Nella SEO ci sono tante parole particolari, oggi parliamo di cloaking: cos’è e come funziona e anche perché, una volta capito cosa fa, è bene tenersene alla larga.
Quando si parla di SEO ci sono sempre molte cose che vanno prese in considerazione. Tante sono le cosiddette buone pratiche e tanti sono gli errori che invece si possono commettere.
Per lo più si tratta chiaramente di errori in buona fede. Quando si commette un errore nella SEO la prima cosa da fare è identificare quello che non funziona e correre ai ripari, modificando per esempio una parola chiave, riscrivendo un articolo, aggiungendo nuovi contenuti.
Ma ci sono poi anche altre attività legate alla SEO che sono volutamente errate. Tra queste c’è il cosiddetto cloaking.
Cominciamo allora dando una definizione partendo dalla parola di per sé. Cloaking deriva dal termine inglese cloak, che vuol dire letteralmente mantello.
L’attività identificata con il cloaking è quindi un’attività che in qualche modo nasconde un qualcosa. Ma che cosa si nasconde con il cloaking? I contenuti di un sito web.
Cloaking: cos’è e come funziona?
Abbiamo visto che il cloaking deriva da una parola inglese che serve per indicare il mantello, un po’ come il mantello dell’invisibilità.
E un po’ come il mantello dell’invisibilità, l’attività di cloaking all’interno della SEO nasconde quello che c’è all’interno di un sito. In particolare lo nasconde ai motori di ricerca.
Il cloaking è infatti l’attività, che viene universalmente considerata tra le attività sbagliate all’interno della SEO, per cui un contenuto all’interno di un sito web viene mascherato in modo tale che i motori di ricerca e poi gli utenti finali vedano in realtà due cose diverse.
Serve, il più delle volte, per sfruttare la buona reputazione di alcuni siti per poi però mostrare agli utenti i propri contenuti.
Di nuovo, è chiaro che si tratta di una tecnica che non andrebbe mai utilizzata. Ma comunque va conosciuta perché, in alcuni casi che ora vedremo, si può rischiare di diventare oggetto di un’attività di cloaking.

Come si realizza il cloaking?
Stiamo scoprendo il cloaking: cos’è e come funziona, ma nei fatti come è possibile che qualcuno copra un sito con altri contenuti?
Ci sono in realtà diverse tecniche che si possono utilizzare.
Per esempio il cloaking attraverso gli indirizzi IP: utilizzando indirizzi IP diversi per prendere in giro i crawler dei motori di ricerca e gli utenti è possibile fare un redirect verso contenuti diversi.
Poi ci sono i sistemi che utilizzano le informazioni relative all’utente come per esempio il browser, il sistema operativo e così via in modo tale, di nuovo, di fornire ai crawler dei motori di ricerca un tipo di contenuto e agli utenti tutt’altro.
Anche l’utilizzo di brandelli di codice HTTP oppure pezzi di testo nascosti che sono visibili solo ai motori di ricerca sono metodi molto diffusi per chi vuole portare avanti un’attività di cloaking.
Il tuo sito non è più tuo
Come dicevamo, ci sono quei soggetti che, nonostante il cloaking sia un’attività di SEO totalmente sanzionata e sconsigliata, decidono di applicarla.
Ma per farlo c’è bisogno di un sito che venga utilizzato come base per effettuare il cloaking. Come succede?
Tra le cause più comuni per cui un sito legittimo diventa parte di uno schema di cloaking ci sono attacchi hacker che inseriscono all’interno dei database dei file o che modificano alcune impostazioni.
Questi file e queste impostazioni in pratica dirottano il traffico altrove.
Altri metodi con cui gli utenti malevoli possono dare vita ad attività di cloaking su un sito legittimo sono attraverso le falle nella sicurezza con cui per esempio si possono creare nuovi utenti che gestiscono il sito di WordPress da dietro le quinte oppure un plugin che in realtà nasconde un cavallo di Troia.
Come ci si accorge del cloaking?
Tra le tante possibilità per cui un gestore di un sito web legittimo potrebbe rendersi conto che il suo sito è stato utilizzato per il cloaking ce n’è una elementare: una ricerca sapendo che i link nella SERP che rimandano al proprio sito dovrebbero effettivamente mostrare determinati contenuti.
Se questo non succede, se per esempio anziché finire sul tuo sito finisci sul sito di qualcun altro, è molto probabile che sia in atto un cloaking.
Se vuoi controllare eventuali ingerenze di questo tipo da parte di utenti esterni, ci sono due tool gratuiti che si trovano online e che possono dirti se c’è qualcosa che non va.
I tool sono DupliChecker e SiteChecker.
Se non sai come muoverti dopo aver individuato questi problemi, puoi ovviamente rivolgerti alla nostra assistenza. I nostri tecnici possono aiutarti nel risolvere anche questo genere di fastidi al tuo sito WordPress.