OpenAI sembrava destinata per sempre a cambiare le vite di tutti noi ma un improvviso arresto sta portando l’azienda a rivalutare le cose.
In questi mesi non si è fatto altro che parlare di intelligenza artificiale, nuovi modelli per la tecnologia e praticamente infinite possibilità. Questo non è cambiato.
Tuttavia, in base agli esperimenti in corso e quello che è accaduto dopo, la piega sembra essere ben diversa. Quello che vedremo nel prossimo futuro potrebbe pertanto offrire una prospettiva che non è ciò che immaginiamo oggi sull’AI.
OpenAI ha ufficialmente interrotto l’addestramento dei modelli linguistici, questo fermo non lascia presagire niente di buono. Dopo il blocco in Italia, le critiche, il problema della conservazione dei dati potrebbe essere stato aperto un nuovo capitolo.
OpenAI ha infatti annunciato che non userà i dati dei suoi clienti per andare a determinare il funzionamento dei modelli linguistici, l’obiettivo è un nuovo approccio. La modifica è stata già implementata a marzo, ma solo ora la società ha scelto di comunicare la notizia facendo riflettere concretamente su quello che potrebbe avvenire in futuro. Si tratta di maggiore impegno verso gli utenti? C’è veramente il problema di privacy palesato dall’Italia? Alcuni bug nei mesi precedenti hanno portato alla rilevazione in pubblico di dati personali, conversazioni avvenute tramite l’intelligenza artificiale e anche dati sensibili relativi alla sfera economica. Il problema è stato prontamente risolto dall’azienda ma ha mostrato comunque tutta la vulnerabilità di un sistema che è grandioso ma forse ancora da rivedere.
Al momento la questione sarebbe garantire agli utenti la protezione dei dati, in pratica coloro che non vogliono che vengano usati i dati inseriti nel sistema per migliorare la conversazione e quindi la conoscenza dell’AI saranno tutelati. Le API sono infatti un sistema di interfaccia che permette il collegamento con OpenAI. Per questo motivo il prodotto con cui noi ci troviamo a lavorare non è quello a cui ci interfacciamo ma la macchina che si muove dietro tutto questo. Questo ha un valore significativo perché non si parla solo dell’utenza privata ma di colossi come Microsoft che vogliono integrare tutto all’interno dei propri sistemi collaudati e sicuri.
La possibilità al momento è che le aziende che utilizzano la funzione API con OpenAI per le operazioni si trovino con una maggiore garanzia in termini di privacy e protezione dei dati, mentre per chi sceglie di integrare l’AI in tutto e per tutto nel sistema dovrà fare i conti con alcune decisioni potenzialmente discutibili che hanno condotto proprio a questo blocco. Per gli utenti resta sempre necessario verificare, controllare e soprattutto fare massima attenzione alle modalità di utilizzo.
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