Tra le categorie di lavoratori che si sentono minacciati dall’arrivo dell’intelligenza artificiale in massa ci sono quelli che si occupano di traduzione.
Il motivo non è tanto che il lavoro di traduzione sia un lavoro facile da fare, al punto che anche una macchina può eseguirlo, quanto perché questo è quello che c’è nell’immaginario collettivo quando si chiede a qualcuno che cosa significa fare una traduzione.
Ma come imparano anche i bambini alle scuole medie cui vengono proposti esercizi in tal senso, la traduzione non è certo solo il guardare sul vocabolario una parola e trovare il corrispettivo nella propria lingua di quella parola.
Per parlare di quello che può essere l’utilizzo della IA nella traduzione e dei limiti che comunque questo genere di servizi possiedono abbiamo preso spunto dall’annuncio fatto da WPML di aver creato un nuovo tool per WordPress pensato proprio per migliorare il lavoro di chi si occupa di siti multilingua.
Nel blog ufficiale di WPML il nuovo tool pensato per WordPress viene presentato in quella che deve essere la sua luce migliore. Si tratta di WPML AI che, sfruttando l’API di OpenAI, riesce a produrre traduzione che dovrebbero realmente comprendere il contesto in cui i testi sono inseriti.
La differenza viene dal fatto, prosegue l’annuncio, che la traduzione avviene analizzando il blocco di testo nella sua interezza e non lavorando frase per frase. Questo nuovo approccio ha permesso di avere risultati che sono a quanto pare di gran lunga superiori a qualunque altro tool di questo tipo e che riescono a passare anche l’esame dei nativi della lingua target.
Viene poi sottolineato che si tratta di un tool che costa molto meno di una qualunque traduzione fatta da un essere umano e che quindi produce ottimi risultati a basso prezzo. Per ora il servizio è limitato alle traduzioni che hanno come lingua di partenza l’inglese e come lingue di arrivo tedesco, francese, spagnolo, italiano e portoghese e non è possibile la traduzione in senso inverso.
Al servizio di WPML Ai si unirà poi l’assistente Maiya che aiuterà a raffinare la traduzione ponendo “il tipo di domande utili che un traduttore umano farebbe”. WPML, come altri produttori di questi strumenti che si appoggiano all’intelligenza artificiale, dichiara, tra le righe, che chi gestisce siti web potrà fare a meno di molte maestranze. La domanda che noi ci sentiamo di porci però è se sia effettivamente vero che ci si potrà affrancare dalle consulenze di traduttori e transcreatori professionisti. La risposta, nel panorama attuale, non è così diretta e semplice.
L’intelligenza artificiale, in particolare quella generativa, sembra la nuova scoperta del secolo. Sui social è battaglia aperta tra gli artisti, moltissimi per fortuna, che ritengono gli strumenti generativi un problema e una minaccia nonché una violazione aperta del copyright a livello globale, e quelli che sono invece affascinati dalle potenzialità patinate degli strumenti.
Le tesi a favore dell’intelligenza artificiale generativa ci dicono che sono strumenti che permettono a tutti di creare anche se non si è capaci di disegnare, di scrivere anche se non si è capaci di scrivere, di sapere le cose che non si sanno.
Il pericolo che viene però dall’affidarsi con entusiasmo a questi strumenti è quello di perdere di vista che si tratta di strumenti, prodotti dall’uomo su set di informazioni che sono, pur nella loro vastità, limitati. Tornando a parlare degli strumenti di traduzione, il rischio è quello che le versioni che vengono proposte dall’intelligenza artificiale siano sì corrette, magari anche adatte al contesto, ma appiattite in base a quello che è l’addestramento dell’intelligenza artificiale.
L’annuncio di questo nuovo strumento, quindi, è di certo un passo avanti per chi ha intenzione di adoperare gli strumenti con l’intelligenza artificiale ma abbracciare come nuova religione l’infallibilità di questi strumenti potrebbe avere effetti compresi tra il ridicolo e pericoloso.
Prima dell’avvento dell’intelligenza artificiale, tanti si sono infatti per esempio affidati a Google Traduttore e simili per rompere le barriere linguistiche. E i risultati delle traduzioni sono a volte talmente tanto sbagliati da provocare un moto di tenerezza. Per una carrellata di quello che è in grado di concepire la traduzione automatizzata e soprattutto per una carrellata di quello che succede quando non si conoscono lingua di partenza e lingua di arrivo, c’è un simpatico post sul sito Bored Panda che raccoglie quasi 140 errori di traduzione da leggere rigorosamente uno per uno.
Dai tappeti che non vanno morsi ai bambini zombie che vagano per i quartieri fino ai bagni mescolati ai luoghi di preghiera e il formaggio assassino c’è una lunga lista di quello che l’ignoranza ha già prodotto. Voler risparmiare denaro e pensare che uno strumento automatizzato possa effettivamente fare da solo tutto il lavoro per cui gli esseri umani studiano anni è decisamente molto simile a una forma contemporanea di quella che i greci chiamavano yubris e che gli dei hanno sempre punito.
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