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Quale futuro per il Web se le IA prendono piede? Tre scenari possibili

Published by
Valeria Poropat

Le IA ci sono state proposte, impacchettate e infiocchettate come se fossero la nuova grande soluzione ai nostri problemi (ma li avevamo questi problemi?). Adesso però che sono qui e i numeri parlano chiaro quale è il futuro del Web che conosciamo?

La presenza dei chatbot ovunque, anche dove non c’è assolutamente necessità di avere questo genere di tecnologia, ci dimostra che le società che stanno puntando tutto sulla rivoluzione dell’intelligenza artificiale come soluzione a tutti i mali del mondo hanno davvero intenzione di convincerci globalmente che non possiamo farne a meno.

Che non possiamo fare più nulla senza che qualcuno faccia per noi riassunti, semplici operazioni matematiche o il controllo ortografico.

Per quello che riguarda il web, l’introduzione di sistemi come le AI Overviews dentro Google è stata dirompente.

E mentre la società dichiara che comunque i guadagni legati alla pubblicità sono in crescita per il 2024, c’è da registrare che il tasso di crescita rispetto all’anno precedente è calato vertiginosamente. Un segnale che persino Google rischia di doversi riassestare alla luce della sua stessa creatura.

Quando, qualche mese fa, uscì uno studio in cui veniva messo nero su bianco che la presenza dei riassunti per le query degli utenti toglieva spazio vitale ai siti web e che, quindi, a lungo andare, avrebbe generato una valanga di effetti negativi, Google dichiarò che invece non era vero niente e che anzi i siti ricevevano solo quei click che erano effettivamente di qualità, ovvero di persone realmente interessate ad approfondire.

Il tutto, in un mondo ideale, sarebbe stato positivo.

Ma sappiamo benissimo come il modello che si è venuto a creare nel web in generale non premi tanto i click di quelli realmente interessati, ma in generale i click di chi entra sui siti web a partire dai titoli e da quei famosi snippet che servono a stuzzicare, piuttosto che a guardare risposte immediate.

Verrebbe da dire che forse allora è un bene che siano arrivate le intelligenze artificiali, perché così smetteremo di avere portali che riciclano i propri contenuti e i contenuti di altri solo per gli spazi pubblicitari.

Ma è pur vero che non sono soltanto questi portali che ci stanno rimettendo, ma anche proprio quelli che producono contenuti originali.

Quali sono allora i possibili scenari nel momento in cui il numero di utenti che effettivamente abbandona il proprio modo tradizionale di fare una ricerca online cresce? Possiamo immaginarne tre a partire dall’analisi di James Allen di Search Engine Land.

Immaginiamo che tutto rimanga com’è

Uno scenario che è possibile immaginare è che la quantità di utenti che decidono di abbandonare il proprio modo di fare ricerche e trovare informazioni per lasciarsi coccolare dai riassunti delle intelligenze artificiali rimanga quella che è ora.

Siamo più o meno a un 30% rispetto alla totalità delle ricerche che vengono fatte.

Si tratta di quelle ricerche in cui probabilmente la maggior parte degli utenti non vuole leggere storie complesse ma vuole che si arrivi direttamente al nocciolo della questione.

Per esempio i siti che vivono di istruzioni: ricette, tutorial per il fai da te, guide alla soluzione di problemi tecnici.

In questa situazione, che di nuovo è quella che ci troviamo davanti adesso, tutti i siti più o meno sono stati colpiti, ma è chiaro che chi riesce ad avere contenuti realmente originali mantiene un certo margine.

Questo margine può essere ulteriormente ingrandito diventando, e non abbiamo ancora capito realmente come, una delle fonti delle citazioni delle intelligenze artificiali.

Se le IA superano la metà delle query

La metà delle query totali significa che un abbondante 50% di chi fa ricerche non va più giù dei riassunti generati.

