I WordCamp sono un momento sempre speciale in cui tutta la community di WordPress cerca di riunirsi per parlare del presente e soprattutto del futuro della piattaforma. In occasione del WordCamp Asia 2024 c’è stato un intervento di Matt Mullenweg che ha voluto rispondere alle domande che gli venivano poste.
Abbiamo quindi deciso di riportare quelle che ci sembrano le domande più interessanti cui il CEO di Automattic e fondatore di WordPress ha risposto e anche a quelle che non ce l’hanno fatta a trovare una risposta live e sono state, come sempre, inserite in un post sul blog sul sito ufficiale di WordPress.org.
La prima domanda che è stata rivolta al CEO di Automattic riguarda un aspetto che sembra forse molto triviale rispetto ai grandi messaggi che si vogliono dare con i WordCamp. La domanda ha riguardato infatti l’eventualità da parte di Autmattic o della Foundation di un supporto economico per quegli speaker che magari decidono di non partecipare come speaker agli eventi perché economicamente impossibile per loro.
Da parte di Mullenweg c’è stato un chiarimento che può essere uno spunto anche per il futuro: ha innanzitutto esortato chiunque voglia presentarsi come speaker a farlo e a concentrarsi sul proprio intervento. In caso si venga scelti ma si abbiano problemi economici a partecipare all’evento si può contattare WordPress e l’organizzazione può aiutare a trovare sponsor per sostenere queste spese.
Un po’ come se si chiedesse a un genitore qual è il figlio preferito, c’è stato per Mulllenweg un attimo di riflessione per rispondere a questa domanda. la prima risposta è stata la possibilità di fare co-editing dentro Gutenberg. Mullenweg fa l’esempio di altri sistemi che già hanno integrato la collaborazione in tempo reale e richiama alla memoria di tutti ciò che avviene per esempio dentro Google Workspace, dove si può entrare e uscire dallo stesso documento, essere tutti collegati sullo stesso file e aggiungere e modificare cose in tempo reale che poi gli altri vedono e possono a loro volta modificare.
Quello che Mullenweg immagina è la possibilità di inviare un link di una nuova versione di un sito “a un cliente o ad un amico” e poi mettersi entrambi al telefono e fare le modifiche in tempo reale con, in questo modo, una collaborazione simile a quello che succede, di nuovo, con i Google Doc. Oppure si potrebbe sfruttare questa possibilità di co-editing per spiegare a qualcuno come funziona l’interfaccia e metterlo quindi in condizione di poter poi lavorare da solo.
Un altro esempio di collaborazione, che allarga di molto il campo, è quella con una entità in grado per esempio non solo di rintracciare e correggere magari gli errori di battitura ma anche in grado di rispondere come un collaboratore virtuale. E il CEO di WordPress fa l’esempio di qualcosa che potrebbe assomigliare a ChatGPT.
In almeno un’altra occasione formale, si è parlato del progetto di Data Liberation e della possibilità quindi di passare da una piattaforma ad un’altra con il proprio sito e i propri dati senza doversi preoccupare più di tanto delle infrastruttura. La domanda che viene posta a tal proposito è se quindi WordPress con il suo progetto di Data Liberation rischia, in senso positivo ovviamente, di porsi come alfiere e distruttore degli ultimi walled garden.
La prima parte della risposta di Mullenweg cerca di creare un paragone con quello che succede con i binari delle linee ferroviarie che sono in grado, con l’opportuna progettazione, di adattarsi ai treni. La Data Liberation è un po’ come il sistema ferroviario che si adatta in base ai binari e al passo dei vagoni. E poi, per prendere la strada verso la sua risposta, fa un richiamo al fatto che diversi governi stanno “finalmente” facendo un passo e chiamando per nome quelle grandi società che rinchiudono i propri utenti “in modi che sembrano ostili o anti competitivi”.
Nel momento in cui viene fatta la richiesta alcune società, prosegue il ragionamento del fondatore di WordPress, lo fanno volentieri e ci sono quelle che applicano la cosiddetta “malicious compliance”: una apertura che però diventa un incubo da utilizzare per gli altri. Ma a prescindere da quanto può essere complicato creare i sistemi di trasferimento dei dati il principio, quello in cui Mullenweg crede, è che “ogni singola persona abbia il diritto di avere un formato standard immediato e accesso diretto ai dati personali presenti su quei servizi“: quei servizi significa qualunque cosa da Google ai social e tutto ciò che c’è nel mezzo. Lo scopo della Data Liberation è quindi quello di costruire un sistema in cui è possibile riprendere il possesso dei propri dati a prescindere dalla piattaforma su cui quei dati si trovano.
Da parte di un membro del pubblico è arrivata a un certo punto questa domanda che viene dalla esperienza diretta. Ed è una domanda cui immediatamente Mullenweg ha risposto dicendo che si tratta “di una delle cose più difficili che facciamo” e che molto probabilmente il team che si occupa dello sviluppo della versione core ha sbagliato moltissime volte, aggiungendo o rimuovendo funzioni che magari erano utili.
La risposta, dopo una discreta digressione riguardo al funzionamento della Media Library, è che i ticket aiutano a scegliere quali sono le funzioni da elaborare e quali quelle da mettere da parte. Il dibattito che scaturisce dai ticket si trasforma poi in un dibattito riguardo non soltanto ciò di cui gli utenti dichiarano di aver bisogno in quel momento, perché altrimenti non avrebbero aperto un ticket, ma anche di provare a pensare a quello che gli utenti potrebbero utilizzare un domani.
Abbiamo accennato in apertura di aver scelto alcune delle domande rivolte in diretta durante il WordCamp Asia 2024. Ma sul sito di WordPress sono anche presenti altre domande, altrettanto interessanti. Ne abbiamo scelte un paio. La prima riguarda il modo in cui è possibile rendere il modello Open Source di WordPress più sostenibile.
La risposta si concentra sul continuare a costruire e ad innovare utilizzando WordPress e allo stesso tempo permettendo la costruzione e l’allargamento di una community sempre più accogliente e sempre più diversificata. Un’altra domanda riguarda l’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa per rendere WordPress migliore. Mullenweg ha più volte sottolineato come si tratti di strumenti che vanno conosciuti nella maniera più approfondita possibile in modo tale che possano poi essere utilizzati proprio per costruire contenuti migliori per WordPress e la risposta data per iscritto invita proprio a guadare a tutte quelle volte in cui il CEO di Automattic si è espresso a riguardo. Queste sono però solo due delle varie domande che sono presenti sul blog, che vi invitiamo a leggere.
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