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Digital Marketing

Buoni punteggi nei plugin SEO significano buon posizionamento? Ecco cosa è emerso dagli studi

Published by
Valeria Poropat

Misurare le performance di un sito web significa avere nero su bianco se quello che fai funziona oppure no. E quindi se riesci ad avere un buon posizionamento nella SERP oppure se vieni relegato nelle retrovie.

Per aiutare a valutare correttamente, si spera, l’impatto dei contenuti esistono molti tool che cercano di immaginare, in base alle regole che Google suggerisce, quale può essere la performance di un contenuto.

Ci sono per WordPress plugin di ogni tipo che ti aiutano a vedere se per esempio hai inserito un numero sufficientemente alto di volte la keyword che hai scelto all’interno del pezzo che stai scrivendo, che ti dicono se sei sulla strada giusta oppure no, se l’articolo che hai scritto è abbastanza lungo o sr forse non è il caso di mettere qualche cosa in più.

Ma i punteggi dei plugin che si occupano di SEO, e in particolare quelli che ti restituiscono in alcuni casi punteggi molto elevati, sono affidabili al 100%? E se non lo sono, che cosa dovresti fare?

Non c’è correlazione tra buon posizionamento e i plugin che danno i numeri

Questa è, purtroppo o per fortuna, la conclusione cui è arrivato Joshua hardwick di Ahrefs. Il che da una parte può essere un risultato positivo ma dall’altra di certo ci pone una serie di domande. Vediamo però prima nel dettaglio che cosa Hardwick ha valutato e che cosa è emerso.

Hardwick ha preso in considerazione quattro tool che si occupano di ottimizzare i contenuti e ne ha evidenziato per prima cosa quelli che sono i limiti. Uno dei modi per fare ciò è lavorare proprio con le keyword.

Nel suo studio, ha mostrato come un pezzo di testo composto niente altro che da keyword raccomandate abbia ricevuto un punteggio pressoché perfetto. Eppure sappiamo perfettamente che se qualcuno provasse a scrivere un contenuto SEO composto solo e soltanto da una serie di parole chiave, e che siano brevi e lunghe non importa, si ritroverebbe talmente tanto in basso nella SERP da non avere nessuna possibilità di essere mai proposto ad un utente.

Un altro problema, che dimostra come in realtà un buon posizionamento non possa essere predetto solo e soltanto con i punteggi dei plugin SEO, riguarda i casi in cui il plugin dà suggerimenti riguardo cosa andrebbe aggiunto in termini di contenuto in base all’argomento che si sta trattando. Per questo aspetto c’è una evidente discrepanza tra quello che Google consiglia di fare è quello che invece sembrano suggerire proprio questi tool che dovrebbero aiutare nel salire nella SERP.

Attento a non dare i numeri con i tool! – sos-wp.it

Sappiamo infatti che Google premia i contenuti originali, ovvero quelli che riescono a dare all’utente una informazione che altrove non si trova o un punto di vista diverso rispetto alla massa. Ma i tool che valutano l’eventuale qualità da un punto di vista SEO sembrano invece incentivare una situazione per cui se riguardo un argomento tutti trattano gli stessi punti allora tutti gli altri che vogliono scrivere di quel determinato argomento dovranno trattare gli stessi punti.

Questo però, e tanti post sui blog messi insieme con la colla lo dimostrano, genera solo rumore che Google classifica come contenuto di scarsa qualità e, di nuovo, relega sempre più in basso nella SERP. Se lo scopo di un contenuto che si trovi sul tuo sito WordPress è quello di avere un buon posizionamento, e di conseguenza trascinare verso la prima pagina tutto il sito, guardare solo e soltanto al punteggio che i plugin ti danno non è né salutare né efficiente.

La domanda quindi diventa: se non possono essere ritenuti totalmente affidabili per garantire contenuti che brillano nella SERP, che cosa dobbiamo farci con questi plugin? E, per avere un buon posizionamento, dove occorre guardare?

