Tra le molte cose che riempiono i siti ci sono le immagini generate ma per quanto sembrino una soluzione invitante sarebbe meglio usarle con parsimonia. I motivi sono due.
Con le intelligenze artificiali, è possibile ora costruire molti elementi e, con un po’ di pazienza, interi siti web. Ma una delle attività che va per la maggiore è quella di creare contenuti visivi, che sono spesso i più difficili e apparentemente costosi per qualunque business. Si ricorre quindi alle immagini generate.
Accanto a tutti i potenziali problemi relativi all’utilizzo di immagini che potrebbero essere frutto del furto di materiale a sua volta protetto da copyright (e quindi con la questione di un comportamento che potrebbe non essere etico in partenza), c’è anche da tenere in considerazione ciò che potrebbe succedere a un sito che contiene e mostra immagini generate.
La buona notizia è che Google, attraverso Gary Illyes, ha chiarito che non c’è una penalizzazione diretta né problemi di SEO se, anziché usare foto e illustrazioni prodotte da artisti reali, utilizzi immagini generate.
Dall’altra parte, però, c’è una novità che riguarda per ora un browser, ma che ci dice molto del potenziale comportamento degli utenti e dei visitatori nel momento in cui incontrano questo genere di contenuti: nel browser DuckDuckGo, infatti, è possibile eseguire una scrematura automatizzata, eliminando tutte le immagini generate.
Cominciamo con quelle che sono le dichiarazioni ufficiali di Illyes, che ha risposto riguardo proprio il potenziale impatto delle immagini generate dall’intelligenza artificiale insieme ad altre immagini e ad altri contenuti prodotti da esseri umani.
La risposta di Google mette un po’ di ordine anche riguardo ciò che era accaduto invece circa un anno fa, con l’algoritmo che aveva dato l’impressione di colpire i contenuti generati di scarsa qualità. Ma Google ha chiarito che non ci sono penalizzazioni né un impatto diretto sulla SEO se decidi di utilizzare delle immagini generate.
Questa è chiaramente una buona notizia se sul tuo sito web decidi di inserire alcune immagini che non sono prodotte da artisti umani o magari da te stesso.
C’è però da tenere conto anche dell’utente finale di quei contenuti e delle sue reazioni. E qui entra in gioco anche il nuovo aggiornamento al browser DuckDuckGo, che ha inserito una funzione nella ricerca per immagini che esclude automaticamente tutti i contenuti generati.
La ricerca per immagini, anche se spesso non sembra, fa parte o dovrebbe far parte della SEO generale di qualunque sito web. Abbiamo più volte ribadito come compilare correttamente i campi dei metadati anche delle immagini che sembrano puramente decorative può darti un po’ più di visibilità quando gli utenti eseguono ricerche online.
Ma se la tua immagine è generata da un’intelligenza artificiale e l’utente esegue una ricerca attraverso DuckDuckGo, che fa parte di un gruppo di browser in ascesa, scremando questo genere di contenuti, il tuo sito non risulta visibile.
Per ora la scelta sembra essere limitata a un browser, ma anche attraverso Google è già possibile eseguire ricerche utilizzando gli operatori per escludere i contenuti generati.
Con Google, che non esclude le immagini automaticamente, devi essere in grado di utilizzare gli operatori, quindi per esempio puoi scrivere “-ai” oppure utilizzare la ricerca avanzata e inserire tra le parole da eliminare tutti i vari generatori di immagini.
La scelta di DuckDuckGo in questo senso risulta più amica degli utenti che, se forse da una parte sono affascinati da quello che si può produrre senza imparare a disegnare, dall’altra forse già cominciano a mostrare segni di nervosismo e di scarsa sopportazione dei contenuti generati: tutti uguali, tutti molto spesso patinati (oltre che tante volte frutto di abomini casuali).
Ed è su questo che occorre riflettere: se infatti può sembrare un’ottima idea pagare per un abbonamento, anche solo per un periodo limitato, a uno dei servizi di produzione di immagini per avere a disposizione contenuti visivi per accompagnare quello che scrivi o quello che offri agli utenti, anziché spendere soldi per artisti reali che però chiaramente potrebbero costare di più, dall’altra devi anche tenere presente che la percezione generale che gli utenti hanno quando incontrano qualcosa che è palesemente generato dall’intelligenza artificiale comincia ad essere più vicina al fastidio che non all’interesse.
Quello che si sta infatti creando è un automatismo per cui, dato che l’intelligenza artificiale permette di costruire immagini pressoché perfette a chiunque, non è in realtà segno di un business che punta alla qualità.
Se quindi non c’è un warning diretto da parte di Google (anche perché tra i servizi che offre Gemini c’è anche la produzione di immagini e sarebbe quindi controproducente che accadesse), sono gli stessi utenti che cominciano a classificare le immagini generate come contenuti che a loro volta si trovano su siti per i quali forse non vale la pena perdere tempo.
Forse è un paradosso visto il modo in cui invece sembriamo attratti da cose come le AI Overviews, ma devi tenerne conto. Soprattutto perché con la diffusione capillare delle intelligenze artificiali e dei contenuti generati, ci troveremo tra non molto alla ricerca spasmodica di autenticità, autorevolezza e di qualunque altro segnale che quello che c’è online è frutto di un’intelligenza umana.
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