Curi i tuoi articoli e i contenuti con attenzione ma non sai ricevendo in compenso il traffico che dovresti. Se fai uso di contenuti cosiddetti syndicated c’è un consiglio da parte di Google che dovresti seguire subito.
Ogni volta che pubblichi qualcosa sul tuo sito, non solo articoli sul tuo blog ma per esempio nuove pagine prodotto, Google perlustra quello che hai pubblicato e tiene poi conto delle persone che su quella pagina arrivano. Per ampliare però la portata di certi contenuti esiste la possibilità di lavorare in collaborazione con altre piattaforme che rilanciano il contenuto.
In teoria è questa una pratica molto diffusa e soprattutto molto remunerativa per tutti. Perché i tuoi articoli ricevono visibilità e in cambio, senza troppo sforzo, anche la piattaforma che li rilancia riceve visibilità. Ma alcuni post su Twitter hanno riaperto la questione riguardo il corretto funzionamento dei contenuti syndicated e soprattutto come vanno settati perché le visualizzazioni arrivino dove devono. Ad aprire la questione John Shahata che ha pubblicato un grafico relativo a Yahoo News.
Il grafico prende in considerazione proprio l’analisi dei dati del content syndication e del suo rapporto con Google Search per quello che riguarda i produttori di notizie. Il grafico è in questo impietoso ed ha portato ad una risposta, sempre attraverso il social dell’uccellino azzurro, da parte di Google per chiarire che esiste un modo per riequilibrare la situazione.
Come accennato, la pratica del content syndication è molto diffusa e soprattutto viene praticata dai grandi contenitori di notizie che mostrano agli utenti notizie prese da altri siti, ovviamente con l’avallo dei siti di partenza. Una situazione in cui l’utente ha le notizie che vuole, il sito che fa da vetrina riceve traffico ma soprattutto ricevono traffico i contenuti originali. Eppure non funziona proprio così.
Ed è per questo che Google, attraverso l’account Google Search Liaison ha voluto sottolineare quello che devi fare perché questi contenuti syndicated funzionino davvero per te. Il consiglio è sostanzialmente quello di chiedere che venga utilizzato il tag noindex nel momento in cui il contenuto viene fatto riverberare sulle piattaforme anziché utilizzare i tag canonical. E se ti stai chiedendo anche tu a che cosa serve il tag noindex se Google giura e spergiura di essere in grado di riconoscere il contenuto originale la spiegazione viene ancora da Twitter: “siamo in grado di distinguere il contenuto originale sempre” viene chiarito nei messaggi affidati al social dell’uccellino azzurro ma un conto è trovare una copia non autorizzata, un conto è quando il contenuto è invece destinato proprio ad essere pubblicato da altri.
L’utilizzo del tag noindex è un consiglio che in realtà Google dà da tempo attraverso le linee guida presenti sul suo sito ma, ed è qualcosa che la società ha riconosciuto proprio su Twitter, forse il modo in cui l’utilizzo del tag era stato consigliato non era ancora chiaro. Adesso è stata fatta la dovuta modifica alle linee guida per chiarire come la società consigli effettivamente di richiedere l’utilizzo di questo tag se “vi importa che il contenuto che volontariamente permettete di pubblicare possa superare il ranking del vostro (contenuto originale)“.
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