Anche Google Ads si sta aggiornando e la società della grande G ha inserito alcune novità che hanno a che fare con l’intelligenza artificiale.
Nello specifico, come si legge anche nel post sul blog ufficiale relativo a questo servizio sono state migliorate le performance, attraverso un aggiornamento nelle corrispondenze delle query. I cambiamenti riguardano in particolare quattro aspetti che vedremo nel dettaglio.
Cominciamo con l’analizzare ciò che è stato modificato riguardo le cosiddette keyword negative. Le keyword negative sono quei termini che, all’interno di una campagna Google Ads, non vanno prese in considerazione.
Nel nuovo aggiornamento è stato modificato il modo in cui viene gestito questo aspetto andando a ridurre il tempo che devi passare a ricopiare, oppure intuire, tutte le grafie errate di quelle keyword che non vuoi entrino nella tua campagna.
L’aggiornamento riesce a indovinare la keyword da eliminare anche se questa non è scritta nella grafia corretta e anche se, soprattutto, non hai inserito tutte le varianti sbagliate. Un aggiornamento che quindi aiuta nel valutare le performance e quindi anche nel lavorare lì dove c’è bisogno con un miglioramento che si riverbera nella campagna nel suo complesso.
Altre due novità, che abbiamo deciso di accorpare perché riguardano due aspetti della stessa attività è quella legata ai brand all’interno delle campagne. Sono state inserite due funzioni che permettono di inserire oppure escludere nei broad match i nomi dei brand.
Questo cambiamento arriva a circa un anno di distanza da quello che era stato già annunciato a giugno dell’anno scorso. In un post il team di Google spiegava infatti come, attraverso anche la nuova intelligenza artificiale e le nuove funzioni, i brand venissero già messi nelle condizioni di controllare dove apparivano gli spazi pubblicitari. A questo si aggiunge ora la novità dell’inclusione o della esclusione.
Il tutto può essere gestito facendosi aiutare dalla pagina dedicata alle raccomandazioni. Una sezione che tra l’altro è comunque molto utile, soprattutto quando si gestiscono più campagne contemporaneamente o magari si opera con brand diversi. Le raccomandazioni, infatti, aiutano a lavorare meglio andando a guardare lo storico di quelle già svolte e magari indirizzando la scelta verso nuove keyword.
La comodità di questi nuovi strumenti sono sostanzialmente da rintracciare nella facilità con cui puoi tenere sott’occhio i risultati delle campagne e concentrarti su quello che funziona. Riuscire a controllare il risultato di una campagna che ha come keyword un brand senza troppo rumore di fondo è utile per comprendere anche la penetrazione del brand nell’interesse del pubblico potenziale.
La brand inclusion e la brand exclusion possono avere anche, potenzialmente, un altro aspetto positivo: evitare che, in caso un utente compia una determinata ricerca, vengano mostrati spazi pubblicitari non perfettamente in linea con la ricerca che si sta effettuando.
L’ultimo aspetto su cui il nuovo aggiornamento è andato a lavorare riguarda un’altra volta parole scritte male. Ma stavolta sono quelle che si trovano nelle query prodotte dagli utenti. Per le parole chiave scritte male finora il comportamento di Google Ads era quello di inserirle in una categoria denominata Altro. Ora invece almeno un 9% in più di ricerche passeranno ad essere più facilmente visibili.
Aggregando le ricerche con parole non scritte correttamente si ha una panoramica più realistica di cosa succede online. Vale la pena ricordare però, come sottolineato dal post pubblicato da Google, che esiste una percentuale di questi termini che a causa della privacy comunque non vengono mostrati.
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