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Quanto l’indice di leggibilità influisce sulle performance SEO di un contenuto?

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Valeria Poropat

Scrivere dei buoni contenuti che piacciono all’algoritmo di Google perché aiutano gli utenti è la stella polare di buona parte delle strategie SEO che si adottano online e ogni buona strategia deve tenere conto anche dell’indice di leggibilità di un contenuto.

Lo scopo ultimo del modo in cui la grande G organizza i risultati di ricerca ogni volta che gli utenti fanno una domanda è quello di fornire la miglior risposta possibile. E la miglior risposta possibile è anche quella che si legge meglio. Ma si legge meglio in base a che cosa?

L’indice di leggibilità dei tuoi contenuti, cosa ti dice e cosa non ti dice – sos-wp.it

In generale, l’indice di leggibilità, che per esempio se usi Yoast SEO si trova subito visibile sotto forma di pallino che da rosso diventa arancione o verde a seconda di quanto è buono il lavoro che hai fatto, serve a valutare se un testo può essere compreso dalla maggior parte degli utenti potenziali che visitano il sito su cui il contenuto si trova. Come però abbiamo ricordato in altre occasioni, non tutti i siti hanno lo stesso tipo di pubblico.

Per questo motivo non tutti i contenuti si rivolgono allo stesso tipo di utenti. Facciamo subito un esempio per trovare i due estremi e iniziare a capire che anche dietro il pallino di Yoast c’è molto più di quello che sembra. Immagina un blog scritto da qualcuno che ha deciso di darsi al giardinaggio e che racconta le proprie esperienze con un po’ di affiliate marketing con produttori di concimi o di semi. E ora Immagina il sito in cui sono raccolte le pubblicazioni scientifiche della facoltà di agraria di un istituto universitario.

Se valutassimo solo attraverso i pallini di Yoast il grado di eventuale difficoltà di un testo che può apparire sul blog che racconta di come sono venuti su bene i ravanelli e un paper ufficiale che racconta della composizione del terreno migliore per la coltivazione biologica del rafanus sativus che appartiene alla famiglia delle brassicace, molto probabilmente il blog potrebbe ricevere un pallino verde mentre il paper, anche rimaneggiato per una maggior diffusione, potrebbe invece mantenersi sul pallino giallo se non addirittura rosso.

Anche in questo, caso come per altro di ciò che riguarda la SEO, parte delle risposte non vengono dagli strumenti ma dal lavoro preliminare che si fa prima di scrivere la prima parola di qualunque contenuto.

Che cosa ti dice l’indice di leggibilità, la formula di Flesch

Per comprendere che cosa si nasconde sotto il pallino di Yoast, che abbiamo preso come esempio dei sistemi con cui puoi valutare i tuoi contenuti prima di pubblicarli, dobbiamo tirare in ballo qualcosa di estremamente scientifico: la formula di Flesch-Kinkaid sviluppata nel corso degli Anni ’70 da Rudolph Flesch e Peter Kinkaid. La tabella prodotta a partire dalla formula sviluppata da Flesch e Kinkaid è diventata poi parametro per valutare quanto un testo può essere facilmente o difficilmente comprensibile.

I livelli vanno da 100 a 0, con punteggi compresi tra 100 e 70 che identificano testi molto facili da leggere anche da chi ha fatto solo le scuole medie, mentre se il punteggio scende e si attesta intorno a 30 siamo di fronte ad un testo che può essere compreso solo da un livello universitario se non addirittura post laurea. La formula di Flesch era geolocalizzata al livello medio di di istruzione degli Stati Uniti e quindi tiene conto di una serie di valori che hanno a che fare non solo con il sistema scolastico americano ma anche con la lingua inglese.

Yoast e il suo semaforo sono il tuo punto di riferimento? Ma sai cosa cambia colore? – sos-wp.it

L’equivalente italiano della formula di FlescH è stata sviluppata nel 1972 da Roberto Vacca e Valerio Franchina assestando i numeri e modificando in parte la formula perché fosse rispondente alla lingua italiana. Per dovere di completezza menzioniamo qui anche la formula dell’indice Gulpease, sviluppata proprio per la lingua italiana dal Gruppo Universitario Linguistico Pedagogico negli Anni ’80.

L’Indice Gulpease si basa su due variabili: lunghezza delle parole e lunghezza delle frasi rispetto al numero delle lettere. Anche se la formula appare diversa rispetto a quella di Flesch, testi facili risultano avere un punteggio molto alto nell’uno e nell’altro caso. E tra l’altro proprio la formula di Gulpease è utilizzata a quanto pare dentro Office per valutare la leggibilità dei testi.

Come avere una buona leggibilità

Parlando della formula di Flesch e dell’Indice di Gulpease abbiamo menzionato il grado di istruzione dell’eventuale lettore che si trovi davanti a un testo. Per questo motivo, come per altre scelte che farai nell’ambito della SEO, puoi dare più o meno importanza all’indice di leggibilità. Se sai che il tuo target audience, quindi il tuo utente ideale, appartiene a una determinata demografia, e ha quindi più probabilità di avere un titolo di studio più che altro, dovrai far sì che il testo arrivi nel modo più semplice e chiaro possibile.

