Strategie SEO sbagliate, questi 2 errori li hai fatti anche tu

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Quali sono le tue tecniche per crescere nella SERP? E se fossi caduto vittima di alcune strategie SEO sbagliate e fossero questi errori a impedirti di eccellere?

Quello che si cerca di fare con il proprio sito costruito con WordPress è posizionarsi in alto nella SERP, costruire quindi contenuti che siano rilevanti, che diano risposte e che piacciano all’algoritmo di Google. E, ammettiamolo, tante volte sembrano esserci delle formule magiche che poi diventano dei veri e propri malefici.

Uno degli errori più grandi che si fanno è cadere nella trappola di pensare che la SEO debba funzionare sempre nello stesso modo e che esista in ogni più piccolo anfratto del tuo sito web. Motivo per cui si finisce con il mettere in pratica quelle che poi si rivelano strategie SEO sbagliate.

Perché, anche se tutto concorre a migliorare eventualmente il tuo posizionamento tra i risultati di ricerca, non tutto deve passare per SEO tecnica. Vediamo quindi quali sono i due errori in cui probabilmente siamo caduti tutti almeno una volta e come uscirne, anche guardando quelli che sono i consigli di John Mueller, mister Google.

Come uscire dalle strategie SEO sbagliate: il problema delle bio

L’ottimizzazione dei contenuti per stuzzicare i motori di ricerca: questo è ciò che c’è nascosto all’interno dell’acronimo SEO. E si tratta di una scienza che cerca di trovare un nesso logico per aiutare poi a guadagnare una buona posizione nei risultati di ricerca e a farsi trovare dagli utenti, proprio andando a lavorare secondo quelle che sono le regole dell’algoritmo.

A forza di cercare di piacere a questa divinità astratta fatta di bit, però, può capitare di commettere degli errori. Perché è vero, abbiamo visto tante volte come andare a curare per esempio i testi che scrivi, la costruzione dei contenuti, addirittura la velocità di caricamento delle pagine possa essere un segnale che fa parte della grande impalcatura della SEO. non avrebbe senso se no cercare l’hosting migliore.

Ma non tutto quello su cui puoi agire deve essere guardato attraverso la lente dei motori di ricerca. A ribadire questo concetto è stato proprio John Mueller. Su Bluesky Nicky Pilkington, esperta della materia, si è lasciata andare ad uno sfogo di poche parole: “Smettetela di trattare le biografie degli autori come una tattica SEO e cominciate a trattarle per quello che sono: uno strumento per costruire fiducia con reali lettori umani“.

Stop treating author bios as an SEO tactic and start treating them as what they are – a tool for building trust with your actual human readers.

Nikki Pilkington (@nikkipilkington.bsky.social) 2025-02-06T09:30:33.993512Z

Trattandosi di un pezzetto di testo, e siccome siamo tutti ormai addestrati a cercare di trasformare qualunque pezzetto di testo in un pertugio in cui infilare una keyword rilevante, può capitare di perdere di vista qual è il significato del riempire lo spazio dedicato alla biografia dell’autore di un eventuale contenuto.

E qui entrano in gioco le famose strategie SEO sbagliate con cui abbiamo aperto. In questo caso l’unica strategia SEO che funziona è effettivamente lavorare cercando di fornire nella biografia dell’autore informazioni che possano piacere ed essere importanti e rilevanti per un utente umano che legge il contenuto e che, proprio dentro la bio, cerca di sapere se il contenuto che sta leggendo è scritto da qualcuno che può essere considerato un esperto. In questo sta la SEO: fare in modo di brillare e quindi di instillare fiducia.

Non è però necessario farcire questi piccoli spazi, che si trovano sempre in fondo ai post sui blog, di informazioni che potrebbero suonare come keyword pronte per una ricerca e quindi pensate per solleticare l’algoritmo.

A riprova che questo pensiero è quello corretto è arrivata la condivisione da parte di John Mueller alla propria comunità su Bluesky con in più una chiosa: “Siamo onesti, le persone sono in grado di capire quando le biografie degli autori sono utilizzate solo come tecnica SEO. È un po’ strano e non è rassicurante“.

Qual è quindi il modo corretto di costruire questo piccolo spazio in modo che sia utile alla SEO ma nel modo corretto?

