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Nel marketing digitale si parla spesso di SEO, keyword e strategie editoriali, ma c’è un elemento più sottile e decisivo che tiene insieme tutto: il tono di voce.
Il tono di voce è il modo in cui un brand parla al proprio pubblico, la somma di scelte linguistiche, ritmo e atteggiamento che rendono i contenuti riconoscibili e coerenti. A parità di competenze o servizi, il tono di voce può essere la leva che distingue un sito qualunque da un brand autorevole. È ciò che fa percepire personalità, credibilità e coerenza.
Il tono di voce non riguarda solo “come scrivere bene”, ma come far percepire il carattere di chi comunica. È la traduzione linguistica della personalità del brand. Può essere informale o istituzionale, amichevole o tecnico, ironico o sobrio: l’importante è che sia autentico e coerente con i valori e il pubblico di riferimento.
Un sito che vende soluzioni professionali, ad esempio, deve trasmettere competenza, ma anche vicinanza: chi cerca aiuto non vuole un manuale tecnico, ma una voce che spieghi in modo chiaro, senza giudicare.
Il tono di voce influenza la fiducia. Se i testi del sito, le email e i post social “suonano” sempre in modo diverso, l’utente percepisce confusione. Al contrario, un tono coerente costruisce familiarità: le persone iniziano a riconoscere la tua voce come quella di un punto di riferimento.
Oltre alla coerenza, il tono di voce influisce sulla user experience. Un microcopy empatico (“Oops! Qualcosa è andato storto, ma puoi riprovare subito”) fa sentire il lettore accompagnato, mentre un messaggio impersonale (“Errore 404”) crea distanza.
Il punto di partenza è capire chi parla e a chi.
Ogni brand ha una personalità, anche se non sempre la esprime. Per definirla, bisogna tradurla in scelte concrete:
Identità: Quali valori rappresenta il brand? È più didattico o più ispirazionale?
Pubblico: Chi legge? Che linguaggio usa? Che tono si aspetta?
Contesto: Dove avviene la comunicazione? Un blog tecnico può permettersi uno stile più professionale, un post social può essere più diretto.
Da qui nasce la mappa del tono: si definiscono tratti linguistici (formale/informale, serio/leggero, emotivo/razionale) e si creano esempi pratici di come scrivere e di come non scrivere.
Definire un tono non basta: va applicato e mantenuto. Ogni nuovo contenuto deve rispettare le stesse linee guida, anche se scritto da persone diverse.
Molte aziende creano un manuale di stile, un documento che stabilisce regole e preferenze: lessico, punteggiatura, ritmo, uso delle maiuscole, gestione dei tecnicismi. È uno strumento prezioso per chi scrive, ma anche per chi revisiona.
L’obiettivo non è “imbrigliare” la scrittura, ma garantire che ogni testo contribuisca a costruire la stessa identità, riconoscibile in ogni canale.
Un blog di consulenza può scegliere un tono professionale ma empatico, spiegando concetti complessi con un linguaggio accessibile. Un e-commerce giovane, invece, può optare per uno stile più ironico e vivace, che trasmetta leggerezza.
Anche nei microcopy il tono è fondamentale: un semplice bottone può dire “Invia” o “Ricevi la tua guida gratuita” — due frasi che trasmettono intenzioni molto diverse.
Il tono di voce è l’anima dei contenuti. È ciò che trasforma le informazioni in esperienze di lettura e i testi in strumenti di relazione. Definirlo con chiarezza significa costruire fiducia, riconoscibilità e coerenza, tre pilastri di ogni strategia di content marketing di successo.
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