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Google sperimenta con i risultati sponsored nella SERP

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Valeria Poropat

I risultati di ricerca che si trovano su Google sono cambiati anche solo rispetto a sei mesi fa e uno degli ultimi esperimenti riguarda le etichette di risultati Sponsored all’interno della SERP, e se ne sono accorti diversi esperti.

Ora l’etichetta Sponsored appare in diversi contesti che non sono più solo quelli che tradizionalmente gli utenti hanno imparato ad associare a questa stessa etichetta.

Proviamo quindi a capire quello che sta succedendo e quale potrebbe essere il motivo di questa mossa da parte di Google.

Che cosa sono i cosiddetti risultati Sponsored che appaiono nella SERP?

Prima di passare a vedere nel dettaglio però qual è la situazione che si sta generando nei risultati, facciamo un breve passo indietro per andare a leggere qual è la definizione che Google dà proprio dei cosiddetti risultati Sponsored.

Sono quelli che in italiano vengono chiamati i risultati sponsorizzati e che quindi non sono altro che pubblicità che vengono posizionate strategicamente nei risultati perché i possessori di determinati siti web pagano per occupare quello spazio.

Sono quindi il risultato di campagne pubblicitarie a pagamento fatte attraverso il servizio Google Ads. Gli utenti hanno imparato a riconoscere questi contenuti per quello che sono: ovvero delle pubblicità.

Possono per questo motivo decidere poi se cliccare, perché magari trovano quello che cercano, oppure continuare a scorrere per controllare i risultati cosiddetti della ricerca organica all’interno della SERP.

La nuova sperimentazione che Google sta portando avanti con i risultati Sponsored pare generare però un po’ di confusione. Ecco allora quello che sta succedendo.

Nuovo esperimento per Google ma molti sono scettici stavolta – sos-wp.it

La sperimentazione con i risultati Sponsored e i dubbi che ne derivano

Tra i primi ad accorgersi che qualcosa stava cambiando Barry Schwartz di Search Engine Roundtable, che ha portato la questione anche sui social.

Altri esperti poi se ne sono accorti e a molti di questi ha risposto Ginny Marvin, Ads Liaison di Google. Nella risposta si legge che si tratta di un esperimento.

Un esperimento per il quale i possessori dei contenuti che ricevono il posizionamento e l’etichetta Sponsored non stanno pagando.

Nell’economia dell’esperimento, i contenuti ricevono l’etichetta Sponsored “perché si collegano a risultati di ricerca per query commerciali legate alla ricerca“.

Andando a cliccare sui tre puntini, che sono ormai il simbolo universale dei menu che si espandono, si legge che questi contenuti sono stati posizionati lì da Google e che sono suggerimenti basati su una serie di fattori.

Molti commenti risultano però un po’ scettici riguardo la reale utilità di questo tipo di etichette. Soprattutto perché occupano ulteriore spazio e in un certo senso lo tolgono proprio a quei risultati organici che una volta erano fondamentali e che lo sono ancora adesso.

Una delle esperienze forse più kafkiane con questo esperimento è quella riportata da Glenn Gabe che, evidentemente preso alla sprovvista come tutti, si è reso conto che cliccando su uno dei link che fanno parte dell’esperimento si viene catapultati in un’altra SERP con altre sponsorizzazioni e che ha al suo interno un altro blocco di contenuti con la stessa etichetta.

Cliccando su un altro dei link si viene condotti invece ad un risultato in cui la prima cosa che appare è una AI Overview.

È chiaro che trattandosi di un esperimento tutto potrebbe sparire di qui a qualche settimana senza lasciare tracce, senza avere strascichi di sorta per i risultati di ricerca.

Sappiamo infatti che la società della grande G spesso organizza dei test per nuove funzioni con lo scopo di vedere se hanno senso, se vengono utilizzate e qual è la reazione del pubblico.

Con i risultati classificati come Sponsored, è però importante che ci sia una comunicazione chiara riguardo quei contenuti che sono spazi pubblicitari voluti dalle realtà che operano attraverso Google Ads e invece quegli spazi che ricevono questa nuova etichetta perché Google li valuta utili ma vuole si sappia che sono risultati commerciali.

Valeria Poropat

Laureata in traduzione, Valeria adora da sempre la tecnologia in ogni sua forma e in particolare ai modi in cui la tecnologia può aiutare ad avvicinare le persone e stimolare la curiosità.

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