Da evitare sono le descrizioni generiche, che sembrano copiate e incollate da una intelligenza artificiale. In seconda battuta è chiaro che se scrivi tu i contenuti che si trovano all’interno del tuo blog lo stile della biografia dovrà in qualche modo rispecchiare lo stile che si trova all’interno dei contenuti.

Nelle biografie va poi ovviamente evitato di mentire sulle credenziali ed è anche opportuno non creare esperti fittizi per aumentare in modo maldestro la propria autorevolezza in materia. Come abbiamo ribadito in altre occasioni, anche in questo piccolo spazio che sembra innocuo ma non lo è occorre essere onesti e trasparenti.

Ma è chiaro che le eventuali credenziali reali che puoi aggiungere alla tua biografia online funzionano solo se poi entri in contatto con la community che dovrebbe fidarsi di te; in questo le biografie degli autori sotto i post online servono ma fino a un certo punto: puoi scrivere di essere un esperto ma se poi non sei in grado di interfacciarti con gli eventuali utenti del tuo sito e mostrare di possedere le conoscenze che dichiari anche la biografia più bella del mondo diventerà un boomerang.

sito web in costruzione
Quali errori hai commesso anche tu? – sos-wp.it

Strategie SEO sbagliate, sai compilare lo spazio alt text?

Prendendo spunto da un’altra piccola interazione che si è svolta online abbiamo deciso di aggiungere alla lista delle strategie SEO sbagliate la compilazione di uno dei campi che si trovano nel pannello di WordPress quando si caricano le immagini.

Se hai mai caricato una foto sul tuo sito WordPress ti sarai certamente trovato a compilare anche la sua descrizione, a dare una didascalia, a compilare anche quello che sembra un campo ridondante: lo spazio alt text. Questo spazio contiene il cosiddetto testo alternativo.

All’interno di WordPress e di internet quello spazio ha una funzione precisa; di nuovo, però, non è una funzione che ha a che fare con la SEO (direttamente). Cercare di riempire anche questo secondo piccolo spazio con un testo che è pensato per una SEO che guarda i motori di ricerca è un altro errore in cui tutti si cade almeno una volta presi dall’entusiasmo.

Lo spazio alt text è utilizzato per descrivere le immagini anche se queste non si stanno caricando; si tratta di qualcosa che è stato implementato agli albori di internet, quando tutto era molto lento. Negli anni la loro funzione si è però modificata. Perché per esempio completare lo spazio alt text serve per dire ai bot quello che c’è all’interno dell’immagine.

In più, lo spazio alt text aiuta le persone con disabilità. Gli strumenti che per esempio aiutano gli utenti non vedenti o ipovedenti a muoversi su internet (screen reader) leggono quello che c’è all’interno dello spazio alt tex per informare l’utente del contenuto dell’immagine che è davanti a loro. Per questo motivo, anche solo per questo motivo, si tratta di uno spazio che è importante per la SEO perché è importante per l’accessibilità.

Anche se non è un elemento che influenza la SEO nel modo tradizionale, permettendo agli utenti di essere autonomi nella navigazione e ai bot di sapere quello che sta succedendo, si tratta di uno strumento che va utilizzato in modo corretto.

Per capire se c’è bisogno di compilare o meno lo spazio alt text esiste ora uno schema che aiuta a decidere. Si trova sul sito di w3.org.

La struttura è quella di un semplice diagramma cui si può rispondere sì o no e seguire le indicazioni che vengono via via date. Come chiarito in calce al diagramma, non tutto quello che può essere un’immagine e i casi in cui implementare il testo nello spazio alttext sono stabiliti dal diagramma stesso; si tratta però di un ottimo esercizio per cominciare a dare il giusto peso a questo piccolo spazio.

Per esempio, se l’immagine è solo di decorazione e non aggiunge nessun tipo di significato ulteriore al testo intorno a cui si trova, si può lasciare in bianco lo spazio dell’alt text. Un esempio di spazio occupato da un’immagine decorativa è quella che scegli come sfondo del tuo sito web.

Non dovrebbero avere un alt text per esempio neanche quelle immagini che molto spesso si trovano proprio all’interno dei blog e che servono solo per creare interesse e per aggiungere un po’ di colore al testo che si trova vicino.

Un utilizzo corretto dello spazio alt text aiuta la SEO perché aiuta gli utenti a muoversi all’interno dei contenuti che è quello che dovrebbe essere sempre lo scopo principale di qualunque cosa si fa con il proprio sito web.

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