Anche i testi scientifici apprezzano la semplicità ma la semplicità di un testo scientifico non si trasla in proporzione uno a uno con un testo di marketing. A prescindere però dal tuo target audience ci sono comunque alcune buone regole perché la leggibilità del testo lavori a tuo favore. Un primo consiglio riguarda la struttura del testo: organizza il contenuto in maniera tale che le informazioni più importanti siano quelle che si trovano più facilmente. Sembra contro intuitivo rispetto a tanta pratica di testi online ma un testo semplice è anche un testo in cui le carte sono tutte in tavola.

Mettere le carte in tavola significa dare una risposta, anche solo una risposta da approfondire, in apertura. Sempre la struttura del testo deve rispecchiare un andamento logico del pensiero e quindi le idee dovrebbero scorrere una dietro l’altra secondo quella che è la finalità ultima del testo.

Cerca poi di scrivere chiarendo bene quelli che sono i nessi tra una frase e quella successiva, quindi tra un concetto e quello successivo. Se vuoi una leggibilità alta o molto alta riduci le forme passive al minimo indispensabile e produci frasi che raccontino il concetto nel minor numero di parole possibile. In alcuni casi questo non si può fare ma, dove si può, applica il principio di riduzione.

Come Google valuta l’indice di leggibilità?

Se l’indice di leggibilità è talmente tanto importante da trovarsi come parametro per una buona scrittura SEO viene da chiedersi se Google sia in grado in qualche modo di valutare la leggibilità. La risposta è: no, non c’è un parametro all’interno dell’algoritmo di Google che conta le parole e cerca di capire se il testo sarebbe o meno comprensibile.

Google guarda ai tuoi contenuti ma sa anche se sono leggibili? – sos-wp.it

Ma, come per altri parametri, quello che Google fa è analizzare quello che succede nel momento in cui un utente entra sul sito. La leggibilità porta il lettore a comportarsi in un certo modo. Rimane per esempio più a lungo sulla pagina (e non perchè non capisce quello scrivi ma per il motivo esattamente opposto), clicca i link interni, non ritorna a fare altre ricerche cercando le risposte altrove.

Il pallino colorato di Yoast è quindi un modo per assicurarti di stare scrivendo in maniera leggibile ma non si rispecchia poi in una performance automaticamente superiore di un contenuto rispetto ad un altro. Potresti avere contenuti con indice di leggibilità più basso ma che rispondono effettivamente a un bisogno e che, quindi, hanno performance migliori di un testo che hai tentato di scrivere consapevolmente adottando tutti i criteri per avere un testo breve, con frasi corte, senza forme passive.

Oltre la formula di Flesch, la leggibilità nei fatti

Abbiamo visto che la formula di Flesch che anima i pallini di Yoast, e non solo quelli, valuta il testo in termini di struttura, qualità delle frasi scelte e numero delle eventuali forme passive e dei connettivi. Oltre a questa leggibilità c’è però un altro tipo di esame che devi fare perché i tuoi contenuti siano davvero leggibili. Un esame che va a valutare se la resa grafica del testo che offri aiuta nella lettura.

Per farti un esempio pratico, il paragrafo che stai leggendo è appena sotto il limite consigliato, che è quello di utilizzare un font con misura 18 punti. E forse, anche solo a un livello inconscio, ti sei reso conto che c’era qualcosa di diverso rispetto al testo che hai letto finora e hai fatto un po’ più di fatica. Mantenere un font di una misura adeguata affinché possa essere letto senza utilizzare l’ingrandimento aiuta a far sì che l’utente apprezzi anche quello che sta leggendo.

Un altro consiglio generale è quello di utilizzare i cosiddetti font sans serif. La differenza tra font con e senza serif è la presenza di quelle che, utilizzando un termine assolutamente non tecnico, assomigliano a delle codine che si trovano in alto e in basso rispetto a tutti i caratteri: una reminiscenza di quando le lettere si scrivevano a mano o si incidevano su pietra. I font sans serif sono solitamente più indicati per rendere più agevole la lettura.

Di nuovo vogliamo farti un esempio pratico e mostrarti come, cambiando font (utilizzandone uno di tipo “scrittura a mano”) la lettura possa risultare se non impossibile quantomeno un po’ più difficoltosa. Artisticamente valida ma di certo non semplice.

Se l’indice di leggibilità di Yoast è quindi un valore da tenere in considerazione, anche il modo in cui presenti il testo va valutato e adeguato al tuo target audience, tenendo sempre presente anche l’accessibilità.

Valeria Poropat

Laureata in traduzione, Valeria adora da sempre la tecnologia in ogni sua forma e in particolare ai modi in cui la tecnologia può aiutare ad avvicinare le persone e stimolare la curiosità.

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