazione specifica di chi ha scritto cosa non ha conseguenze. Ma per decidere se è bene o no che ci sia espresso il nome e il cognome dell’autore di un determinato contenuto, continua Ploe, devi farti tre domande: l’autore del contenuto è effettivamente un punto di riferimento riguardo all’argomento di cui ha scritto? Ha intenzione di instaurare un rapporto continuato con la tua realtà? Da ultimo, si tratta di una personalità famosa? In base a ciò che rispondi puoi decidere se e quando attribuire l’articolo a qualcuno oppure no.

Uno scenario per il futuro

Nel futuro dei contenuti generati la firma potrebbe valere molto di più? – sos-wp.it

Abbiamo scoperto, anche grazie all’esperimento di Ploe, che anche se Google non guarda direttamente a chi ha scritto cosa c’è comunque una leggera influenza con alcuni contenuti specifici. L’abitudine, per esempio anche dei siti di notizie, di inserire in calce agli articoli l’autore con foto e una breve biografia serve a dare anche al contenuto una veste che potremmo definire umana e non trasformarlo nell’anonimo risultato di un lavoro fatto a tavolino.

Ma è probabile che, in un futuro prossimo non troppo lontano, sapere chi ha scritto I determinati contenuti di un sito web potrebbe avere conseguenze più importanti. Quello cui stiamo evidentemente pensando sono i contenuti generati dall’intelligenza artificiale. Se, come sembra, le intelligenze artificiali verranno coinvolte sempre più spesso nella generazione di contenuti di un sito web, con una maggiore o minore revisione da parte dell’essere umano, diventerà forse fondamentale e non più opzionale poter avere sul proprio sito contenuti che invece sono stati scritti per intero da un essere umano e poterlo dire a chiare lettere, soprattutto.

Quei contenuti hanno il potenziale, ma è sempre una ipotesi anche se è plausibile, di trasmettere un valore diverso rispetto ai riassunti rimaneggiati di una IA. In conclusione, anche solo per proseguire lungo una tradizione che risale quasi alla nascita di internet, è sempre bene avere chiaro l’autore. Non fosse altro che così i tuoi utenti sanno con chi prendersela.

Valeria Poropat

Laureata in traduzione, Valeria adora da sempre la tecnologia in ogni sua forma e in particolare ai modi in cui la tecnologia può aiutare ad avvicinare le persone e stimolare la curiosità.

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