Quando si parla di creatori di contenuti online, si pensa soprattutto a quelli che scrivono e che quindi producono testi. Ma in realtà i creatori di contenuti sono tutti quelli che producono qualcosa e lo condividono online.
Tutti questi contenuti, però, sono ora tante volte rimessi insieme, frullati, omogeneizzati e poi riproposti agli utenti finali attraverso le intelligenze artificiali, per esempio le AI Overview.
E ci sono già i primi studi e i primi segnali evidenti di come quella che possiamo definire l’interferenza dei sistemi come le AI Overview stia penalizzando quegli stessi creatori di contenuti. Gli utenti finali dimostrano infatti di accontentarsi sempre di più proprio di questi riassunti a discapito dei contenuti originali che li hanno generati.
Quale può quindi essere il domani di questi creatori di contenuti che, con lo schermo imponente delle intelligenze artificiali, non riescono più a incontrare effettivamente il loro pubblico potenziale?
Un interessante modo di guardare alla questione arriva dal CEO di Cloudflare che in un recente intervento, diventato virale sui social, parla della situazione attuale ma anche di quello che la sua società ha intenzione di fare.
E dalla discussione che si è aperta ci sono anche alcuni altri spunti che possiamo raccogliere come stimoli a cambiare quello che c’è da cambiare, visto l’attuale panorama delle ricerche che avvengono online.
Matthew Prince, CEO di Cloudflare, ha in mano la gestione di una società che da sola muove circa il 20% del traffico globale che c’è in rete.
Si tratta quindi di una persona che parla con estrema cognizione di causa quando parla di traffico, di monetizzazione, di creazione di contenuti e, in un intervento molto recente, anche del modo in cui le intelligenze artificiali e i loro bot stanno cambiando il panorama generale delle ricerche online.
Di recente, Prince ha voluto condividere alcuni numeri che riguardano Google e il modo in cui gli utenti guardano adesso ai risultati che vengono loro offerti.
Ha ricordato come appena sei mesi fa tre quarti di tutte le query che venivano fatte attraverso Google venivano risposte senza uscire da Google e, ironia della sorte, questa secondo Prince è la buona notizia, perché a sua volta tutto questo si trasformava in un visitatore ogni 6 pagine esaminate dai bot, mentre adesso si parla di un visitatore ogni 18 pagine. Questo significa che il modello tradizionale di internet, che si basava sulla ricerca e che dava valore a “abbonamenti, pubblicità o notorietà“, non funziona più.
Il problema, continua il ragionamento del CEO di Cloudflare, è che nonostante quello che offrono le intelligenze artificiali in termini di riassunto rimandi in qualche modo alle fonti da cui sono state prese le informazioni, la maggior parte degli utenti non utilizza nessuno dei link che vengono forniti: le ricerche nascono e muoiono quindi all’interno della pagina della SERP.
E il suo ragionamento, in cui lui stesso si dichiara preoccupato per questa cosa, si conclude con la seguente domanda: “se non puoi vendere abbonamenti o monetizzare gli spazi pubblicitari o ricevere quel boost all’ego dalle persone che leggono le tue cose, perché qualcuno dovrebbe creare contenuti?“.
Una domanda che, come ci si aspetta da un personaggio come Prince, va quindi ben oltre la risposta alla questione del tipo “come trovare i propri lettori” oppure “come continuare a monetizzare ora che le AI Overview rubano la maggior parte dello spazio e del tempo degli utenti”.
Si tratta di una domanda che va alla base stessa di quella che è l’esperienza degli utenti in rete. Utenti che, portando avanti questo ragionamento, nel prossimo futuro, se veramente non ci sarà più nessuno stimolo per i creatori di contenuti a lavorare per produrre qualità, cominceranno a trovarsi sommersi solo ed esclusivamente da riassunti di testi che a loro volta sono riassunti fatti da intelligenze artificiali.
Un po’ come una fotocopia di una fotocopia in cui l’inchiostro lentamente diventa sempre meno preciso.
E come accennavamo all’inizio, queste dichiarazioni da parte del CEO di Cloudflare sono da abbinare anche a quella che è stata la decisione presa dalla sua società. Lo scorso 1 luglio è stato annunciato il Content Independence Day.
Prince ha infatti annunciato che, insieme a grandi publisher che si muovono online, Cloudflare ha creato un sistema che blocca automaticamente i bot delle intelligenze artificiali che esaminano i siti web per indicizzare i contenuti e poi offrirli ai propri utenti se non c’è una compensazione diretta dei contenuti che vengono utilizzati.
Questo perché, lo sottolinea Prince ma è un dato di fatto, nessuna intelligenza artificiale nei fatti è in grado di creare qualcosa, ma è solo capace di riproporre quello che gli è stato propinato come fonte. La libertà di muoversi online a piacimento e fornire “carburante” alle intelligenze artificiali non è più disponibile.
Prince ha infatti spiegato che c’è una nuova funzione attiva di default che blocca i bot che lavorano per le intelligenze artificiali. La funzione si attiva in automatico per i nuovi siti, ma è possibile anche per chi ha già un sito web online bloccare questi stessi bot attraverso la dashboard di Cloudflare, tra le impostazioni del pannello sicurezza.
Sotto il post che sul social che una volta era dell’uccellino azzurro Prince ha pubblicato per inaugurare questa nuova funzione, c’è effettivamente qualcuno che domanda perché sia di default sui nuovi siti, quale sia cioè lo scopo e in che modo questa decisione migliora il servizio.
A questa domanda, a prescindere da quella che è la risposta di Prince che sottolinea come il sistema funziona solo se funziona su grandi numeri e che quindi attivarlo di default è importante, vogliamo aggiungere un altro pezzo di riflessione: quando è stata l’ultima volta che hai cambiato le impostazioni di base di un software, di un prodotto, di un servizio online?
La stragrande maggioranza degli utenti, di qualunque tipologia di utenti, si è ormai abituata ad accontentarsi di quelle che sono le funzioni di base e le impostazioni attive di default.
Anche perché, molto spesso, cambiare le impostazioni di default viene reso inutilmente complicato. Rendere attivo di default un sistema che blocca i bot delle intelligenze artificiali riduce enormemente il numero di quelli che non adottano la nuova funzionalità.
Perché, parliamoci chiaro, nessuno tra i creatori di contenuti che adesso sono attivi sul web ha effettivamente piacere nel sapere che i loro testi, le loro immagini, la loro musica e i loro video vengono utilizzati senza che ci sia per loro non solo un riconoscimento economico, ma neanche il riconoscimento del talento e del tempo speso. Rendere il blocco dei bot automatico e attivo di default aiuta a innescare un effetto domino più globale.
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