Google Trends è uno dei primi strumenti che si consiglia di utilizzare quando si vuole trovare una parola chiave che funzioni all’interno del proprio brand.
Funziona in un certo modo come la ricerca tradizionale di Google ma è uno strumento pensato per fornire dettagli che agli utenti finali di Google assolutamente non servono. Quello che, volendo semplificare, Google Trends fa è darti il volume di ricerca di una determinata parola chiave o di un set di parole chiavi in un periodo di tempo preciso.
Se sei indeciso tra più keyword, puoi confrontarle e ricevi come risposta grafici, mappe e una serie di query che sono in relazione con le parole chiave che hai richiesto. Uno strumento utilissimo per costruire la propria SEO o anche semplicemente per trovare ispirazione se non sai bene quali argomenti trattare nei contenuti che pubblichi per animare il tuo sito.
In più, utilizzando saggiamente Google Trends è possibile anche individuare quelle che sono le keyword che invece vanno inserite come keyword da non tenere in considerazione.
Ma sei sicuro di sapere davvero come si usa?
Chi meglio di Google sa come funziona Google Trends? È per questo motivo che è molto interessante uno degli ultimi contenuti pubblicati sull’account YouTube di Google Search Central e che si concentra proprio su alcuni consigli per fare uno scarto in più quando utilizzi Google Trends.
Vediamo con ordine quello che ci viene proposto e perché vale la pena inserire questi trucchi nella tua routine con il tool messo a disposizione da Google. Il primo consiglio, affidato alla spiegazione da parte di Omri Weisman, è utilizzare i segni di interpunzione.
Questo è forse il trucco più facile in assoluto perché è esattamente quello che si fa quando si utilizza Google Search da utente. Ma forse non sapevi che è possibile utilizzare gli stessi sistemi anche per parlare con Google Trends. La ricerca avanzata può per esempio essere migliorata utilizzando il segno del più e del meno oppure le virgolette.
Come spiega Weisman, questo funziona per aiutarti a dire al tool che cosa vuoi effettivamente che venga esaminato nelle ricerche degli utenti, eliminando quello che potremmo chiamare il rumore di fondo. Utilizzando per esempio le virgolette indichi a Google Trends che non vuoi che vengano indicate tutte le volte in cui i termini di cui stai cercando dettagli sono utilizzati in una ricerca ma il numero di volte in cui si trovano ad essere utilizzati come unica ricerca.
Questo aiuta a restringere il campo, soprattutto se sei alla ricerca di quelle long tail keywords che sono molto importanti e che possono aiutarti a trovare davvero i tuoi utenti e i tuoi possibili clienti. Per scoprire la loro utilità ti basta fare la stessa ricerca con e senza virgolette e confrontare i risultati.
L’utilizzo del segno più indica al tool che vuoi sapere le volte in cui sono utilizzati i termini su cui ti stai concentrando in maniera alternativa mentre il segno meno ti aiuta a escludere le volte in cui un termine di ricerca è accompagnato da un preciso altro termine di ricerca. Il segno più è quello che produce sempre i risultati con il volume di ricerca maggiore, e questo è qualcosa di cui va tenuto conto: è chiaro che prendendo in considerazione tutte le ricerche dell’uno e dell’altro termine il volume totale aumenta.
Un interessante trucco da mettere in pratica è quello di utilizzare Google Trends anche nelle ricerche multilingue. Weisman fa a tal proposito l’esempio della parola giapponese che indica gatto e il fatto che, se viene utilizzato il termine in lingua giapponese, il volume di ricerca si concentra chiaramente sulle volte in cui viene utilizzato quel termine specifico. Per avere invece una visione più d’insieme, si può utilizzare il segno più aggiungendo il termine generico cat. La ricerca in lingue diverse è utilissima per i contenuti di un sito multilingue.
Il secondo consiglio è invece affidato a Daniel Waisberg e riguarda il modo in cui è possibile creare dei sistemi di confronto avanzati. Per scoprire, per esempio, se una keyword su cui vuoi lavorare ha o meno un interesse stagionale oltre a cercare con le impostazioni predefinite prova a cambiare il periodo di tempo per cui vuoi che vengano indicati i volumi di ricerca.
Se ti rendi conto che il grafico disegna una curva regolare è chiaro che sei di fronte ad una chiave di ricerca stagionale che ha un periodo di picco, che poi puoi andare ad analizzare, e periodi in cui invece il volume di ricerca si abbassa enormemente. Questo è un indicatore importante per costruire i tuoi contenuti e per dare agli utenti quello che cercano e quando lo cercano.
Ma oltre a comprendere se un termine di ricerca è stagionale occorre anche sapere se è ancora rilevante. Per fare ciò, puoi confrontare gli stessi identici termini di ricerca andando a cambiare però le impostazioni in modo tale che il periodo che viene preso in considerazione per i termini di ricerca che vanno confrontati con il primo riguardi l’anno precedente o due anni precedenti e così via.
Per cambiare le impostazioni, ti basta cliccare sulla tab che riguarda il termine di ricerca e modificare la data di inizio e fine del controllo del volume di ricerca. Quello che ti troverai sarà un grafico che riguarda l’interesse della parola chiave ma avrai modo di renderti conto se c’è un trend in crescita o se invece nonostante la stagionalità la keyword che vuoi utilizzare sta perdendo presa sul pubblico potenziale.
E lo stesso identico trucco può essere utilizzato non solo per cambiare il filtro relativo al periodo di tempo ma anche al luogo. È chiaro che se parti da una keyword in italiano e vuoi uscire dall’Italia devi confrontare la keyword italiana con il suo equivalente nella lingua del Paese per cui vuoi ottenere i dati. Cambiando la posizione geografica dei dati che vuoi vengano analizzati è possibile avere fino a 5 Paesi diversi e quindi fino a 5 mercati diversi confrontati contemporaneamente nel giro di un click.
Il terzo consiglio, che è di nuovo affidato a Weisman, potrebbe non sembrare utile ma in realtà è quello che andrebbe sempre fatto ogni volta che si fa un’analisi utilizzando Google Trends: esportare e conservare i dati che si sono raccolti.
Mentre sei alla ricerca dei trend più interessanti per il tuo mercato di riferimento potresti infatti perdere di vista elementi e idee. Tutti i grafici che vengono prodotti dalle ricerche fatte attraverso Google Trends possono invece essere condivisi, embeddati in un sito e scaricati sotto forma di foglio di calcolo.
Questo significa che puoi per esempio sottoporre le tue analisi a chi lavora con te senza dover ricreare da zero la ricerca oppure salvare via via i tuoi confronti e utilizzarli per creare un sistema di confronto ancora più ampio rispetto alle cinque opzioni totali che vengono fornite da Google Trends.
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