WordPress non esiste nel vuoto e alle spalle c’è una società che si chiama Automattic.
Una società che, come succede ogni volta che ci si trova a dover avere a che fare con luoghi e sistemi per cui le persone esprimono le proprie idee, ogni tanto si è ritrovata a doversi interrogare su cosa significhi effettivamente infrazione del copyright.
Immaginando che tu per esempio possieda un tuo sito WordPress e improvvisamente nasca un altro sito WordPress che sembra la copia del tuo puoi chiedere, adducendo motivazioni e documentazione a corollario, che il sito copia, che magari è frutto di un’azione fraudolenta, venga rimosso o oscurato e anche Automattic ha i suoi sistemi per mantenere, dentro i siti che utilizzano WordPress, la legalità.
Non sempre però le richieste che arrivano ad Automattic per la rimozione di contenuti su WordPress o per la chiusura di interi siti hanno un senso logico. Ed è per questo che non tutte le richieste che arrivano alla società, le famose takedown notice, sono accettate e si trasformano in azioni concrete. E certe volte le richieste sono talmente tanto assurde da essersi guadagnate un posto in una sezione apposita del sito trasparency.automattic.com.
La Hall Of Shame dei casi WordPress, quando il copyright impazzisce
Come già accennato ciò che si trova su WordPress deve sottostare a una serie di norme e di regole e tra queste norme e queste regole ci sono anche quelle relative al copyright. È per questo motivo che, rifacendoci all’esempio di prima, nel caso qualcuno abbia creato un sito falso che sta copiando la tua identità per cercare di portare a segno attività fraudolente o semplicemente rubarti i clienti puoi chiedere ad Automattic di eliminare quel sito.
Ma potrebbe capitarti invece che, su un altro sito WordPress, tu legga una critica che viene mossa al tuo operato. In quel caso occorre valutare se il contenuto che ti prende di mira può o meno essere considerato libertà di pensiero o no. Anche in questo caso, oltre alle eventuali azioni legali, puoi sempre chiedere a WordPress di oscurare il contenuto o il sito. Ma non sempre le richieste possono essere accettate e la spiegazione viene proprio dalla pagina Hall Of Shame che si trova sul sito di Automattic.
Gli esempi più eclatanti di richieste impossibili da accettare sono più diversi. Uno forse dei più divertenti è quello che risale al maggio del 2017 che ha al suo centro un logo di una cittadina utilizzato per una critica all’amministrazione pubblica locale che ha scatenato la stessa amministrazione locale, che a sua volta ha deciso di provare a chiedere la rimozione del logo rimaneggiato a presa in giro sottoponendo una takedown notice per infrazione al copyright.
La richiesta da parte del comune in questione è stata respinta da Automattic e l’autore del logo cittadino diventato parodia ha rincarato la dose aggiungendo un watermark enorme sulla sua piccola opera in cui si legge proprio “Parody”. Ma ci sono altre storie interessanti. Se vuoi per esempio leggere di quella volta che dei bot hanno scambiato i contenuti originali di un sito per delle copie di contenuti originali di quello stesso sito c’è un post di qualche anno fa che fa al caso tuo.