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Ti affidi ai SEO tools? Google ti mette in guardia

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Valeria Poropat

Capire che la tua strategia SEO funziona può non essere sempre facile. Ed è per questo che ci si rivolge ai SEO tools.

Strumenti che aiutano a trasformare la sensazione effimera di qualcosa che gira per il verso giusto in un numero e allo stesso modo mettono nero su bianco quando invece c’è da lavorare.

Ma, stando alle parole di John Mueller, non dovremmo ossessionarci con i numeri. Anche perché SEO tools diversi hanno modi diversi di vedere le stesse cose. E la domanda allora diventa: su che cosa occorre concentrarsi? E in che modo vanno utilizzati i punteggi, i grafici a torta, quelli a colonne, le percentuali?

Il limite intrinseco dei SEO tools da tenere presente

Quando si parla di SEO sappiamo che ci sono alcune best practices, chiamarle regole è una parola grossa, che aiutano a far spiccare un contenuto rispetto alla concorrenza agli occhi dei motori di ricerca. Trovarsi più in alto nella SERP significa che si hanno più possibilità di finire sotto il click del mouse degli utenti.

Se gli utenti poi trovano, all’interno del contenuto, quello che stanno cercando si genera un effetto boomerang positivo e quindi la posizione in alto nella SERP viene consolidata.

Tra le best practices c’è per esempio quella che ci ricorda che bisogna scrivere titoli, descrizioni e contenuti che siano quanto più possibile unici (e torneremo più avanti su questo concetto grazie anche a Mueller).

Dobbiamo poi ricordarci di mettere la keyword principale su cui poggia il testo il più in alto possibile nel contenuto, sappiamo poi di dover controllare che l’aspetto tecnico del sito sia curato nel dettaglio, ricordarci di fare uso dei link interni e quando possibile creare anche una buona rete di backlink da altre fonti importanti.

I SEO tools sono utili ma non lasciarti prendere dalla frenesia dei numeri – sos-wp.it

Ma una volta fatto questo, oltre a tenere le dita incrociate, come si fa a sapere se stiamo lavorando realmente nel modo giusto?

A volte, guardare all’interno della Google Search Console non sembra sufficiente. E a guidare nel mare della SEO ci sono quindi i SEO tools. Pensati per trasformare l’impalpabile successo o il probabile insuccesso di un contenuto e dare un numero e un valore, magari anche accompagnato da un colore o da un semaforino.

La discussione nata su reddit

Di recente su reddit qualcuno ha chiesto che cosa può aver provocato una caduta del 50% della sua Domain Authority e se forse questa caduta del valore della DA sia legata a una quantità abnorme di backlink spam e commenti altrettanto inutili.

Come fatto notare da qualcuno tra quelli che hanno risposto per primi in assoluto, la DA non è un valore che viene assegnato da Google ma un punteggio che si ritrova se si utilizza il tool offerto da MOZ. All’interno di questo stesso convento viene ricordato anche che il modo in cui MOZ calcola la Domain Authority è in base ad un proprio algoritmo.

Già questo si dice qualcosa sui SEO tools: per quanto vogliano cercare di essere utili (e per molti aspetti lo sono) non possono ricalcare quello che fa Google e quindi i loro numeri, i loro semafori, i loro diagrammi e i grafici non necessariamente sono una indicazione precisa e pedissequa di quello che succede nella SERP.

Nella discussione si è poi inserito John Muller.

All’inizio, la sua risposta sia però concentrata su una delle questioni sollevate da chi aveva lasciato il proprio dubbio sul forum, la questione legata a Disallow e Disavow. Mueller innanzitutto ha chiarito che l’istruzione disallow non può in alcun modo influenzare nessuna metrica prodotta da nessun SEO tool. Perché nessun tool ha accesso alle risorse indicate con disallow.

E altri chiariscono ulteriormente la questione ricordando come proprio la Domain Authority sia in realtà una metrica di terze parti che Google non utilizza e che non ha quindi impatto sul ranking all’interno della SERP.

E qui si inserisce quella che è a nostro avviso la risposta più interessante data, neanche a farlo apposta, di nuovo da Mueller.

Strumenti diversi, algoritmi diversi

Mentre la discussione si ingarbugliava riguardo il fatto che anche se la Domain Authority non è una metrica vera e propria comunque i SEO tools la registrano perché guardano a quello che succede nella SERP, mister Google ha ricordato innanzitutto che molti SEO tools hanno i propri algoritmi e le proprie metricheper le quali si potrebbe essere tentati di ottimizzare (perché si vede un numero)”.

Ed è proprio questo quello che occorre sempre ricordare. Quando si utilizza un SEO tool tra quelli a disposizione si sta guardando a qualcosa che rappresenta la realtà filtrata attraverso lo strumento.

Non si sta guardando la realtà.

E la realtà è quello che succede nellaSERP. Sempre il ragionamento di Mueller ricorda come non ci siano “scorciatoie“. E secondo lui è anche quello che “in parte rende la SEO così interessante“.

Quando pensiamo di aver trovato il trucco che funziona si gira l’angolo, questa la sua idea, e si scopre che in realtà non era il grande trucco che pensavamo avrebbe funzionato a lungo. Anche perché, ed è questo un altro punto su cui vale la pena riflettere, la vera best practice SEO deve funzionare a lungo termine. Tutti i trucchi che di solito funzionano lo fanno sul breve periodo e alla fine non sono altro che “fumo e specchi“.

Ma quindi come bisogna comportarsi?

La risposta è sempre la stessa: “Se volete pensare a lungo periodo un buon obiettivo è trovare modi per aggiungere valore reale che sia unico e ricercato dalle persone sul web“. All’interno di questo pensiero ci sono poi due incisi. Mueller sottolinea come, per esempio, non tutti pensino sul lungo periodo quando si parla di SEO e ricorda che comunque, oltre ad aggiungere valore, occorre seguire quelle che sono le classiche best practices come fondamento della SEO.

E secondo noi è particolarmente interessante la definizione che Mueller dà di unico. Unico, scrive mister Google, non significa semplicemente una combinazione unica di parole rispetto ad altre fonti, ma “qualcosa che realmente nessun altro sta dando e idealmente che nessun altro può fornire facilmente“.

Tra i commenti di chi ha proseguito la discussione c’è un altro brandello di informazione che può aiutarti a navigare meglio l’esperienza della SEO. Un utente ricorda, partendo da una sua esperienza personale, che è sempre opportuno verificare tutti i dati che si possiedono, sia quelli che arrivano attraverso i SEO tools sia quelli che si possono direttamente inferire per esempio attraverso la Google Search Console.

Il che è un buon principio a prescindere. E che consolida anche l’idea che si deve lavorare per avere risultati solidi sul lungo periodo. Le fluttuazioni che possono esserci, a meno che non si trasformino in una reale situazione, sono condizioni momentanee nel bene e nel male. Quello su cui è necessario concentrarci è sul produrre qualcosa che gli utenti vogliono leggere e, in ultima istanza, che ha reale motivo di essere su internet per il bene dell’umanità.

Valeria Poropat

Laureata in traduzione, Valeria adora da sempre la tecnologia in ogni sua forma e in particolare ai modi in cui la tecnologia può aiutare ad avvicinare le persone e stimolare la curiosità.

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