Anche se c’è una parte di utenti nel mondo che utilizza browser e motori di ricerca diversi da ciò che offre la società della grande G, non si può di certo negare che la parte del leone continui a farla Google.
Per questo motivo, gli aggiornamenti ai servizi e alle piattaforme di Google sono sempre importanti e vanno seguiti con cura. Tra le novità più recenti, la fine del periodo di prova interno della versione desktop di Google Discover. A quanto pare, è finalmente arrivato il momento per gli utenti di toccare con mano questa novità.
Nelle settimane passate, in alcuni Paesi è stato possibile cominciare a vedere in azione la novità.
Che è chiaramente destinata a cambiare ancora una volta il modo in cui gli utenti si interfacciano con i contenuti online e quindi anche a cambiare il modo in cui chi produce i contenuti deve gestire la propria presenza online.
Google sblocca il servizio Discover anche su desktop: cosa succede adesso?
Le prime avvisaglie riguardo l’arrivo di Google Discover anche su desktop sono apparse a metà dello scorso mese di maggio.
All’improvviso, e i messaggi apparsi per esempio sul social che una volta chiamavamo Twitter lo dimostrano, nella homepage di Google qualche utente si è trovato con una serie di contenuti promossi in base ai propri interessi personali: Google Discover per desktop in azione.
Ormai per tantissime realtà online, soprattutto per quei siti che fanno informazione, Google Discover è il modo più importante (tante volte purtroppo molti pensano sia l’unico) per farsi trovare da chi potrebbe trovare interessanti i contenuti e quindi creare traffico e mantenere a galla i siti web.
Questo perché da quando è stato introdotto, tantissimi utenti, volutamente o magari solo per pigrizia, hanno cominciato a utilizzare Discover al posto della ricerca tradizionale e soprattutto senza andare più sui siti originali per scoprire le ultime notizie.
Come spesso succede, quindi, il cambiamento portato da Google Discover ha di certo favorito i consumatori di contenuti, ma non i produttori che si trovano ora lanciati in una perenne corsa all’attenzione.
Una corsa all’attenzione che deve anche ovviamente vedersela adesso con l’intelligenza artificiale, lo AI Mode e le AI Overviews.
Eppure il fatto che Google Discover arrivi su desktop in realtà potrebbe non essere l’ultima campana a morto per i siti di informazione. Infatti, anche se ormai tanto traffico si svolge da mobile, ci sono ancora tantissimi utenti che lavorano o passano il tempo con il PC.
Potenzialmente quindi c’è più possibilità di farsi trovare nello stesso modo in cui si riesce a entrare in contatto con gli utenti da mobile.
Interessante è poi la scelta che è stata fatta da parte di Google di aumentare la chiarezza, soprattutto relativa alla fonte da cui arriva la notizia che viene proposta all’interno del feed.
A riprova che è importante sapere dove si va quando si clicca, adesso sia nella versione desktop sia nella versione mobile è presente il logo del sito da cui proviene la notizia (la cosiddetta favicon) e il nome, con in più l’indicazione di quanto tempo prima rispetto alla visualizzazione il contenuto è stato pubblicato.
Come accennavamo prima, potenzialmente l’apertura della versione desktop è quindi un’ottima notizia per chi è alla ricerca di nuove visualizzazioni.
Cogliamo però l’occasione anche per tentare di capire un po’ meglio come funziona Google Discover e quanto c’è di diverso rispetto a quello che dovresti fare per posizionarti in una ricerca tradizionale.
Google Discover, il motore della non-ricerca
Se provi a chiedere a chi riesce a mettere i propri contenuti su Discover, il che significa che i suoi contenuti appaiono con una certa regolarità, probabilmente ti risponderà che è solo un mix di fortuna e tempistica. E purtroppo, è esattamente così.
Riuscire a essere rilevanti su Google Discover è molto diverso e in un certo senso anche molto più difficile rispetto a essere rilevanti per una query tradizionale. Non si può infatti prevedere fattivamente se l’algoritmo che gestisce Discover premierà o meno il contenuto che si è prodotto.
Occorre trovarsi nella intersezione microscopica tra interesse dell’utente specifico, momento della giornata specifico e analisi dell’algoritmo.
Se in base a quello che l’algoritmo ha imparato di quell’utente specifico in quella determinata fascia oraria si allinea con quello che si offre, allora il contenuto appare. Altrimenti scompare.
E che Discover sia un mondo a parte rispetto alla ricerca tradizionale ce lo dice anche il fatto che una stessa testata giornalistica, una stessa fonte di informazioni, potrebbe apparire più volte nel corso di 24 ore e poi scomparire del tutto per giorni.
Questo però non significa che alcuni principi con cui Google valuta i contenuti non vengano rispettati. Non c’è modo di segnalare la propria volontà di finire su Discover, ma è chiaro che nel momento in cui produci contenuti di qualità che rispettano i famosi principi di chiarezza e coerenza e fornisci informazioni utili, interessanti e valide, ci sarà più possibilità per i tuoi contenuti di comparire tra quelli offerti agli utenti che utilizzano Discover.
Come produttore di contenuti, ciò che puoi fare per capire se quello che offri prende piede su Discover è utilizzare al meglio gli strumenti che Google offre direttamente attraverso la Search Console.
Se infatti specifichi all’interno di Search Console quale tipologia di dati vuoi visualizzare, scegliendo desktop, ottieni i dati relativi alla versione desktop di Discover, mentre se vuoi sapere come funziona quello che produci su Discover sulle altre piattaforme, sceglierai mobile come parametro.
In questo modo è anche possibile provare a guardare a ciò che succede ai contenuti non solo nel loro complesso, ma anche in base a dove sono gli utenti che ti leggono. Un indizio sulla presenza di lettori favorevoli su desktop piuttosto che su mobile potrebbe dirti per esempio qualcosa su come il tuo sito è stato ottimizzato (o non ottimizzato) per gli schermi verticali.