Ammettiamolo, la tentazione è forte: usare l’intelligenza artificiale per sveltire anche il lavoro di creazione di qualche contenuto per il tuo sito web. Magari non tutti i contenuti, giusto qualcuno qua e là quando non hai idea di come affrontare un determinato argomento.
E del resto come fa Google a sapere che hai parlato con ChatGPT oppure con Bard o magari ti sei fatto aiutare dal CoPilot di Microsoft?
L’idea che i contenuti costruiti dall’intelligenza artificiale passino inosservati si è però di recente infranta contro la realtà di quello che l’ultimo core update di Google sta provocando, con un terremoto che sta colpendo soprattutto proprio quei siti in cui sono presenti massicciamente contenuti non creati da autori umani.
E quindi la domanda da battuta diventa seria: come fa Google a sapere se un contenuto è scritto con l’intelligenza artificiale? E come fare comunque a sfruttare questo strumento che può risultare utile senza che penalizzi il tuo sito web?
In realtà no. Per quanto i bot di Google e il suo algoritmo possano entrare in qualunque pertugio tecnologico non c’è realmente la possibilità che Google entri e legga le tue conversazioni con l’intelligenza artificiale prodotta da OpenAI. Quello che però succede, e che si sta sperimentando online su diversi siti, è che quando l’algoritmo analizza i contenuti riesce ad individuare quelli che sono stati scritti dall’intelligenza artificiale.
Non è di per sé l’uso di una IA ad essere penalizzato quanto il fatto che poi il contenuto che ne viene fuori non sottostà alle principali regole che la grande G ha scritto diverso tempo fa e che sono per esempio presenti all’interno di Google Search Central in una parte della documentazione che ha un titolo inequivocabile: “Creare contenuti utili affidabili e pensati per le persone“.
La valutazione che infatti l’algoritmo della grande G fa è proprio quanto ciò che si trova sui siti possa essere utile agli esseri umani. Ma senza scontrarsi con i sistemi automatizzati di Google che, come se fossimo tutti nell’aldilà degli antichi egizi, mettono sulla bilancia l’articolo e la piuma, ci sono una serie di cose che puoi fare anche utilizzando l’intelligenza artificiale per raggiungere lo standard qualitativo richiesto.
Quello che nei fatti traspare da un testo scritto dall’intelligenza artificiale è una sostanziale banalità delle informazioni che vengono messe insieme, la mancanza dell’esperienza diretta di qualcuno, un rapporto diretto e chiaro con il lettore. Nessuna intelligenza artificiale infatti può uscire dai binari del materiale con cui è stata addestrata.
Il che significa che innanzitutto rischia di scrivere con lo stampino e che poi, comunque, non può avere un punto di vista suo personale su nessun argomento. Questo è ciò che penalizza i contenuti prodotti dall’intelligenza artificiale e che vengono pubblicati senza nessun tipo di controllo. Vale la pena infatti ricordare come sia diventato importante proprio il riconoscimento dell’autore dell’eventuale contenuto e la dimostrazione che ci sia una esperienza per ciò di cui si sta parlando o che si sia in grado di indicare quali sono gli esperti di ciò di cui si sta parlando.
Ma quindi, anche se molti la usano, l’intelligenza artificiale fa male a prescindere? In realtà, e prendiamo per questo spunto dai colleghi di Search Engine Journal ci sono alcune cose che puoi fare andando a braccetto con la tua IA preferita. Cose che non ti mettono sulla lista dei cattivi di babbo Google.
Non c’è bisogno di utilizzare i sistemi di controllo raffinati di Google per rendersi conto che ogni tanto, anche nella vita di tutti i giorni, finiamo con il leggere contenuti che se non sono stati scritti da un’intelligenza artificiale poco ci manca. Questo potrebbe portarti quindi a pensare che si tratta di uno strumento che va messo sullo scaffale e lasciato lì.
Ma in realtà ci sono molte cose che puoi fare aiutandoti con una intelligenza artificiale. Per esempio puoi parlare con l’intelligenza artificiale per fare brainstorming e trovare nuovi modi per raccontare sul tuo sito web chi sei e che cosa fai. Oppure, puoi chiedere magari a Bing o a Bard di tirarti giù una serie di dati che porterebbero via moltissimo tempo e che invece in pochi secondi ti vengono offerti sotto forma di grafico oppure di elenco.
Sarai tu poi a partire da quei dati che ti sono stati forniti a costruire il tuo contenuto, aggiungendo il tuo lato umano. Un terzo sistema è quello di sfruttare l’intelligenza artificiale non come compagno nel momento della scrittura ma come il più agguerrito degli editor: sottoporgli il proprio testo per un controllo linguistico, grammaticale o delle fonti. Il tuo testo rimane tuo ma con uno strato ulteriore di qualità che può farlo brillare.
Molto interessante è poi l’esempio che i colleghi di Search Engine Journal fanno riguardo la possibilità di scrivere addirittura recensioni di prodotti. Sembra l’eresia suprema: una intelligenza artificiale che non ha modo di toccare con mano un prodotto e che riesce a scrivere una recensione. Ma nessuno di noi è impazzito: si tratta di un altro utilizzo furbo di una IA. Per far sì che l’intelligenza artificiale scriva la recensione senza che cada però in una serie di stereotipi fastidiosi e che poi penalizzano il tuo sito web, quello che puoi fare è creare per lei una lista di elementi positivi e negativi, che poi vuoi verranno collegati tra loro in maniera creativa e artistica. Una volta che la recensione sarà nelle tue mani potrai aggiungere o modificare tutto ciò che non ritieni in linea con quella che è stata la tua esperienza del prodotto oggetto della recensione. E lo stesso sistema si può utilizzare se per esempio hai un e-commerce e vuoi scrivere le descrizioni dei diversi prodotti che offri.
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