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Ogni buon contenuto nasce da una buona istruzione. Un content brief non è un semplice documento tecnico, ma una bussola che orienta chi scrive, garantendo coerenza, qualità e risparmio di tempo lungo tutta la catena editoriale.
Che si lavori con copywriter interni, freelance o agenzie, fornire indicazioni chiare è l’unico modo per ottenere testi in linea con la strategia, il tono e gli obiettivi del progetto. Senza un brief solido, anche un bravo autore rischia di scrivere qualcosa che “funziona”, ma non per il tuo pubblico.
Il content brief è il documento di riferimento che definisce tutto ciò che serve sapere prima di iniziare a scrivere un contenuto. Non serve solo a “spiegare cosa fare”, ma a condividere la visione dietro il contenuto: obiettivi, target, messaggi chiave, tono, formato, ottimizzazione SEO.
Un buon brief riduce tempi di revisione, migliora la coerenza tra autori diversi e aiuta a mantenere una direzione editoriale uniforme nel tempo. In pratica, è lo strumento che collega la strategia di comunicazione al contenuto finale.
Un content brief efficace: riduce il rischio di errori e incomprensioni tra chi gestisce e chi scrive, fa risparmiare tempo nelle revisioni e nella fase di approvazione, assicura coerenza di tono, formato e stile anche tra autori diversi.
Inoltre, favorisce l’allineamento SEO, se include keyword e obiettivi di posizionamento e aumenta la qualità complessiva dei contenuti, perché ogni testo nasce con un obiettivo preciso. Quando il brief è chiaro, il copywriter può concentrarsi sulla scrittura, non sull’interpretazione delle richieste.
Un content brief efficace è sintetico ma completo. Non deve essere un manuale, ma un documento pratico e leggibile. Ecco gli elementi che non dovrebbero mai mancare:
Perché si scrive questo articolo? Informare, generare traffico, educare, convertire? Indicare l’obiettivo chiarisce il tono e il tipo di approfondimento richiesto.
Chi leggerà il contenuto? Specificare il livello di conoscenza dell’argomento (principiante, esperto, professionista) aiuta a calibrare linguaggio e dettagli.
Ogni brief dovrebbe indicare: la keyword principale con eventuali correlate o sinonimi, l’intento di ricerca associato (informativo, navigazionale, commerciale), eventuali articoli interni da linkare. In questo modo, il testo nasce già con una struttura SEO-friendly.
Indica il formato richiesto (articolo di blog, guida, pagina servizio, email, post social) e la struttura H1–H2–H3 se già definita.
Può includere una stima di lunghezza, ma sempre come indicazione, non come vincolo rigido.
Specifica lo stile linguistico: tecnico o divulgativo, amichevole o formale, diretto o narrativo. Se il brand ha linee guida o esempi di tono (es. articoli già pubblicati), includili come riferimento.
Elenchi sintetici dei concetti o sezioni che non devono mancare. Questo evita dimenticanze e garantisce coerenza con altri articoli simili.
Se ci sono dati, studi, link istituzionali o linee guida da citare, includili nel brief.
Meglio offrire 2–3 fonti di qualità che lasciare all’autore la ricerca libera (che può portare a errori o a citare concorrenti).
Ogni contenuto dovrebbe concludersi con un’azione chiara per il lettore: iscriversi, contattare, leggere un articolo correlato.
Inserire la CTA nel brief aiuta a mantenere allineato l’obiettivo finale.
Un errore comune è pensare che “più informazioni” equivalga a “miglior brief”. In realtà, un documento troppo lungo può confondere chi scrive. L’efficacia nasce dall’equilibrio tra chiarezza e sintesi. Alcuni consigli pratici:
Mantieni il brief su una pagina (massimo due, se il progetto è complesso).
Scrivi in forma diretta, evitando frasi generiche come “scrivi in modo accattivante”.
Usa esempi: “Scrivi con il tono del blog SOS WP” è più utile di “usa un tono professionale”.
Se il contenuto prevede elementi tecnici (tabella, box, grafico), indicalo chiaramente.
Specifica i criteri di successo: come si capisce che il contenuto è riuscito?
Un buon test è chiedersi: “Un autore esterno, leggendo solo questo brief, saprebbe scrivere un testo coerente senza altre spiegazioni?”.
Per chi lavora in team, un content brief efficace non vive in un documento statico, ma in un sistema condiviso.
Alcuni strumenti gratuiti o semplici da usare:
Google Docs o Notion, per creare modelli collaborativi e versionare i brief;
Trello o Asana, per gestire flussi di lavoro e assegnare i brief ai copywriter;
Google Sheets, per tenere traccia di titoli, keyword e status dei contenuti.
Creare un modello standard — ad esempio un “template SOS WP” — garantisce uniformità anche quando cambiano autori o progetti.
In un piano editoriale complesso, il content brief diventa la base operativa del content management. Non è solo un documento per gli autori, ma uno strumento di controllo di qualità per chi coordina: permette di verificare se un contenuto è stato scritto secondo la strategia e gli obiettivi del brand.
Inoltre, avere brief archiviati nel tempo aiuta a documentare le scelte editoriali, utile per audit periodici o per formare nuovi membri del team.
Un content brief efficace è molto più di un elenco di istruzioni: è un atto di chiarezza. Significa tradurre una strategia in parole operative, ridurre ambiguità e costruire un dialogo tra chi pianifica e chi scrive. In un ecosistema editoriale dove velocità e qualità devono convivere, un buon brief è il primo passo per produrre contenuti coerenti, pertinenti e di valore.
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