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Se pubblico un contenuto sia come video YouTube sia come articolo, mi cannibalizzo? La risposta di Google

come google valuta i contenuti duplicati
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Scrivere e pubblicare contenuti sempre nuovi è uno dei compiti di chi decide di avere una propria presenza online.

I social ci hanno insegnato però, purtroppo, ad attendere con sempre meno pazienza gli aggiornamenti e allo stesso tempo premiano con posizioni e visibilità proprio con i produttori di contenuti che sembrano essere fonti inesauribili di novità.

In qualità di esseri umani a volte non si ha l’ispirazione giusta. Oltre a cercare di trasformare la stesura di nuovi contenuti in una routine è il caso di diversificare producendo per esempio video su YouTube per dare ai neuroni qualcosa di diverso su cui concentrarsi.

Ma, e questa è la domanda che qualcuno ha inviato agli esperti di Google, se per qualunque motivo il contenuto che si trova sotto forma di video YouTube viene poi riproposto come testo scattano le famose penalizzazioni per i contenuti duplicati? Si rischia quindi la cannibalizzazione?

Vediamo quale è stata la risposta di Martin Splitt, che ha partecipato all’episodio di Google SEO Office hours di agosto insieme a John Mueller.

Da YouTube a testo e viceversa, come ti valuta Google

Riprendendo la situazione ipotetica della nostra introduzione, se costruisci un video per YouTube è chiaro che impieghi tempo ed energia nella costruzione di qualcosa che funzioni e che raggiunga il suo pubblico e il tuo scopo.

Lo stesso succede se invece costruisci un contenuto testuale per il tuo sito. Questo significa che devi calcolare del tempo sia per gestire quello che riguarda la produzione dei contenuti testuali sia per la produzione dei contenuti video.

google risponde sui contenuti duplicati
La domanda posta agli esperti di Google (foto YT Google Search Central) -. sos-wp.it

A volte, proprio per questo motivo, potresti essere tentato di fare in modo che uno stesso contenuto funzioni su più piattaforme e in modalità diverse. Ma quando decidi di attuare questa forma di riciclo creativo si attua o no la penalizzazione da parte di Google?

Il motore di ricerca percepisce come contenuto duplicato quello che c’è sul video pubblicato su YouTube e quello che potresti aver trasformato in un post sul tuo blog? La risposta arriva direttamente da Splitt che chiarisce in poche battute che non c’è nessuna forma di cannibalizzazione perché un contenuto è un video e l’altro contenuto è un post sul tuo blog, quindi è un testo.

In questo caso la competizione tra i due contenuti non si crea e, continua il ragionamento di Splitt, non si crea neanche se lavori in senso inverso ovvero se decidi di riproporre qualche post sul tuo blog sotto forma di video YouTube.

Costruire solo video, magari solo variandone la lunghezza per adattarsi al pubblico che si trova sulle varie piattaforme, è una nuova tendenza che aiuta a trovare la propria voce e il proprio spazio. Ma non tutti, neanche nell’epoca in cui viviamo adesso, amano consumare contenuti solo sotto forma di video. C’è chi apprezza invece poter leggere ed esaminare un testo al proprio ritmo.

Anche perché, se prendiamo per esempio i contenuti che aiutano a capire come funzionano le cose oppure i tutorial, a volte è comodo avere un video altre volte è più facile avere un testo in cui si può effettuare una ricerca per parole chiave.

Ultimo punto da tenere in considerazione, e che viene sottolineato di nuovo da Splitt, è il fatto che varie forme di contenuto possono raggiungere anche fette di pubblico appartenenti alle categorie gli utenti con disabilità.

Le persone ipovedenti con un video YouTube a disposizione, in cui il testo viene raccontato, possono sperimentare quel contenuto dalla viva voce del suo creatore mentre chi ha problemi all’udito può trovare più facile leggere un testo anziché cercare a tutti i costi di seguire i sottotitoli.

La questione dei contenuti duplicati è tornata più volte nel corso degli ultimi anni, probabilmente perché c’è un piccolo fraintendimento su quella che è la politica riguardo la penalizzazione dei contenuti duplicati. A tal proposito riproponiamo un vecchio post che si trova sul blog di Google Search Central: risale addirittura al 2008 e Susan Moskwa, master trend analyst, prova a chiarire quando scattano le penalizzazioni.

Il grande mito del contenuto doppione penalizzante

Sono passati 15 anni e stiamo ancora a domandarci come funzionano le penalizzazioni per i contenuti pubblicati sui siti. Eppure, a guardare la risposta scritta da Moskwa nel 2008 sembrerebbe abbastanza facile capire cosa sono i contenuti duplicati e l’eventuale penalizzazione da parte di Google. Non esiste, si legge in apertura, una penalizzazione per i contenuti pubblicati.

O meglio, prosegue il ragionamento di Moskwa, non esiste nel modo in cui tanti si sono negli anni convinti che si attivi. Per esempio esiste se un sito copia i contenuti di un altro sito: se per esempio un blog di notizie anziché proporre ai propri contenuti fa copia e incolla da un altro blog di notizie abbiamo contenuto duplicato e quindi i bot si comportano di conseguenza, cercando di non premiare il copione.

Il principio è sempre quello del cercare di dare del valore a quello che si pubblica online. C’è poi quello di cui altri si preoccupano, ovvero del fatto che si possano avere diverse URL sullo stesso dominio che in realtà nonostante sembrino portare a pagine diverse riconducono allo stesso contenuto.

Anche in questo caso non c’è nessuna penalizzazione da parte di Google ma ovviamente ci possono essere dei problemi nelle performance del sito. Il caso in cui si genera una qualche azione da parte di Google è se “è chiaro che l’intento del contenuto duplicato è quello di essere ingannevole e manipolatorio dei risultati delle ricerche”.

Di nuovo, quindi, qualunque tipologia di problema si genera solo se c’è l’intento di manipolare i risultati di una ricerca. Se pubblichi un video YouTube e il tuo sito web ripropone poi il contenuto del video YouTube sotto forma di testo non stai duplicando il contenuto ma lo stai riproponendo in una forma diversa che anzi non può fare che bene.

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