La notizia sta facendo il giro del mondo e il motivo è facilmente intuibile: Google ha ufficializzato la prossima fase dell’abbandono dei cookie di terze parti per il suo browser. Nel post sul blog ufficiale della grande G si legge che si tratta di un passaggio che va a migliorare la privacy degli utenti.
E in effetti ridurre l’ingerenza dei biscottini digitali di terze parti, quelli che molto spesso sono utilizzati per raccogliere informazioni sui comportamenti degli utenti e poi trasformare queste informazioni in campagne pubblicitarie e strategie di marketing, è una buona notizia per tutti gli utenti ma si tratta di una notizia che potrebbe non essere altrettanto positiva proprio per chi si occupa del marketing e soprattutto per chi fa molto affidamento sui cookie per il successo delle proprie campagne pubblicitarie.
Google con il suo annuncio non è certo il primo della lista. Safari e Firefox di Mozilla già bloccano i cookie di terze parti da parecchio tempo ma non hanno la fetta di utenti che invece ha Chrome di Google. Ci vorrà ancora un po’, il post parla di quest’anno, perché i biscottini vengono definitivamente eliminati dal menù ma non occorre aspettare il phase-out definitivo per parlare di ciò che puoi utilizzare al posto dei cookie per mantenere vivo e vitale il marketing della tua attività.
Il rapporto degli utenti di internet con i cookie si è fatto soprattutto negli ultimi anni molto più ravvicinato e molto più consapevole. A seguito della emanazione di tutta una serie di regole, infatti, i siti web che visiti devono tutti metterti nelle condizioni di poter scegliere quanti e quali cookie autorizzare durante la tua visita. Se per velocizzare clicchi su Accetta tutti e ti trovi a navigare con Chrome stai nei fatti accettando anche proprio i cookie di terze parti che servono a dare poi ai gestori dei siti web degli spazi pubblicitari informazioni su di te, per fornirti un’esperienza pubblicitaria più vicina a quelli che dovrebbero essere i tuoi interessi e le tue ricerche.
Secondo la tempistica nella seconda metà del 2024 avverrà l’eliminazione di tutti i cookie di terze parti mentre i primi utenti, scelti totalmente a caso, sperimenteranno la Privacy Sandbox a partire dal prossimo 4 gennaio. Nello stesso post viene chiarito però come il sistema di protezione anti-tracciamento potrebbe generare disservizi se il sito web su cui si naviga fa affidamento proprio sui cookie di terze parti per alcune attività. Da qui la necessità di dare a developer e gestori di siti web tempo a sufficienza per poter adottare altri sistemi al posto dei biscottini. E la domanda quindi diventa: se vuoi lavorare in anticipo ed eliminare l’affidamento sui cookie di terze parti come puoi lavorare sul tuo sito e continuare a conoscere i tuoi utenti?
Mentre i biscottini più fastidiosi che abbiano mai viaggiato in rete si avviano al macero occorre guardare a ciò che si può fare per conoscere comunque chi si trova sul tuo sito web oppure guarda e trova interessante un eventuale spazio pubblicitario che potresti avere acquistato altrove. Un primo sistema per lavorare con le informazioni che potrebbero arrivare dalla navigazione degli utenti sul tuo sito è quello di passare per i cookie first party.
I cookie di prima parte sono quelli che i siti web utilizzano per raccogliere le informazioni sugli utenti. E quindi tu potresti chiederti che differenza c’è con i cookie di terze parti? La differenza è che i cookie di prime parti sono i cookie che genera il tuo sito web e lì rimangono mentre i cookie di terze parti sono cookie di servizi esterni i cui dati poi arrivano a te. Sono quindi estremamente più sicuri in termini di privacy e possono anche essere utili per creare e ottimizzare i contenuti e gli spazi pubblicitari di un sito. Altri modi per conoscere i tuoi utenti sono per esempio il device fingerprint e due modelli di ID, quello Mobile e quello Universal.
Il device fingerprint è l’impronta digitale del device con cui l’utente naviga e che quindi permette di creare un identikit degli utenti nel momento in cui attraverso il device interagiscono con il browser. Come utente finale forse non ti piacerà ma come gestore di sito web ti farà invece piacere sapere che anche in caso di VPN si possono comunque raccogliere dati attraverso il device fingerprint. Quello che resta da vedere è quanto questo sistema possa essere apprezzato in termini di invasione della privacy. Motivo per cui per esempio Firefox blocca queste attività e Brave e Thor, due browser che hanno fatto della privacy uno dei loro cavalli di battaglia, stanno lavorando per oscurare il browser fingerprint.
Il mobile advertising ID funziona un po’ come il device fingerprint ma attraverso i provider dei sistemi operativi mobile mentre lo Universal ID può essere creato combinando tutte le informazioni che sullo stesso utente si possono raccogliere con tutti i sistemi alternativi ai semplici cookie di terze parti. Come abbiamo potuto vedere da questo breve excursus, tutti i sistemi alternativi ai cookie di terze parti hanno, almeno per ora, piccoli grandi problemi di privacy e potrebbero per questo essere un domani bloccati a loro volta dai browser.
Per questo motivo, per avere realmente contenuti targettizzati nel modo giusto senza sperare che quello che fai arrivi agli utenti a cui deve arrivare in base a informazioni esterne, l’unica vera alternativa è quella di creare una campagna di marketing diretto che raggiunga il suo scopo e ti consenta a tua volta di avere un quadro ancora più preciso di chi è il tuo target audience. I sistemi per raccogliere informazioni sono diversi ma tutti contemplano interazioni con gli utenti.
Potresti per esempio decidere di sfruttare il potere dei tuoi profili social per organizzare dei sondaggi e ottenere così risposte che ti consentono di avere il polso della situazione e di conoscere più da vicino chi è interessato ai prodotti o ai servizi che offri. Allo stesso modo, anche senza passare per i social puoi sfruttare gli indirizzi email di chi ha già deciso di fornirti questo dato così prezioso e coinvolgerlo in attività conoscitive. E poi non va dimenticato che lo stesso Privacy Sandbox di Google ha comunque i suoi sistemi per fornire a chi ha bisogno di conoscere gli utenti tecnologie per farlo ma in un modo (che dovrebbe essere) meno invasivo.
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