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Oltre a codici, contrasto cromatico e compatibilità con screen reader, un aspetto altrettanto importante quando si parla di accessibilità è la scrittura dei microcopy.
Per microcopy si intendono quelle parole brevi che compaiono su pulsanti, form, messaggi di errore o conferma. Proprio perché brevi, i microcopy hanno un impatto enorme sull’esperienza: se sono chiari, rassicurano e guidano, ma se sono vaghi o ambigui, diventano barriere, soprattutto per chi ha difficoltà visive, cognitive o linguistiche.
Secondo le WCAG 2.2 (Web Content Accessibility Guidelines), la comprensibilità del contenuto è uno dei principi più importanti: un utente deve poter capire senza incertezze come interagire con la pagina. L’European Accessibility Act (Direttiva UE 2019/882), in vigore dal giugno 2025, ribadisce lo stesso concetto: le informazioni devono essere fornite in modo chiaro e utilizzabile da chiunque.
Le etichette sono i testi che accompagnano campi, pulsanti e link. Un’etichetta vaga (“Invia”, “Clicca qui”) non dice nulla sul risultato dell’azione. Per chi usa screen reader o ha difficoltà cognitive, questo è un ostacolo.
Un microcopy accessibile descrive chiaramente l’azione e l’esito: “Invia la richiesta di preventivo” spiega molto di più di un semplice “Invia”. Allo stesso modo, “Scarica la guida in PDF” è preferibile a un generico “Scarica”.
Anche la coerenza è cruciale: un pulsante che in una pagina dice “Iscriviti” e in un’altra “Registrati” può confondere. Scegliere un lessico stabile aiuta tutti, non solo chi ha difficoltà .
Un altro punto critico riguarda gli errori nei moduli, perché spesso vengono segnalati solo con un colore (di solito rosso), senza spiegazioni. Questo approccio viola le WCAG perché si affida esclusivamente a un indicatore visivo e lascia l’utente senza istruzioni.
Un messaggio di errore accessibile spiega cosa è successo e come risolverlo. “Il campo email è obbligatorio” è chiaro, ma ancora meglio: “Inserisci un indirizzo email valido, ad esempio nome@dominio.it”. Questo tipo di indicazione riduce frustrazione, aumenta il tasso di completamento dei form e rende l’esperienza più equa.
Il tono di voce gioca un ruolo importante: un messaggio di errore non deve colpevolizzare, ma accompagnare. “Oops! Controlla il formato della tua password” è più accogliente di un brusco “Errore”.
I placeholder sono i testi che compaiono dentro i campi dei form prima che l’utente scriva. Spesso vengono usati in modo improprio come sostituti delle etichette, con due problemi: spariscono quando si inizia a digitare e hanno un contrasto cromatico ridotto. Questo li rende poco accessibili, soprattutto a chi ha deficit visivi.
Il ruolo corretto del placeholder è fornire un esempio, non l’indicazione principale. Ad esempio: l’etichetta sarà “Numero di telefono”, mentre il placeholder potrà indicare “+39 333 1234567”.
Accanto ai placeholder, anche le istruzioni preventive aiutano: indicare prima i requisiti di una password (lunghezza, caratteri speciali) evita errori e tentativi multipli. Le WCAG incoraggiano questo approccio perché riduce il carico cognitivo.
Un contenuto accessibile non si ferma all’errore: deve anche confermare i passaggi completati. Dopo l’invio di un form, un messaggio come “Grazie, abbiamo ricevuto la tua richiesta. Ti risponderemo entro 24 ore” informa, rassicura e gestisce le aspettative.
Anche i feedback intermedi sono importanti: durante un caricamento o un salvataggio, frasi come “Stiamo elaborando i tuoi dati, attendi qualche secondo” evitano incertezza. Questi dettagli fanno la differenza soprattutto per chi non percepisce bene i cambiamenti visivi sullo schermo.
Il microcopy accessibile non è solo funzionale, ma anche inclusivo. Evitare termini troppo tecnici o gerghi di nicchia rende le istruzioni comprensibili a un pubblico più ampio. Lo stesso vale per espressioni stereotipate o discriminatorie, che possono escludere inconsapevolmente.
La leggibilitĂ si rafforza con frasi brevi, verbi attivi e lessico comune. Non serve semplificare fino a banalizzare, ma offrire testi chiari e diretti. Questo approccio segue i principi WCAG e rispetta le raccomandazioni dello standard europeo EN 301 549, che traduce le linee guida internazionali in criteri misurabili per il contesto UE.
Oggi i microcopy non sono più solo una questione di stile editoriale. Con l’entrata in vigore dell’European Accessibility Act, aziende e organizzazioni saranno chiamate a garantire che i loro siti, app e servizi digitali siano accessibili.
Questo significa che testi poco chiari, istruzioni mancanti o messaggi di errore ambigui non saranno soltanto un problema di usabilità , ma potranno diventare un problema di conformità legale. Integrare le linee guida WCAG 2.2 fin da ora nei microcopy permette di prepararsi a questo scenario, evitando adeguamenti frettolosi e garantendo un’esperienza migliore a tutti.
Il microcopy è spesso sottovalutato, ma costituisce uno degli strumenti più potenti per rendere un sito accessibile. Etichette chiare, messaggi di errore spiegati, placeholder usati correttamente, istruzioni preventive e feedback rassicuranti sono dettagli che cambiano radicalmente la percezione e l’usabilità di una pagina.
Seguire le raccomandazioni delle WCAG 2.2, adottare le pratiche incluse nello standard EN 301 549 e prepararsi all’applicazione dell’European Accessibility Act significa non solo rispettare obblighi normativi, ma anche costruire un sito inclusivo, affidabile e orientato alle persone.
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