All’interno di WordPress 6.5 è stato appena rilasciato un aggiornamento che si è concentrato su un aspetto importante per essere rintracciati e riconosciuti dai bot, che esaminano la rete e che poi servono per costruire i risultati nel momento in cui un utente lancia una ricerca.
Si tratta di un aggiornamento alla cosiddetta sitemap, un file in cui è contenuta tutta la struttura di un sito web con le pagine e le risorse. L’aggiornamento riguarda l’introduzione del supporto a un nuovo spazio denominato “lastmod”.
Uno spazio che, questo è la spiegazione ufficiale del team di sviluppo di WordPress, serve a indirizzare meglio proprio il lavoro dei bot. Vediamo quindi che cosa ti troverai ora con l’aggiornamento alla della versione 6.5 che è stato appena rilasciato.
A lodare il nuovo elemento che è stato inserito dentro le sitemap dei siti costruiti con WordPress Gary Illyes, che fa parte del Google Search Relation Team. Illyes scrive infatti che “l’elemento “lastmod” nelle sitemap è un segnale che può aiutare i crawler a capire quanto spesso analizzare le vostre pagine“. Si tratta quindi di un elemento interessante che migliora anche le performance SEO.
Ed è sempre Illyes ad esortare tutti quindi a fare il passaggio alla nuova versione di WordPress, per poter sfruttare anche questo nuovo meccanismo. Cerchiamo però di capire perché si tratta di una aggiunta interessante e in che modo aiuta nella creazione di una strategia SEO che funziona.
Per prima cosa torniamo alle definizioni.
Che cos’è una sitemap? Si tratta di un file, redatto in formato XML, in cui i bot ritrovano le indicazioni sui link di tutte le pagine presenti su un determinato sito web e anche di tutto ciò che sul sito web è stato pubblicato.
Questo significa che nella sitemap non trovano posto solo i contenuti ma anche le foto, i video, tutto ciò che hai caricato e che è in qualche modo raggiungibile. La sitemap viene utilizzata dai bot per sapere in pochi secondi la struttura di un sito è quello che contiene. E da qui valutare se serve per una ricerca piuttosto che un’altra.
L’aspetto comodo è che non devi agire in nessun modo su questo file, perché esso si genera automaticamente. Alcuni elementi però vanno lavorati dall’utente. Con l’introduzione del supporto nativo al campo “lastmod” il lavoro manuale viene ridotto all’osso.
Perché anche questo campo viene aggiornato in automatico ogni volta che succede qualcosa all’interno del sito. Quando i bot esaminano la sitemap di un sito sanno già su quali contenuti concentrarsi perché sono quelli che hanno il metadato con l’indicazione dell’aggiornamento più recente.
Abbiamo tante volte ricordato come sia importante che ci siano contenuti nuovi su argomenti significativi per gli utenti. Ma è chiaro che un contenuto nuovo deve anche essere indicizzato dai bot per essere premiato se rilevante in una ricerca. Il tag che segnala ai crawler quali sono le URL più fresche compie un doppio lavoro positivo.
Permette infatti al gestore del sito web di avere una possibilità in più di salire nella SERP e, se il suo contenuto è buono, c’è anche un servizio positivo nei confronti dell’utente finale, che trova più facilmente un contenuto che è rilevante sia a livello di risposta al propio eventuale dubbio sia anche a livello di tempistica.
L’aggiunta del tag “lastmod” è, da ultima, la dimostrazione di come occorra sempre mantenere la propria piattaforma WordPress aggiornata. “Non fate come Gary” conclude Illyes nel suo post su LinkedIn.
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