The Internet Archive e tutti i suoi servizi, quindi compresa anche la The Wayback Machine, si stanno solo ora riprendendo da un enorme attacco DDoS.
Un attacco che è stato rivendicato da un gruppo di hacker che sul social che una volta era dell’uccellino azzurro hanno anche dato una spiegazione del perché se la sono presa con una istituzione no profit conosciuta in tutto il mondo.
Per quello che riguarda la gestione di siti web in particolare il problema si è creato proprio perché è andato offline il servizio offerto da The Wayback Machine. Un servizio che, ne abbiamo parlato proprio di recente, ha tra l’altro sostituito quello che era possibile fare attraverso Google.
The Internet Archive offline, The Wayback Machine sta tornando ma ci vorrà tempo
A raccontare quasi in tempo reale della situazione di The Internet Archive e degli altri servizi connessi è Brewster Kahle, che sul social di Elon Musk si definisce semplicemente bibliotecario digitale. Fa piacere innanzitutto notare che i messaggi di Kahle hanno di recente cambiato tono appena un po’. Gli è stato infatti possibile scrivere che finalmente la The Wayback Machine è tornata operativa anche se “in modalità provvisoria e read only “.
Questo significa, e lo chiarisce anche Kahle sempre nel messaggio pubblicato lo scorso 14 ottobre, non c’è la possibilità di salvare nuove pagine. Si può tornare ad utilizzare il servizio ma molto probabilmente ci sarà bisogno di altra manutenzione, conclude Kahle.
Più di recente, Kahle ha aggiunto che si è tornati a 1500 richieste al secondo per la The Wayback Machine, il che significa che il volume di traffico è tornato alla normalità. Questo però non significa che tutto The Internet Archive sia tornato operativo e infatti Kahle chiarisce che gli altri servizi non sono tornati disponibili. Ci vorrà altro tempo.
Ma che cosa è successo?
Che cosa ha portato alla momentanea eliminazione di uno dei sistemi principali con cui si possono esaminare le versioni precedenti di un sito web, corollario di quella che per tanti è considerata la nuova biblioteca di Alessandria?
Proviamo a rispondere cercando sempre le informazioni disponibili online. Tutto è cominciato lo scorso 9 ottobre quando tutta la piattaforma The Internet Archive è stata oggetto di un attacco DDoS. Con una coincidenza che è solo temporale c’era stata, proprio nei giorni precedenti l’attacco, la volontà da parte dell’ente di parlare apertamente dell’attacco che invece aveva portato soggetti sconosciuti a mettere le mani su 31 milioni di dati di utenti registrati. Dati che sono stati però resi per quanto possibile inutilizzabili dall’ente stesso.
Gli esperti hanno confermato che non c’è correlazione tra i due attacchi se non una coincidenza. A portare a compimento a quanto pare invece l’attacco DDoS contro The Internet Archive e tutte le sue propaggini sarebbe stato il gruppo Blackmeta.
La motivazione di tanto accanimento contro quella che è considerata una istituzione no profit imprescindibile sarebbe che ha legami con gli Stati Uniti. Stati Uniti che stanno permettendo il genocidio dei palestinesi e che vanno quindi colpiti ovunque.
Se però si va a cercare online il profilo, per esempio quello sul social di Elon Musk (e quanta ironia in questo), del gruppo si nota come moltissimi abbiano cercato di far capire a questi hacker che in realtà non hanno colpito nessuna società che fa capo agli Stati Uniti ma un ente benefico che ha soltanto una sede fisica in quel Paese.
La testardaggine dimostrata però farebbe propendere più di qualcuno verso una spiegazione per cui l’attacco al nemico americano sarebbe solo una manovra fittizia e il motivo reale sarebbe un altro.
Chiarito che quindi non c’è chiarezza neanche sui reali motivi per cui The Internet Archive e con esso The Wayback Machine e gli altri servizi sono stati colpiti, cerchiamo invece di capire quali sono state le conseguenze e quali potrebbero ancora essere le conseguenze proprio sul servizio che ha sostituito quello che si poteva avere direttamente dentro Google Search.
The Wayback Machine è tornata ma non in piena forma
La conseguenza più importante dell’attacco è che, chiaramente, non ci sono stati aggiornamenti ai siti che potrebbero essere cambiati nel frattempo oppure a quei nuovi siti che potrebbero essere stati pubblicati nei giorni in cui The Wayback Machine è rimasto offline.
La consultazione è tornata attiva al momento anche se è chiaro potrebbero esserci altri cambiamenti e il servizio potrebbe a sua volta andare offline per permettere aggiornamenti ulteriori alla sicurezza. Accanto ai problemi che la interruzione del servizio in sé ha generato in tantissimi utenti, che fanno per esempio affidamento proprio su ciò che c’è all’interno di The Internet Archive per lo studio, e accanto ai problemi tecnici di chi potrebbe avere avuto bisogno di guardare ad una versione precedente di un sito web utilizzando il servizio di The Wayback Machine, c’è da chiedersi se non sia forse opportuno avere copie o servizi alternativi al grande lavoro che The Internet Archive fa proprio con The Wayback Machine.
Un servizio che, come accennavamo prima e come abbiamo già avuto modo di guardare da vicino, è adesso nella pratica l’unico modo per potere esaminare com’era il web e come i contenuti cambiano nel tempo. Come utenti possiamo fare poco.
Anche se ovviamente si può comunque donare alla fondazione di The Internet Archive per permettere loro di lavorare con un po’ più di tranquillità. In qualità di gestori di siti web, se vuoi conservare lo storico di quello che c’è sul tuo sito web la soluzione più facile da adottare è quella di creare delle copie di backup periodiche che potresti o meno rendere disponibili poi agli utenti.