Ormai Gemini è arrivato da un po’. Il servizio di intelligenza artificiale offerto da Google, è entrato a vario titolo in tutti gli anfratti dell’esperienza degli utenti, per qualcuno fa anche parte della routine della SEO.
Ma quanti effettivamente utilizzano l’assistente prodotto dalla società della grande G e soprattutto per che cosa. Una curiosità che non abbiamo solo noi ma a quanto pare anche la stessa società. Sul suo account del social che una volta era dell’uccellino azzurro è stato aperto un sondaggio per avere dagli utenti alcune risposte.
C’è da dire che il sondaggio adesso non è più disponibile (cancellato dall’autore del post) ma le risposte che si sono accumulate valgono comunque la pena di essere lette, soprattutto perché ci danno quella famosa aria che tira nella stanza e che forse qualcuno non riesce a leggere correttamente.
Il sondaggio su Gemini apparso e scomparso
La linea delle varie presentazioni dei servizi legati a Gemini, come pure tutte le altre presentazioni di tutti gli altri servizi legati a tutte le altre intelligenze artificiali, sono molto chiare: l’intelligenza artificiale aiuterà l’essere umano a velocizzare alcuni compiti e permetterà a tutti di fare molto più di quello che si fa adesso.
Ma nonostante sembri tutto molto facile, in realtà la maggior parte di quelle persone che dovrebbero trarre beneficio dai servizi come Gemini non hanno nessuna intenzione di utilizzare i suoi servizi. La dimostrazione è la carrellata di commenti che si sono ammonticchiati rapidamente sotto un post pubblicato sull’account Google Small Business in cui si chiedeva agli utenti, che tra l’altro hanno votato in meno di 1000 nonostante quasi 60 mila visualizzazioni, quale sarà il primo compito che verrà affidato a Gemini in termini di SEO.
L’account dedicato agli small business si è trovato così al centro di una polemica che, a sua volta, ci permette di riflettere su quello che effettivamente si può tentare di fare con Gemini in termini di SEO e quello che è invece meglio continuare a fare a mano.
Una risposta lapidaria che è subito diventata una delle più commentate è quella di Lily Ray che scrive “Questo è assurdo. Sentite l’aria che tira”.
Altri commenti un po’ più elaborati sono per esempio quello di Pedro Dias, tra i più famosi consulenti per quello che riguarda la SEO, che scrive: “Per favore no. Qualcuno fermi queste prese di posizione senza senso. Parlate con il team interno delle comunicazioni prima di pubblicare questo tipo di suggerimenti“.
Kristine Schachinger elabora forse nella maniera migliore l’idea che serpeggia e neanche in modo tanto sotterraneo: “I Large Language Model non sono equipaggiati per fare niente di quello che c’è in questa lista né bene né in alcun modo. Non lo sapete? Se non lo sapete dovreste andare a parlare con il vostro team che si occupa di intelligenza artificiale. In più Google penalizza i contenuti AI, non perché identifica l’intelligenza artificiale ma perché le caratteristiche dei contenuti AI sono considerati di bassa qualità. Questo post rasenta la negligenza“.
E si potrebbe andare avanti all’infinito. Ma che cosa esattamente ha scatenato le ire di tutti quelli che hanno deciso di commentare più che di votare? Deve essere stata la somma del testo del post pubblicato e le opzioni date, lasciando intendere che Gemini sia in grado di lavorare positivamente su di loro.
Ciliegina sulla torta il link alla guida per i prompt che si può scaricare in cui si ribadisce che Gemini, nella sua versione Gemini for Workspace, aiuta a lavorare in maniera più intelligente, ad aumentare la produttività e a risparmiare tempo per concentrarsi “sul lavoro a più alto impatto“.
Ma quale dovrebbe essere un lavoro a più alto impatto nella SEO rispetto a: ottimizzazione delle keyword, creazione dei contenuti, creazione di descrizioni e meta titoli?
Molta della acredine nei confronti del sondaggio e di quello che il sondaggio sottintende viene proprio dal fatto che è stato proposto sull’account che si occupa di dare consigli alle società più piccole, quelle che tante volte si occupano di dare servizi localmente.