Se non fosse solo questioni di numeri?

Dato che sembra non esserci in pratica quasi nessuna correlazione tra la venerazione di un tool per l’ottimizzazione SEO e un buon ranking, esattamente a che cosa possono servire questi tool? Un’idea su cosa fare se vuoi mettere alla prova un tool per l’ottimizzazione dei contenuti viene da WPbeginner che, anche in base ai risultati dello studio pubblicato su Ahrefs, suggerisce che per esempio si possono utilizzare questi tool per fare una sorta di reverse engineering sugli articoli dei competitor e utilizzarli per analizzare come questi contenuti sono scritti.

Potresti stupirti nello scoprire che quei contenuti che sono sempre in prima pagina per determinate keyword non hanno in realtà un punteggio altissimo. Come fanno ad essere lì? Con l’aiuto dei tool puoi analizzare tutti gli altri elementi che sono stati utilizzati e avere anche qualche spunto su cosa può interessare al pubblico.

Perché la conclusione cui arriva Hardwick, e cui arrivano anche gli esperti di WPbeginner, è che l’unico vero metro di giudizio deve essere il pubblico. Perché scrivi per persone non per un plugin e non per un algoritmo.

Se il contenuto che stai costruendo fornisce informazioni utili e lo fa con una prospettiva nuova e interessante stai già lavorando nel modo giusto. Quello che i tool possono fare per te è suggerirti ciò che puoi fare per migliorare il contenuto ma anche se il tuo punteggio dovesse risultare leggermente inferiore ai competitor questo non significherà per forza che il tuo articolo sarà destinato al fondo della SERP.

Buon posizionamento nella SERP, cosa non ti dicono i tool – sos-wp.it

Altri consigli in ordine sparso

La SEO influenza il buon posizionamento di un contenuto. Su questo siamo tutti d’accordo. Se però non è possibile utilizzare come unica bussola i tool che, come i giudici alle Olimpiadi, danno un punteggio ai tuoi volteggi verbali, ci sono cose che puoi fare e che hanno percentuali variabili di successo. Un esempio è quello di riuscire ad essere realmente esaustivi su un argomento.

Una strategia, suggerita ancora da WPbeginner, è per esempio quella di lavorare su articoli che riescano a mettere insieme “tutto quello che devi sapere” di un argomento perché questi sono quelli che hanno performance migliori in termini di visualizzazioni e di tempo passato sul contenuto.

Ci sono poi le migliorie riguardo la leggibilità, che viene da un mix di scelte di scrittura e di organizzazione del testo.

Dividere un testo in paragrafi, in modo tale che sia scorrevole e facile da leggere, ne migliora le performance perché gli utenti lo trovano più facile da leggere e da digerire. Allo stesso modo è più facile seguire il discorso all’interno di un articolo che ha paragrafi con titoli organizzati in una scaletta che utilizza non solo gli H2 ma per esempio anche gli H3 e gli H4 (con una divisone che sia però logica).

E poi ci sono i backlink. Come succede nella vita reale, gli amici degli amici sono un fattore che influenza anche la percezione di un contenuto SEO. Se i backlink che rimandano al tuo contenuto sono da fonti affidabili anche il tuo contenuto, di riflesso, verrà ritenuto più affidabile.

Da ultimo per avere un posizionamento ottimale, è consigliabile essere costanti nella produzione dei contenuti. Se si ha una produzione di contenuti che può essere incrociata dagli utenti con una frequenza maggiore rispetto alla concorrenza è chiaro che poi i click tenderanno ad aumentare e così facendo tenderà ad aumentare anche il tempo che gli stessi utenti passeranno sul sito con un positivo effetto domino sulle performance.

Valeria Poropat

Laureata in traduzione, Valeria adora da sempre la tecnologia in ogni sua forma e in particolare ai modi in cui la tecnologia può aiutare ad avvicinare le persone e stimolare la curiosità.

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