Il concetto di open source è uno di quelli fondanti di WordPress. Ma, per lungo tempo, in alcuni casi ancora adesso, viene visto come qualcosa che non ha futuro perché non produce gli stessi risultati (soprattutto economici direbbe qualcuno) degli schemi di software chiusi.
Ma dato che sta prendendo sempre più piede, alcune società provano a saltare anche su questo carrozzone per allargare la propria base utenti. E cercare poi di convincere tutti a passare ad altro. L’idea che invece porta avanti Mullenweg e che è al centro della sua ultima riflessione online è l’idea di un open source che è realmente aperto. Per esserlo però c’è bisogno che avvengano quattro cose: apprendimento, evoluzione, insegnamento, nutrimento.
Open source e apprendimento
Il concetto di apprendimento, che Mullenweg identifica semplicemente con learn, è forse il concetto più facile. Quando si parla di open source, quello di cui si parla è di una idea che è sempre pronta e aperta alle novità.
Pronta a sperimentare al di là di quello che dicono le statistiche di mercato, di quello che dicono gli azionisti, di quello che dicono i portafoglio.
Avere una mente che rimane aperta permette di ascoltare quello che succede intorno e, per esempio nel caso di WordPress, di dare via via gli strumenti che servono agli utenti e non quello che chi apre i cordoni della borsa deve poi convincere gli utenti ad utilizzare (per rientrare delle spese). Per questo motivo, tra gli altri, WordPress si è ricavato il suo primato tra le piattaforme per la costruzione di siti web.
Open source e evoluzione
Nell’idea di evoluzione è contenuta anche l’idea di cambiamento. Perché una volta che si è imparato qualcosa è chiaro che quel qualcosa va a modificare la percezione che sia di ciò su cui si sta lavorando. Se cambia la percezione può arrivare la necessità di cambiare qualcosa. Si cambia quello che serve per continuare ad andare avanti in un processo che, per citare direttamente il post di Mullenweg, è un processo di selezione naturale.
Open source e insegnamento
Come si deve essere aperti per imparare cose nuove, occorre anche essere aperti nel volerle condividere con gli altri. Insegnare alla community a lavorare con le proprie gambe non è per l’open source un problema. Questo concetto si pone ovviamente in contrasto con l’idea di gatekeeping che tante altre società invece portano avanti.
Se gli utenti non sanno come funziona qualcosa non possono camminare con le proprie gambe e non possono andare via. L’open source è aperto anche perché chiunque può imparare quello che c’è dietro, farlo proprio e costruire qualcosa a sua volta. Un’idea sconvolgente per alcuni.
Open source e nutrimento
L’idea dell’open source poggia da ultima sul principio che la community che deve lavorare nell’open source va sostenuta. Sostenuta con il tempo, sostenuta con il denaro, sostenuta con l’impegno. Più siamo meglio stiamo e più avanti possiamo andare.
È chiaro però che il nutrimento di qualcosa che non genera immediatamente profitto per qualcuno può essere difficile da digerire. Ma alcune cose si fanno per qualcosa che non entra dentro i portamonete.
Open source e parassiti
Il lungo post di Mullenweg si apre parlando del WordCamp US che si è tenuto di recente a Portland e passa poi a raccontare di una cosa che ha recentemente scoperto, il modello di intelligenza artificiale di Meta, Llama, è gratuito e open source a meno che non si raggiungano i 700 milioni di utenti attivi per i prodotti e i servizi costruiti a partire dal modello. Ma Llama è open source.
O così dice Meta. Mullenweg però non è d’accordo ed è da questo che nasce la sua riflessione su quella che è la vera validità di un modello open source. Un modello che a quanto pare può essere utilizzato per scopi di marketing da quelli che, più sotto, chiama parassiti.
In particolare Mullenweg si riferisce ai cosiddetti parassiti di WordPress ovvero a quelle società che partecipano ma molto spesso lo fanno solo per proprio ritorno di facciata. Un po’ come quelli che dichiarano di essere amici dell’ambiente per convincere gli altri a comprare i propri prodotti e poi sono i primi ad inquinare.
Da qui la richiesta che Mullenweg fa a tutti di “votare con il portafoglio“. Di scegliere quindi le società che oltre a dichiarare di partecipare allo sviluppo di WordPress lo fanno realmente. Non è difficile per esempio controllare nella sezione Five For The Future quanto le società che dichiarano di contribuire allo sviluppo di WordPress lo fanno realmente.
Volendo allargare appena un po’ la riflessione anche al di fuori di WordPress come piattaforma per costruire siti web, sarebbe importante votare con il portafoglio e scegliere in base a quelli che sono i propri valori e non in base alle belle parole e agli spot pubblicitari.