Una domanda che risulta sempre pressante e che a volte difficilmente trova una risposta chiara e univoca riguarda la quantità di parole che un contenuto qualunque su un sito WordPress deve avere per essere guardato con maggior favore (dall’algoritmo di Google) e apprezzato di più dagli utenti.
Se si fa questa domanda a John Mueller la risposta è che la quantità di parole non è un fattore che influisce sulla qualità. L’ultima volta in cui aveva risposto ad una domanda del genere fattagli attraverso i social era stato nel 2021. Ma anche se da parte della grande G la risposta è che direttamente, questa è la parola chiave, il conteggio finale delle parole presenti in un articolo non ha tutto questo significato tocca poi fare i conti con quello che succede nella realtà in cui anche il tuo sito WordPress si muove.
Perché, e ce ne fornisce un esempio ciò che ha pubblicato Neil Patel sul social di Elon Musk, quello che finisce sulla prima pagina dei risultati di Google tende ad avere una certa lunghezza ed è quindi composto da un certo numero di parole. E anche se questa lunghezza e questo numero di parole si sta riducendo, prosegue sempre il ragionamento di Patel, c’è sempre qualcosa di costante.
Quante parole servono a Google per valutare il tuo sito WordPress?
La risposta che ti darebbe Google se chiedessi quante parole servono per poter avere più possibilità di finire sulla prima pagina dei risultati di una ricerca è che devi metterci tutte quelle che servono, né più né meno. Perché la lunghezza degli articoli, dei contenuti, delle guide, dei post personali deve essere quella giusta per dare all’utente una esperienza con informazioni utili e sempre pertinenti. Ma, anche se a quanto pare l’algoritmo non si mette a contare le parole, sembra esserci un trend per cui quello che si trova come risultato nelle prime posizioni di qualunque ricerca tende ad essere più lungo di quello che si trova nelle altre pagine.
La spiegazione più logica e lampante è che nella lunghezza vengono inserite più informazioni che gli utenti apprezzano e su cui tornano. C’è poi anche da considerare il dettaglio che se un articolo è più lungo di un altro l’utente medio che vuole leggerlo passerà sulla pagina che contiene quell’articolo più tempo diminuendo così il bounce rate del sito e andando a dire a Google che quel sito così brutto come sembra non è (e quindi anche se non influisce direttamente sull’algoritmo, la lunghezza influisce su fattori che a loro volta influiscono sulle performance).
Devi iniziare a scrivere 3000 parole su ogni cosa?
Come per tutto ciò che riguarda l’algoritmo di Google e il modo in cui esso intercetta e rimanda al mittente gli interessi del pubblico, anche per la lunghezza dei contenuti non ci sono quindi risposte univoche. Come si fa allora a decidere qual è la lunghezza ideale per i contenuti informativi che trovano posto sul tuo sito WordPress? Una prima risposta viene ancora dallo stesso post di Patel che facendosi aiutare da Ubersuggest ha messo insieme il conteggio della lunghezza media dei contenuti nelle varie industrie. Per alcuni settori il conteggio supera abbondantemente le 500 parole ma ce ne sono altri che invece sono decisamente più corti.
E quindi la risposta riguardo la lunghezza dei contenuti è principalmente legata al tipo di contenuti e al pubblico cui ti rivolgi. Perché andando per esempio a guardare i numeri snocciolati da Patel nel campo delle costruzioni, dell’ingegneria e dell’automotive non c’è nessun bisogno di superare le 500 parole. Anzi, addirittura, proprio nel campo dell’ingegneria la lunghezza media di un contenuto è 306 parole. Ci sono ovviamente industrie e settori in cui si apprezza un discorso più lungo: tra questi ci sono i viaggi, la tecnologia e l’intrattenimento seguiti dall’istruzione.
E non è difficile capire perché questi settori sono quelli in cui si apprezzano contenuti un po’ più chiacchieroni: mentre chi parla di ingegneria lo fa sostanzialmente per chi si trova all’interno del settore, così come avviene per le costruzioni e l’automotive, e non c’è quindi bisogno di paragrafi di spiegazione a latere, per quello che riguarda l’intrattenimento e la tecnologia il pubblico è immensamente più vasto e soprattutto composto da chi potrebbe passare da un articolo all’altro senza troppa attenzione. I contenuti dell’intrattenimento, della tecnologia e dei viaggi tendono fisiologicamente quindi ad essere più lunghi perché devono dare più informazioni di contorno.
Cosa possiamo dunque trarre come insegnamento da queste due slide di Patel? Che la lunghezza ideale non esiste e che devi costruire i tuoi contenuti e il tuo sito in base al pubblico cui ti rivolgi. Se parli a chi è nella tua stessa industria non hai bisogno di spiegare tutti i termini tecnici, se vuoi costruire contenuti più divulgativi per il pubblico di tuoi potenziali clienti scriverai di più.
Liste, interviste, video?
Rispondendo ad una domanda riguardo i numeri riportati sul social di Elon Musk, patel ha condiviso con tutti un’altra slide che riguarda la distribuzione per tipologia di contenuto nelle varie industrie. Si tratta di contenuti che vengono organizzati in base alla forma che assumono, ci sono per questo post nella categoria liste, interviste, post standard, guide su come si fanno le cose, spiegazioni e video.
Dobbiamo ammettere noi stessi che, guardando la legenda che spiega le bande di colore, ci siamo sorpresi nello scoprire che anche se presenti in tutte le industrie i video non occupano ancora una parte preponderante di nessuna striscia. Il settore che ne fa più utilizzo è lo sport, seguito dall’automotive, mentre è molto poco utilizzato nel campo dell’ingegneria e dei viaggi dove le interviste invece sembrano essere il contenuto più frequente. In base ai vari settori esaminati da Patel un’altra realtà risulta però evidente: anche se con distribuzioni diverse, le varie industrie mostrano di utilizzare tutto lo spettro delle formule possibili. A seconda quindi del settore in cui ti muovi, benché potrebbero esserci tipologie di contenuto che hanno più successo con quello che è il tuo target audience vale la pena spaziare un po’.