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La ricerca Google sta per affrontare la sua più grande evoluzione degli ultimi anni. Dopo aver introdotto le AI Overview, il prossimo passo è una completa e ridisegnata interfaccia di ricerca, pensata per il futuro: la AI Mode.
Presto disponibile anche in Europa, questa novità non è un semplice aggiornamento, ma un nuovo modo in cui gli utenti troveranno informazioni e interagiranno con i contenuti.
Per chi ha un sito web, comprendere questo cambiamento è una necessità strategica. In questo articolo vedremo cos’è AI Mode, come funziona e come prepararsi al meglio al suo arrivo.
A differenza delle AI Overview, che sono riquadri riassuntivi che appaiono sopra i risultati di ricerca tradizionali, AI Mode è una nuova modalità di ricerca dedicata, spesso accessibile tramite una scheda specifica. È un ambiente dove l’utente non si limita a inserire parole chiave, ma “dialoga” con l’intelligenza artificiale per esplorare argomenti complessi.
Come descritto da Google stessa, l’utente può porre domande articolate in linguaggio naturale e AI Mode non restituirà una lista di link, ma una risposta unica e organizzata, generata da modelli avanzati come Gemini, che sintetizza le informazioni raccolte dal web, arricchendole con immagini, dettagli e link per approfondire.
Il passaggio fondamentale, come evidenziato dalle analisi tecniche dei brevetti Google, è da una ricerca deterministica a una probabilistica.
Per prepararsi, è fondamentale capire i meccanismi che governano AI Mode. L’analisi dei brevetti Google rivela un processo complesso che possiamo semplificare in alcuni concetti chiave:
Il “Query Fan-Out” (espansione delle query): Quando un utente inserisce una domanda, AI Mode non si limita a cercare quella frase. Genera internamente decine di “query sintetiche” correlate per comprendere l’intento a 360 gradi. Cerca varianti, domande implicite, confronti e argomenti semanticamente vicini. Ora, ottimizzare per una singola parola chiave non basta più, ma è necessario creare contenuti che coprano un intero argomento in modo esaustivo, anticipando le domande correlate.
Il “ragionamento” e il confronto tra passaggi (pairwise ranking): L’AI non si limita a trovare informazioni, ma le valuta. Uno dei metodi più innovativi è il “pairwise ranking”, dove l’algoritmo mette a confronto diretto piccoli passaggi di testo da due siti diversi e “decide” quale sia più utile, chiaro e pertinente per rispondere a una specifica parte della domanda. Questo significa che la qualità di ogni singolo paragrafo conta: un contenuto vago o generico perderà il confronto. Bisogna scrivere testi chiari, concisi e densi di valore, che possano “vincere” in un confronto testa a testa.
La personalizzazione tramite contesto: AI Mode utilizza il contesto dell’utente (ricerche precedenti, posizione, comportamento) per personalizzare la risposta. La stessa domanda posta da due utenti diversi potrebbe generare risposte completamente differenti. Di conseguenza, l’affidabilità dei classici “rank tracker” diminuirà. Diventa più importante creare contenuti che rispondano alle esigenze di diverse tipologie di utenti (e personas).
Il timore principale è quella dello “zero-click search”. Se l’AI risponde a tutto, perché l’utente dovrebbe visitare il sito? La realtà è un po’ diversa, perché per domande complesse, AI Mode cita le sue fonti. L’obiettivo non è più solo ricevere un click, ma essere citati come fonte autorevole. La citazione diventa un potentissimo strumento di brand awareness e fiducia. Il traffico che arriverà sarà probabilmente minore in volume, ma di qualità e intenzione d’acquisto molto più alta.
L’analisi comparativa con altri strumenti AI (come ChatGPT) mostra che AI Mode eccelle nel fornire fatti concreti e verificabili, notizie aggiornate e soluzioni a problemi tecnici con checklist passo-passo. È meno performante su compiti creativi o confronti di prodotto complessi. Questo suggerisce che i contenuti informativi, le guide pratiche e gli articoli tecnici ben documentati avranno maggiori probabilità di essere usati come fonte.
L’arrivo di AI Mode non deve stravolgere l’operato di chi gestisce un sito web e che già punta sulla qualità, ma è l’occasione per adeguare le proprie azioni in modo strategico:
Scrivi in modo chiaro, fattuale e ben strutturato. Rispondi direttamente alle domande degli utenti. Usa gli Headings (H2, H3) non solo per dividere il testo, ma per porre e rispondere a domande specifiche all’interno dei tuoi articoli.
Invece di un articolo per ogni keyword, crea una “pagina pilastro” (pillar page) estremamente approfondita su un argomento centrale per il tuo business, e collegala a tanti articoli più specifici che ne esplorano i sotto-temi. Questo dimostra a Google la tua autorità su quella materia.
I dati strutturati (Schema.org) sono il modo più diretto per “parlare la lingua dell’AI”. Aiutano Google a capire senza ambiguità il significato del tuo contenuto.
L’AI predilige contenuti “frazionabili” (chunkable). Usa paragrafi brevi, elenchi puntati e tabelle per rendere le informazioni facili da estrarre. Un sito veloce, sicuro e mobile-friendly è la base imprescindibile per essere considerati una fonte di qualità.
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