Il dibattito intorno alle intelligenze artificiali prosegue e torna alla ribalta Google Bard, la creatura della grande G che dovrebbe diventare il nostro assistente personale a 360 gradi.
Quello che Google sta evidentemente cercando di fare con la sua intelligenza artificiale è cercare di trasformarla in qualcosa di utile cui far ricorso per i motivi più diversi e per le attività più disparate.
Dopo un inizio un po’ difficoltoso perché Bard doveva esaudire le richieste di protezione della privacy in Europa e in altre parti del mondo, adesso l’intelligenza artificiale con uno dei nomi più altisonanti che ci sia mai capitato di vedere per un prodotto digitale è disponibile anche in Italia. Sul sito ufficiale dedicato al servizio. Ma è chiaro che dover necessariamente andare su un sito appositamente creato per parlare con Bard non può essere nei piani a lungo termine di Google.
E infatti sul blog ufficiale dedicato al servizio, che vale la pena ricordare ancora indicato come solo sperimentale, è arrivato un annuncio che riguarda una miglior integrazione di Bard sotto forma di estensione. Per ora Bard Extension è disponibile solo nel mercato americano ma è chiaro che sarà solo questione di tempo prima di vederlo lavorare anche in altre lingue e in altri luoghi.
Le potenzialità date da un sistema di intelligenza artificiale che è in grado di rispondere in un linguaggio pressoché naturale sono ancora tutte da stabilire. Occupandoci di marketing e gestione di siti web è chiaro che ciò che ci interessa più da vicino è tutto quello che l’intelligenza artificiale sotto forma di Google Bard, ChatGPT e tutti gli altri servizi ora disponibili è in grado di fare per esempio in termini di brainstorming per keyword o contenuti.
Più diffidenti siamo, ed è giusto esserlo, nel momento in cui si cerca di affidare a una intelligenza artificiale un contenuto effettivamente creativo pubblicato senza supervisione di un essere umano. Gli strafalcioni sono dietro l’angolo. Ed è per questo motivo che, per esempio, parlando con Google Bard è possibile fare fact checking chiedendo a Google. È stato introdotto un pulsante apposito che permette di controllare se le risposte date da Bard possono essere corroborate o invece non vengono demolite da un controllo su altre fonti esterne.
Bard, nella sua forma attuale, può essere un modo per creare spunti di conversazione con gli utenti del proprio sito o del proprio profilo social, magari chiedendo quali potrebbero essere gli argomenti di un blog da scrivere adesso ma pubblicare a ridosso del Natale andando però a toccare nicchie poco sfruttate per un miglior piazzamento.
Per quanto però Bard sia carino e divertente da usare, e l’ultimo aggiornamento di Google lo dimostra, c’è ancora altro che questo assistente virtuale può fare fuori dal sito a lui dedicato e direttamente dentro le app di Google Workspace. Google ha infatti annunciato l’integrazione di Bard all’interno delle app di Google in modo tale da poter chiedere all’assistente virtuale di controllare le email in cerca di qualcosa di specifico senza perdere più tempo a fare una ricerca manuale per poi continuare la conversazione chiedendo altre informazioni.
Sul blog di Google nel post che riguarda l’aggiornamento viene fatto un esempio che cade nella vita di tutti i giorni. A Bard viene chiesto di trovare all’interno di alcune email le informazioni relative a un viaggio che è stato proposto e poi gli viene chiesto di trovare informazioni relative a voli e luoghi in cui pernottare. L’integrazione all’interno delle app di Google è un passo avanti interessante e che porterà cambiamenti nel modo in cui viene gestito il lavoro ma anche la vita di tutti i giorni.
Ma oltre a fungere da assistente dell’assistente personale, nei fatti come può tornarti utile Bard?
Secondo un recente studio in pratica tutti gli insegnanti e le insegnanti hanno paura che i propri studenti e le proprie studentesse barino quando gli viene affidato un compito scritto e si affidino a un’intelligenza artificiale anziché sfruttare la propria. Lo stesso recente studio ha però dimostrato che in realtà solo un insegnante su 10 ha effettivamente pizzicato un alunno intento a cercare di usare questi sistemi per farsi fare i compiti. Lavorare con l’intelligenza artificiale per non faticare è ovviamente una stortura rispetto a ciò che può essere fatto con Google Bard o con gli altri sistemi di intelligenza artificiale generativa.
Ed è per questo che, anche se con tutta una serie di remore e di limiti che comunque le intelligenze artificiali hanno, vale la pena riflettere su che cosa puoi fare se vuoi avere questo genere di collaboratori. Parlando di Bard c’è per esempio la possibilità di caricare un’immagine, magari l’immagine dei prodotti della tua azienda, e chiedere che venga generata una didascalia da posizionare sotto l’immagine in un social piuttosto che in un altro.
Anche se forse quella didascalia non sarà scritta come un’opera d’arte avrai sempre qualcosa da cui partire. E sempre pensando all’idea di superare il foglio bianco, con una intelligenza artificiale è possibile interloquire per avere qualche spunto se per esempio devi scrivere un contenuto per il blog aziendale e hai finito apparentemente le idee. Compiti più tecnici che vanno oltre la possibilità di sapere quanto possono costare i voli per una determinata destinazione se prenotati in un certo periodo di tempo oppure che cosa fare una volta arrivati a destinazione sono quelli legati al coding.
Internet si sta popolando di esempi di errori grossolani che le intelligenze artificiali ancora commettono nel momento in cui gli viene chiesto di scrivere codice ma anche se nella parte creativa non sono granché nella parte di analisi possono essere effettivamente un aiuto. Devi per forza affidarti a una intelligenza artificiale per fare una di queste cose? Tecnicamente no, se hai tempo o risorse o entrambi puoi affidarti anche ad esseri umani appositamente addestrati a fare ciò ma nulla vieta di utilizzare una forma ibrida di collaborazione soprattutto se il tuo budget è molto ristretto.
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