È chiaro che, quando si gestisce un business di dimensioni ridotte, il budget per avere a disposizione esperti che si occupano di SEO e che granularmente portano avanti una strategia coesa potrebbe non esserci.
Per questo motivo il post ha fatto arrabbiare tanti: perché suggerisce ai piccoli di affidarsi in qualche modo a Gemini, quando quello che Gemini produce potrebbe non avere nessun modo di parlare effettivamente al pubblico di riferimento cui si sta cercando di arrivare (che ha anche problemi a fidarsi di quello che la IA produce).
Ed è questo un concetto sottolineato per esempio da un altro commento, lasciato da Adam Riemer: “Non usare strumenti ai come Gemini per l’ottimizzazione. Va contro il miglior interesse dei business locali. Le attività locali conoscono la propria comunità e i propri clienti, l’intelligenza artificiale no. Un business locale può creare una vera esperienza che sia in linea anche con il brand e con i valori della comunità”.
Ma quindi Gemini serve a qualcosa?
Le risposte al sondaggio scomparso rapidamente, ci danno solo una parte della storia però. Ci danno la parte della storia di quelle persone che dovrebbero trovare giovamento dall’utilizzare i sistemi di intelligenza artificiale per velocizzare il proprio lavoro e quindi concentrarsi poi su altro.
Ma cosa pensano dentro Google dei servizi e dei suggerimenti, come per esempio quello di lasciarsi consigliare da un LLM sulla SEO? A tal proposito, e per comprendere ancora di più alcuni dei commenti, è bene ricordare di quella volta che John Mueller in persona sconsigliò un utente di reddit dal lasciare che un LLM gli desse consigli sulla SEO scrivendo “Per favore non usare gli LLM per i consigli sulla SEO. imparano da tutte le informazioni sbagliate che ci sono là fuori”.
Tanto basterebbe per chiudere la questione.
Ma , e succede con tutto, in realtà non si può chiudere la questione in maniera così tranchant. Perché anche se gli LLM non sono capaci di fare tante cosem qualcosa possono comunque farla. Quello che sfugge a tanti, soprattutto a quelli che si lasciano un po’ abbindolare dalla promessa di avere tutto a portata di mano senza pagare, è che gli strumenti sono utili in realtà solo a chi sa quello che succede sotto la scocca.
È un po’ la differenza che passa tra il voler montare una automobile seguendo solo un tutorial su YouTube senza aver mai neanche cambiato una gomma bucata e invece guardare un meccanico con vent’anni di esperienza che compie le stesse operazioni. Magari chiacchierando amabilmente con lo stesso tutorial su YouTube, ma sapendo anche soppesare i consigli che gli vengono forniti.
Portando il discorso nella SEO, proviamo a vedere cosa si può fare con la scrittura di contenuti. Se si possiede un piccolo business e si vuole risparmiare, l’idea di chiedere a una intelligenza artificiale di produrre 10, 20, 100 articoli o contenuti di vario tipo per poter raggiungere il proprio pubblico potenziale può sembrare l’idea del secolo. Ma se di mestiere non si scrive, non è possibile per esempio far sì che il testo sia effettivamente rispondente a quello che ci si aspetta in termini di grammatica e di contenuto.
La grande slot machine dell’intelligenza artificiale, che si chiami Gemini o altro non importa, è una slot machine. Nessuno dei testi che viene prodotto è in realtà frutto di un ragionamento logico ma solo di una serie di calcoli: milioni di calcoli, miliardi di calcoli. Pur sempre calcoli però.
Una serie infinita di if che rientrano solo nei parametri di quello che può essere il pool di informazioni di partenza su cui è addestrata l’intelligenza artificiale. Le cose cambiano leggermente se alla IA si permette di andare a guardare nella rete ma in questo caso è ancora più importante che a dare gli ordini sia qualcuno che sa riconoscere tutto quello che può andare storto.
Se hai una piccola attività e non hai un grande budget per occuparti della SEO, della costruzione di contenuti e di tutto quello che potrebbe aiutarti a crescere la soluzione non è Gemini. La soluzione è una consulenza che ti permetta poi di avere quanto meno gli strumenti di base e una strategia per ottimizzare quello che puoi produrre.