Google ha terminato il rilascio del nuovo aggiornamento programmato per il mese di ottobre che ha lo scopo di lavorare su quello che la società definisce “spam”.
Uno spam che ovviamente non è quello cui potresti pensare più facilmente, ovvero quello che arriva nella casella di posta perché il tuo indirizzo mail è finito in mano a soggetti fastidiosi quando non pericolosi. Si tratta di un altro genere di spam anche se il fastidio permane: lo spam inteso come risultati nelle ricerche che poi finiscono con l’essere inutili o progettati solo per posizionarsi in alto e capitalizzare traffico ma senza produrre un beneficio per chi ha lanciato la ricerca.
Qualcosa che succede a tutti, prima o poi. E sarà di certo capitato anche a te di fare una ricerca e di scoprire che quelli che Google pensava essere i risultati migliori e con le risposte più performanti si sono poi dimostrati siti costruiti solo come giganteschi contenitori di pubblicità e senza una reale funzione informativa.
Questa storia degli spazi pubblicitari a qualcuno è decisamente sfuggita di mano ma gli utenti cominciano a mostrare segni di fastidio evidente e Google, di conseguenza, ha deciso di affrontare il problema anche con questo aggiornamento, annunciato all’inizio del mese e che adesso è stato portato a compimento. Ad annunciare la conclusione del rollout l’account X ufficiale di Google Search. Che cosa significa il nuovo aggiornamento per il tuo sito? E, in generale, come si fa ad evitare di ricevere un cartellino rosso da Google?
Cosa c’è nell’aggiornamento antispam di Google
L’annuncio era arrivato attraverso i social rimandando però al blog di Google Search Central e in poche frasi tradotte in buona parte delle lingue del mondo (compreso l’italiano) veniva chiarito lo scopo dell’aggiornamento appena completato: migliorare la copertura per individuare lo spam anche in lingue diverse, “rimuovere diversi tipi di spam segnalati dai membri della nostra community” in lingue tra cui cinese, vietnamita, indonesiano e altre.
In più l’aggiornamento mira a rendere inefficaci alcune pratiche come per esempio il cloaking, le compromissioni tramite spam e lo scraping. E come sempre nel post di annuncio si sottolineava che nel caso in cui un sito risultasse compromesso dall’aggiornamento di certo il problema non era colpa di Google ma magari di alcune pratiche poco pulite o semplicemente di qualche svista. La prima cosa da notare è il focus sul contributo dato dalla community e infatti, qualcosa che vale la pena sapere, la società è sempre contenta quando gli utenti che compiono ricerche danno feedback che sono poi utili a rendere l’esperienza di tutti migliore.
Tra i sistemi che la società della grande G utilizza per rintracciare il contenuto spam, oltre alle segnalazioni, ci sono i servizi di SpamBrain che mescola machine learning e intelligenza artificiale e che viene aggiornato proprio per restare al passo con chi cerca di campare con queste pratiche scorrette. Pratiche scorrette che sono elencate nella documentazione ufficiale e che quindi non si può dire di non sapere.
Quello che Google chiama spam
Lo spam quando si parla di ricerca online, e lo chiarisce la documentazione ufficiale Google, si compone di diverse pratiche come per esempio il cloaking ovvero il creare una pagina che per quello che i motori di ricerca riescono a vedere rimanda ad un certo contenuto ma che poi, nel momento in cui viene aperta da un utente finale, rimanda a un contenuto diverso. Una pratica molto spesso utilizzata dagli hacker ma non solo. Un’altra pratica molto diffusa e che viene considerata spam è il doorway, ovvero pagine che sono pensate e progettate proprio per piazzarsi in cima ai risultati di ricerca ma che poi, prima di portare l’utente a ciò che sta effettivamente cercando, lo costringe ad attraversare altre pagine intermedie.
Poi ci sono tutte quelle situazioni in cui il contenuto di una pagina è stato compromesso da un attacco hacker. Allontanandoci però da quelle che sono le pratiche degli hacker, che cercano il posizionamento per i propri scopi malvagi, ci sono altre attività che sono da considerare spam: la ripetizione troppo frequente delle parole chiave, l’utilizzo di elenchi con una serie di località geografiche per far sì che il motore di ricerca agganci una di queste località creando blocchi di testo assolutamente sconclusionati.
E poi la pratica ancora molto diffusa dell’acquisto o della compravendita di link. Da ultimo quei siti che cercano di incamerare ricerche copiando e incollando contenuti senza citare la fonte originale. In questa ultima pratica, oltre a ricevere una segnalazione di contenuto spam e quindi un peggioramento del proprio ranking, c’è anche il rischio di andare incontro a sanzioni ben più sostanziose per violazione del copyright. Questi i comportamenti scorretti principali che si trovano nella sezione dedicata allo spam sul blog ufficiale di Google Search Central. Compreso che cosa significa per Google spam, è ora il caso di vedere che cosa puoi fare per migliorare il ranking dei tuoi contenuti se hai subito qualche contraccolpo anche senza aver messo in campo nessuna tattica volutamente scorretta.
La regola d’oro di Google è sempre la stessa
Gli aggiornamenti degli algoritmi che gestiscono i risultati nelle ricerche di Google sembrano cambiare vistosamente da un mese all’altro e sono tanti i gestori di siti web e gli editori che si trovano a fare i conti con vuoti cosmici in termini di visite, contenuti che dovevano essere a colpo sicuro e che invece non portano nulla e tutta una serie di situazioni grigie quando non spinose.
Gli aggiornamenti portano sempre un po’ di scombussolamento, volendo fare una citazione da uno dei personaggi più ferrati in public relation mai esistiti ovvero il mago Merlino de La Spada nella Roccia, ma deve trattarsi di uno scombussolamento momentaneo. Se ti rendi conto che il traffico sul tuo sito è diminuito potrebbe essere effettivamente accaduto che l’aggiornamento contro lo spam abbia penalizzato quello che offri agli utenti in termini di contenuto. Un primo modo per scoprire se è successo qualcosa è controllare come stanno i tuoi backlink, in seconda battuta devi ovviamente assicurarti che il tuo sito non sia stato oggetto di qualche pratica criminale a tua insaputa.
E un modo per dormire sonni un po’ più tranquilli in questo caso è tenere sempre aggiornati non solo la piattaforma con cui costruisci i tuoi contenuti ma anche tutti gli eventuali plugin e i software di terze parti che utilizzi. Oltre a questo ricorda sempre che Google valuta, alla fine della fiera, il contenuto per quello che è in grado di dare agli utenti. Una metrica forse un po’ più sfuggente ma non impossibile da comprendere: i contenuti che sono quanto più possibile originali, che quindi offrono un punto di vista o una voce leggermente diversa rispetto alla massa anche su un argomento già trattato altrove, hanno più possibilità di emergere positivamente come pure quei contenuti che guardano alla SEO ma senza strafare.
Seguire i trend è un modo per avere più chance per apparire in una ricerca ma non devi neanche forzare parole chiave che non hanno nulla a che fare con quello di cui ti occupi all’interno dei tuoi contenuti perché rischi di avere un boost temporaneo che poi si trasforma in una voragine di visite. Il pubblico si costruisce nel tempo.