Il nuovo aggiornamento arrivato a marzo dell’algoritmo di Google aveva le carte in regola per portare un bel po’ di movimento nella SERP ma probabilmente nessuno si sarebbe aspettato di vedere le montagne russe che invece stanno sperimentando ancora adesso molti siti.
La situazione, come sempre succede quando vengono rilasciati grossi aggiornamenti, è risultata da subito abbastanza altalenante ma, analizzando quali sono stati alcuni dei siti penalizzati dall’algoritmo al punto da scomparire completamente diventa più chiaro anche che cosa non si potrà più fare in termini di creazione di contenuto, gestione della propria SEO e rapporto con le nuove tecnologie.
Se possiedi un sito web e fai del traffico che può venire dalle ricerche online parte del tuo guadagno l’idea che ciò che hai costruito possa scomparire dall’indice e quindi non essere più individuabile dagli utenti che lanciano una ricerca è decisamente un incubo da non voler sperimentare.
Stando a diversi thread che si sono aperti sul social che una volta chiamavamo Twitter e che hanno seguito da subito la situazione, il nuovo aggiornamento contro lo spam e contro i contenuti prodotti (a partire dall’intelligenza artificiale) per manipolare la SERP sta portando conseguenze che sono un primo assaggio forse di come sarà il futuro panorama delle ricerche.
La società della grande G, ed è facile intuire il motivo, ha deciso di alzare l’asticella per tenere a bada quei siti zeppi solo di contenuti inutili generati dalle intelligenze artificiali e che hanno come scopo non quello di informare gli utenti ma di far salire i siti che li ospitano in alto nei risultati di ricerca, con conseguente maggior prestigio anche per gli spazi pubblicitari che si trovano al loro interno (e quindi ulteriori guadagni).
Era questione di tempo prima che anche la grande G prendesse posizione riguardo una situazione che stava diventando già difficile. Per un utente medio individuare un contenuto costruito con l’intelligenza artificiale e che ha il solo scopo di generare traffico non è difficile. Di solito infatti questi contenuti vengono scritti, copiati, incollati e neanche ricontrollati. Ma se l’utente ci clicca hanno comunque portato a casa il risultato. Per questo, per evitare che gli utenti vengano esposti a contenuti inutili, dannosi o nocivi, l’algoritmo ha deciso di dare la caccia agli scribacchini.
E i risultati si sono visti. Immediatamente.
Rispetto poi ad altri aggiornamenti, stavolta Google ha anche chiarito con le note di rilascio ufficiale che cosa sta penalizzando e le centinaia di siti spariti erano effettivamente siti con contenuti prodotti dall’intelligenza artificiale o comunque con contenuti di nessuna utilità.
Emblematico il caso riportato sui social di Elon Musk da Pete Reynolds che scrive di aver visto il suo sito (con soli otto articoli pubblicati un anno fa e tutti scritti dall’intelligenza artificiale al solo scopo di avere un punto di partenza su cui poi tornare), scomparire al seguito di una azione manuale da parte di Google. La dimostrazione che anche in caso di contenuti con una frequenza di pubblicazione bassa, una cosa anomala perché di solito chi utilizza l’intelligenza artificiale lo fa per sformare centinaia di articoli ogni giorno, se i contenuti sono di scarsissima qualità Google li trova. E la dimostrazione che la frequenza di pubblicazione non è una discriminante presa in considerazione dall’algoritmo.
Google non è in grado di distinguere nei fatti se un testo è scritto da un intelligenza artificiale o da un essere umano svogliato. Quello che Google è in grado di fare è valutare però se il contenuto che viene pubblicato ha o meno valore. Alcuni siti, quelli che non hanno subito azioni manuali quantomeno, ma solo evidenti cali nelle prestazioni hanno ancora modo di riprendersi ma la lezione generale che tutti dobbiamo trarne è che siamo solo all’inizio.
L’evoluzione delle intelligenze artificiali, la loro distribuzione a livello consumer e a un pubblico sempre più vasto porterà Google e il suo algoritmo a diventare sempre più pignoli. Un aspetto positivo in tutta questa ondata di siti scomparsi è che forse, finalmente, quelle realtà che rimanevano all’ombra nonostante la loro qualità per colpa del prestigio di di altri domini diventati un crogiuolo di immondizia avranno ora modo di salire per diventare i nuovi preferiti degli utenti.
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