È stato annunciato ed è già realtà il nuovo core update dell’algoritmo di Google.
La situazione dei siti è, come sempre succede in questi casi, piuttosto fluida ma per capire qual è lo scopo finale che la società della grande G vuole raggiungere abbiamo deciso di esaminare nel dettaglio l’annuncio a firma Elizabeth Tucker, director sezione product management di Google, apparso sul blog The Keywords.
La parola qualità all’interno del post sul blog ritorna 18 volte. Un segnale inequivocabile che la grande G ha decisamente messo al centro quello che gli utenti si trovano quando lanciano una ricerca online. Come ricordato infatti nell’introduzione del suo pezzo, Tucker ricorda come la società lavori da tempo contro gli spammer e contro quelle tattiche che possono riempire i “risultati con contenuti di bassa qualità“.
Non è la prima volta che gli aggiornamenti all’algoritmo e al sistema con cui vengono organizzati i risultati delle ricerche cercano di combattere lo spam e i contenuti inutili ma, sempre nei paragrafi di apertura, leggiamo che i cambiamenti sono in questo caso “cambiamenti chiave”. Lo scopo è migliorare il ranking in base alla qualità e mettere in campo sistemi di individuazione dello spam più puntuali. Parlando dei contenuti poco originali e di bassa qualità, Tucker ricorda che i primi cambiamenti sono arrivati nel 2022 ma il lavoro è arrivato con l’attuale core update al suo punto di caduta .
Non è dato sapere quali sono stati nei fatti i cambiamenti ma quello che leggiamo è: “questo aggiornamento comporta il raffinamento di alcuni dei nostri sistemi ranking core per aiutarci a comprendere meglio se le pagine web sono poco utili, hanno una esperienza utente poco valida o sembrano essere stati creati per i motori di ricerca e non per le persone”.
Torna, come ogni volta in cui Google si occupa di risultati, ranking e algoritmo, l’idea che tutti i sistemi automatizzati e umani di controllo danno la caccia ai contenuti di qualità e che sono scritti per il bene di un essere umano e non solo per fare traffico. La percentuale di contenuti poco originali e di bassa qualità che i nuovi aggiornamenti dovrebbero cancellare, nelle previsioni di Tucker, dovrebbe arrivare al 40%.
Accanto ai contenuti poco utili e poco originali c’è poi il problema dello spam vero e proprio. Contenuti generati per piazzarsi in alto nei risultati ma senza fornire nessun input positivo agli utenti. Ovviamente con l’introduzione massiccio dell’intelligenza artificiale il numero di questi contenuti creati in batteria aumenta esponenzialmente. Per tenere a bada questo genere di spam l’analisi verrà condotta in maniera più stringente.
Ma questo non significa che, nel caso di contenuti spam in cui non è possibile distinguere l’umano dall’intelligenza artificiale, si sarà al sicuro: “stiamo rendendo più stringenti le nostre policy per concentrarci su questo comportamento nocivo (produrre contenuto su larga scala per migliorare il ranking nelle ricerche) a prescindere dal fatto se sono coinvolte automazioni, esseri umani o una combinazione dei due“.
Mascherare i contenuti fatti con l’intelligenza artificiale con uno strato di umanità dovrebbe non bastare più per mandare in alto il contenuto spam. Il paragrafo che riguarda l’abuso dei contenuti prodotti su larga scala si conclude poi con una nota specifica che riguarda quel genere di siti in cui ciò che viene inserito “finge di dare risposte a domande comuni ma non fornisce contenuto utile“. Ma il problema dello spam prodotto in batteria è solo uno dei nuovi nemici della qualità contro cui l’algoritmo si batte.
Sempre nel post affidato a The Keyword, leggiamo per esempio che c’è adesso un nuovo modo con cui verranno valutati i contenuti di terze parti pubblicati su siti web che invece hanno un’ottima reputazione e che, quindi, possono fungere da volano per contenuti spam o di bassa qualità. Il nuovo controllo della qualità dei contenuti di terze parti entrerà in vigore solo a partire dal prossimo 5 maggio.
Il che significa che, da una parte Google dà a tutti tempo per sistemare le cose all’interno delle proprie entità digitali e dall’altra che Google sa perfettamente come la reputazione sia stata tante volte già in passato utilizzata per forzature nel ranking.
Il terzo nuovo tipo di spam è quello dei domini scaduti: in caso un dominio scaduto venga acquistato e sia poi riutilizzato solo con contenuti di bassa qualità per salire nel ranking, i contenuti saranno automaticamente classificati come spam. Di nuovo, la grande G mette in campo quindi una serie di nuove tattiche per evitare che la qualità dei contenuti che finiscono in alto nella SERP siano in realtà inutili.
Anche se l’algoritmo di per sé ha già provocato cambiamenti nelle performance di molti siti grandi e piccoli, alcune entità sono anche state penalizzate manualmente. Si tratta, come spiegato in Search Console Help, di azioni che vengono intraprese se “un revisore umano di Google ha determinato che pagine all’interno di un sito non sono in linea con le policy per lo spam di Google”.
E queste azioni sono “rivolte a tentativi di manipolare le ricerche“. Riuscire a risolvere un ban manuale attivato da un revisore umano significa innanzitutto andare ad esaminare che cosa è stato considerato spam o comunque che cosa è stato considerato contrario alle regole della grande G. L’analisi approfondita deve essere poi seguita, prosegue la spiegazione sul sito di supporto di Google, da una risoluzione del problema su tutte le pagine per le quali è stato segnalato il problema stesso e non solo su alcune. Se si è provveduto si può poi fare richiesta per una revisione con i dettagli di tutto ciò che si è fatto.
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