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Google, trapela in rete un promemoria: la scoperta sorprende tutti

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Valeria Poropat

Non avremmo dovuto essere in grado di leggere questo promemoria uscito per sbaglio dalle caselle di posta degli uffici di Google in cui dall’interno della società si dipinge un panorama un po’ inaspettato riguardo le ultime novità tecnologiche.

Quello che succede dietro le porte chiuse degli uffici centrali dei colossi della tecnologia dovrebbe rimanere dietro quelle porte. Si tratta in effetti dei segreti aziendali e del modo in cui i vari attori cercano di superarsi a vicenda. C’è chi lo fa con una innovazione costante, c’è chi lo fa magari puntando più sul design accattivante, c’è chi lo fa mescolando alcuni e altri aspetti.

Tremenda scoperta su Google – SOS-WP.it

Ma di certo venire allo scoperto non è previsto e soprattutto non è consigliabile. Soprattutto quando ci si trova nel mezzo di una nuova rivoluzione come quella a cui stiamo tutti assistendo con la diffusione di molti sistemi di intelligenza artificiale e diversi modelli tra cui uno, oggetto di un altro leak, diventato totalmente open source. Ed è proprio contro l’open source, l’intelligenza artificiale e la propria stessa natura che si scaglia questo memo di Google.

Troppo grandi, troppo costosi: il mea culpa interno di Google

Il lungo memo oggetto di un leak e che quindi è ora pubblicamente disponibile a chiunque abbia voglia di leggerlo si concentra su un aspetto della concorrenza attuale in cui Google sembra ammettere, non pubblicamente, di avere i giorni contati. Nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Ci sono diverse informazioni interessanti che permettono anche di fare una riflessione dal punto di vista dei consumatori. Nell’apertura del memo chi scrive riconosce infatti che in realtà il concorrente nell’ambito della realtà costruita con l’intelligenza artificiale non è OpenAI e quindi il modello di ChatGPT ma i modelli open source.

Il memo di Google che parla anche di intelligenza artificiale – soswp.it

Il software open source è una nicchia che cresce costantemente anche se, in informatica come in altri ambiti della vita, l’abitudine è dura a morire e sono ancora molti gli utenti che fanno affidamento per esempio sui software della suite di Office per scrivere, su quelli di Adobe per produrre arte digitale in varie forme e così via. Ma il software open source sta facendo e continua a fare passi da gigante al punto da poter essere affidabile e utilizzabile anche a livello professionale.

E ne è un caso la diffusione di Blender tra chi produce modelli 3D anche per il cinema e i videogiochi. Ed è proprio l’open source come terzo incomodo al centro di questo lungo memo interno di Google. Google che, in questa lunga lista di appunti, sembra quasi pronta a dichiarare bandiera bianca. Tra gli aspetti più interessanti c’è quello economico.

A un certo punto del testo si legge infatti “i modelli open source sono più veloci, più facilmente personalizzabili, più privati e messi a confronto direttamente più capaci. Stanno facendo con 100 dollari e parametri 13B quello che noi fatichiamo a fare con 10 milioni di dollari e parametri 550B “. Una sotterranea ammissione di come l’essere diventati enormi sia anche un problema.

I commenti interni di Google fanno anche il paio con la notizia diffusa circa un mese fa del leak che ha avuto come oggetto LLaMA, il modello di Meta. Quello che la community open source è riuscito a fare con le poche informazioni uscite in rete del modello prodotto da Meta hanno permesso di creare cloni perfettamente funzionanti anche proprio di Bard, l’intelligenza artificiale di Google, e dell’ormai famosissima ChatGPT.

Valeria Poropat

Laureata in traduzione, Valeria adora da sempre la tecnologia in ogni sua forma e in particolare ai modi in cui la tecnologia può aiutare ad avvicinare le persone e stimolare la curiosità.

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