La policy che riguarda gli utenti che rientrano all’interno dell’Unione Europea e che disciplina il consenso ai cookie potrebbe cambiare e semplificarsi evitando uno dei nuovi malanni tecnologici della modernità.
In qualità di cittadini che rientrano nei confini dell’Unione Europea ogni sito che viene aperto per la prima volta, e alcune volte anche la seconda e la terza, chiede espressamente che cosa si vuole avvenga con i dati che vengono raccolti attraverso i cookie.
Una scelta che viene quindi lasciata ai singoli utenti, che possono così decidere se e in quale misura vogliono che i siti web raccolgano informazioni personali e di navigazione. Ma si tratta anche di una scelta che provoca la sensazione di una vera e propria selva di pop-up che chiedono a più riprese che cosa il sito deve fare con i cookie.
Per questo motivo da parte dell’ufficio che si occupa della protezione dei consumatori all’interno della Commissione Europea sta partendo una iniziativa volontaria per cercare di ridurre lo stress da cookie, coinvolgendo i principali attori che si trovano ai due estremi del rapporto mediato da quei quadratini su cui va messo il check: da una parte quindi consumatori e dall’altra le società che si occupano di fornire la tecnologia per i cookie e i proprietari dei siti web che quei cookie utilizzano e generano.
Quello che si sta muovendo a partire dall’ufficio di protezione dei consumatori guidato da Didier Reynders ha avuto un primo momento di incontro lo scorso 28 marzo a Bruxelles durante lo European Consumer Summit dove è stato annunciato, come riportato dal sito ufficiale della Commissione Europea, l’intenzione di mettere intorno a un tavolo proprio i principali attori che ruotano intorno ai cookie.
Questi momenti di incontro hanno già avuto una prima concretizzazione lo scorso 28 aprile con un incontro cui hanno partecipato membri del Parlamento Europeo, della Commissione e un totale di 32 stakeholder. Vale la pena sottolineare che finora non si è parlato fattivamente di cambiare le regole per la presentazione e accettazione dei cookie da parte degli utenti europei ma è chiaro che, e lo ha sottolineato proprio Didier Reynders durante una recente intervista, le azioni volontarie al centro degli altri incontri che si svolgeranno in futuro potrebbero trasformarsi in nuove regole.
Tutto ruota intorno a una presa di coscienza: gli utenti europei sono oggettivamente stanchi del modo, a volte volontariamente a volte necessariamente, complicato in cui le loro preferenze sui cookie vengono raccolte. Soprattutto perché, grazie alla possibilità di informarsi sempre meglio, sono sempre di più colori i quali hanno coscientemente scelto di non voler essere tracciati quando fanno shopping o visitano un sito web.
Ma lo stesso documento prodotto durante l’annuncio di queste attività di consultazione volontaria sottolinea come, in realtà, l’avversione dei cittadini europei non sia contro il cookie in sè ma contro l’abuso e l’ingerenza eccessiva nella privacy. Se dagli incontri sarà possibile trarre spunti per avere policy dei cookie meno invasive e che possano garantire comunque l’esperienza personalizzata su cui i siti fanno affidamento rimane da vedere ma è positivo che si affronti la questione.
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