In questa situazione buona parte delle realtà più piccole che producono contenuti, per esempio le notizie ma non solo, rischiano di chiudere totalmente, mentre le grandi realtà, quelle che magari nel frattempo hanno adottato i famosi sistemi per cui gli utenti vengono sospinti verso un abbonamento oppure verso l’accettazione della raccolta dei propri dati personali, soffrono comunque di una perdita di traffico e di una conseguente perdita di guadagni.

Questo perché il problema è che le AI Overviews, come qualunque altro strumento di intelligenza artificiale, sono in grado di scartabellare anche quei contenuti che in teoria sarebbero protetti e questo elimina la necessità per gli utenti di doversi abbonare in qualche modo.

In questa situazione, che già di per sé è apocalittica, per esempio anche per chi si appoggia molto ai link affiliati, gli unici che potrebbero ancora sopravvivere sono quei siti e quei brand che sono talmente tanto forti e che sono stati in grado di costruire esperienze davvero specifiche per i propri utenti. Una setta davvero esigua di tutto quello che c’è online.

Quando le macchine prenderanno il sopravvento

Non serve evocare scenari sul modello di Skynet per capire che se, nel prossimo futuro, tutti o quasi gli utenti sceglieranno di limitarsi a quello che c’è all’interno delle risposte generate, buona parte della rete che conosciamo crollerà.

E non sarà soltanto un crollo relativo ai produttori di contenuti, quanto anche agli stessi motori di ricerca. Perché se non c’è più necessità di vagare per la SERP in cerca di risultati, e quindi non c’è più spazio per vedere le pubblicità, è chiaro che nessuna entità vorrà spendere soldi per quegli spazi che nessuno vede.

In questa situazione nessuno quindi è al sicuro, ma possono emergere, per chi si è mosso con anticipo, nuovi modi per continuare a essere rilevanti, per continuare a mostrare i propri contenuti agli utenti e quindi per continuare a sopravvivere.

Si tratta di un cambiamento però che poggia sull’idea che quella delle intelligenze artificiali ovunque e comunque non sia una bolla, come fu per esempio quella degli NFT, e che sia quindi destinata a durare nel tempo.

Come esseri umani siamo molto spesso attratti da quello che è nuovo e le intelligenze artificiali, che vale sempre la pena ricordarlo continuano a essere pallottolieri probabilistici che lavorano con zero e uno dopo essere stati infarciti di dati presi senza consenso a tutti coloro i quali hanno contribuito a costruire Internet, sembrano pensate apposta per darci l’illusione di avere per le mani qualcosa di davvero straordinario.

Per certi versi sicuramente nuovi servizi accompagnati dal machine learning saranno utili ma la domanda che occorrerebbe tutti ci facessimo è se abbiamo bisogno, come utenti prima ancora che come produttori di contenuti, di qualcuno, di qualcosa, che fa per noi riassunti di contenuti che prima leggevamo con gusto, guardavamo con piacere e ascoltavamo con attenzione perché frutto di esseri umani come noi con una conoscenza maggiore della nostra.

E dopo?

I tre scenari che abbiamo visto partono dal presupposto che le IA, di qualunque tipo forma e dimensione, crescano a discapito del web nella sua forma attuale.

Ma a sua volta tutto, anche la crescita delle IA, poggia su un assunto: che anche con l’apocalisse gli esseri umani continueranno a produrre contenuti di cui le IA, come sanguisughe, possono nutrirsi. ma se non c’è motivazione (economica, di prestigio, umana) chi vorrà più scrivere, illustrare, fotografare, recitare, parlare?

Il giorno in cui, come un infernale Oroboro, l’intelligenza artificiale finirà davvero con il nutrirsi di se stessa, che succederà?

Un’idea a noi è venuta: vedremo la rivincita delle newsletter.

Valeria Poropat

Laureata in traduzione, Valeria adora da sempre la tecnologia in ogni sua forma e in particolare ai modi in cui la tecnologia può aiutare ad avvicinare le persone e stimolare la curiosità.

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