Le intelligenze artificiali come ChatGPT, Bard e Bing AI sono qui per restare e tanti hanno già iniziato ad utilizzarle per produrre contenuti con cui popolare il proprio sito ma è lecito domandarsi che cosa ne pensa Google di questi contenuti?
Ormai hai imparato che l’algoritmo di Google, pur con tutti i cambiamenti in cui periodicamente va incontro, apprezza molto di più quei siti web che producono contenuti aggiornati con un ritmo abbastanza costante e che possono quindi diventare punti di riferimento per gli utenti. Ovviamente solo la moltiplicazione dei contenuti non aiuta nessun sito a posizionarsi in alto nel ranking ma occorre che i contenuti siano realizzati con cognizione di causa e tenendo presente l’obiettivo: informare l’utente e rispondere a una sua domanda.
Ma se non hai a disposizione un copywriter o una batteria di persone che possono scrivere costantemente contenuti per il tuo sito in modo tale che Google inizi a guardarlo con interesse potresti accarezzare invece l’idea di affidarti ai sistemi di intelligenza artificiale. Del resto anche solo provando a fare qualche domanda generica ChatGPT o a Bing AI, per ora tocca escludere Bard a meno di non trovarsi fuori dai confini europei o in Canada, le risposte che puoi ottenere danno l’impressione di essere sensate.
E in effetti, per una buona parte di argomenti le intelligenze artificiali sono in grado di articolare frasi di senso compiuto e quasi del tutto al riparo da errori grossolani. Ma la quantità di errori varia, tra le altre cose, in base alla lingua e i contenuti in italiano rischiano di essere molto meno esatti che non i contenuti equivalenti in lingua inglese, per esempio. Qualcosa da tenere presente.
A prescindere però da quello che può essere il risultato che ottieni chiedendo a ChatGPT di scrivere qualcosa in base all’argomento che gli fornirci, qual è poi l’influenza che l’aver utilizzato l’intelligenza artificiale ha nel modo in cui poi Google percepisce i contenuti? Una domanda che è stata posta a più riprese e su vari social a John Muller e la sua risposta è quanto mai illuminante.
I contenuti di ChatGPT? “Tossici solo al 20%“
A quanto pare John Muller, Mister Google, ha le idee piuttosto chiare su quello che si dovrebbe far fare all’intelligenza artificiale come ChatGPT e quello che invece non si dovrebbe demandare ai sistemi di automazione. Interrogato per esempio su Twitter da un utente che domandava se fosse o meno indicato utilizzare ChatGPT per i contenuti di un sito web, dato che riesce a costruire testi unici all’80%, Mueller ha risposto facendo un esempio con il cibo: “è come del cibo che contiene solo il 20% di sostanze tossiche chimiche? Sembra buono“.
Una battuta che ovviamente rende bene la sensazione che Mueller ha su cosa significa scrivere contenuti affidandoli a una intelligenza artificiale. Ma è forse su Mastodon che gli viene posta la domanda più precisa riguardo alla reazione potenziale dell’algoritmo di Google alla pubblicazione di un contenuto palesemente prodotto con ChatGPT. Perché in questo caso Mueller rimanda a un post in cui viene dettagliato proprio il modo in cui Google vede e percepisce i contenuti generati dall’intelligenza artificiale.
Nella sezione Domande Frequenti di questo post sul blog ufficiale Google Search Central si legge per esempio che in linea puramente teorica non c’è violazione delle linee guida di ricerca Google se si utilizzano i contenuti prodotti da un’intelligenza artificiale ma questi contenuti non devono avere come scopo principale “manipolare il ranking dei risultati di ricerca.” Quello che sottolinea la sezione relativa ai contenuti prodotti con le intelligenze artificiali è che Google di per sé non penalizza i contenuti generati con le intelligenze artificiali se questi offrono comunque informazioni utili e soddisfano i famosi criteri EEAT che sono i quattro capisaldi con cui l’algoritmo valuta tutto ciò che viene pubblicato.
La conclusione è quindi che puoi effettivamente aiutarti con le intelligenze artificiali per velocizzare la creazione di contenuti per il tuo sito web ma devi ricordare che poi quei contenuti devono necessariamente passare per un controllo certosino di un essere umano, che possa valutare se le informazioni rispondono ai criteri di valutazione di Google e se, di conseguenza, sono contenuti che hanno un senso per gli utenti e non sono pubblicati solo per tentare di scalare le prime posizioni quando qualcuno lancia una ricerca. Obiettivo che è comunque sbagliato anche se scrivessi tu tutti i tuoi contenuti.